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Serbia-Svizzera, uno spareggio per gli ottavi

Mondiali

Fabio Barcellona

Serbia e Svizzera arrivano da due risultati positivi, ma non possono sbagliare per non complicare il cammino verso gli ottavi. A decidere la partita potrebbe essere lo scontro tra il talento dei trequartisti serbi e l'organizzazione della Nazionale elvetica

SERBIA-SVIZZERA: LA DIRETTA LIVE

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La fase a gironi dei Mondiali non lascia un attimo di respiro alle squadre impegnate nella ricerca della qualificazione agli ottavi. Serbia e Svizzera vengono da due risultati estremamente positivi, in uno dei gruppi più equilibrati del torneo. La Serbia ha battuto il Costa Rica grazie alla splendida punizione di Aleksandar Kolarov, mentre la Svizzera è riuscita a pareggiare contro il Brasile dopo che il primo, travolgente, quarto d’ora dei verdeoro e il gol di Coutinho sembravano avere tolto ogni speranza alla formazione di Petkovic.

Nonostante l’ottimo risultato all’esordio, però, nessuna delle due squadre può permettersi di dormire sugli allori: una sconfitta, per gli svizzeri, potrebbe significare una virtuale eliminazione già dopo due partite, mentre per i serbi vorrebbe dire giocarsi ogni chance di qualificazione all’ultimo turno, contro il Brasile.

Il 4-2-3-1 della Serbia…

La Serbia ha esonerato subito dopo il vittorioso girone eliminatorio il CT Slavoljub Muslim - che aveva portato la Nazionale balcanica alla fase finale dei Mondiali - reo di trascurare il talento di Milinkovic-Savic e, così facendo, di aprire le porte a un’eventuale convocazione del centrocampista della Lazio da parte del Montenegro. Il suo sostituto, l’ex assistente Mladen Krstajic, ha immediatamente variato il modulo di gioco, passando dal 3-4-2-1 al 4-2-3-1 e, ovviamente, ha chiamato Milinkovic-Savic nella Nazionale serba.

È stato quindi necessario trovare una posizione per il giocatore della Lazio, abituato a giocare nel club da mezzala sinistra, con ampia libertà di movimenti in verticale per il campo. In amichevole Krstajic ha sperimentato Milinkovic-Savic al fianco di Nemanja Matic nella coppia di interni, ma, per la partita d’esordio al Mondiale, ha schierato il suo gioiello come vertice avanzato del triangolo di centrocampo, alle spalle del centravanti Mitrovic. In effetti la scelta più semplice e, in fin dei conti, più logica, all’interno di una Nazionale che presenta un impianto di gioco piuttosto scolastico e prudente e che avrebbe dovuto rivoluzionare meccanismi e mentalità, per inserire in maniera equilibrata un interno propenso a muoversi verticalmente come Milinkovic-Savic.

Il laziale non ha tradito le attese e ha dato ragione, con la qualità della sua prestazione, alla scelta di Krstajic. È stato, insieme a Ljajic, il giocatore della squadra che ha effettuato più dribbling (3), ha mandato per ben 3 volte al tiro i compagni, ha vinto 4 duelli aerei e calciato 2 volte in porta, impreziosendo la sua prestazione con giocate tecniche raffinatissime. Per la linea mediana il tecnico serbo si è affidato alla diga Matic-Milivojevic, che ha garantito protezione alla linea difensiva e una discreta circolazione del pallone. In particolare, l’interno del Crystal Palace è stato il giocatore che ha giocato più passaggi (58) e recuperato più palloni (5). L’avanzamento di Milinkovic-Savic alle spalle di Mitrovic ha costretto Krstajic a scegliere tra Tadic, Kostic e Ljajic per i ruoli di esterno offensivo: l’escluso è stato Kostic, con Tadic e Ljajic schierati a piede invertito sulle due fasce.

Il gioco d’attacco della Serbia, come previsto, rimane abbastanza essenziale. La pericolosità della squadra è sostanzialmente affidata, in assenza di meccanismi offensivi particolarmente evoluti, alle qualità individuali dei tanti talenti a disposizione, in particolare nella trequarti offensiva. La circolazione del pallone ha l’obiettivo di portare l’azione nella zona di rifinitura e il possesso tra i piedi di Tadic, Ljajic e Milinkovic-Savic, supportati da Aleksandar Mitrovic, centravanti del Fulham neopromosso in Premier League, abile nell’impegnare i centrali avversari ma meno brillante in fase di finalizzazione. Non sempre però la qualità della manovra consente alla Serbia di raggiungere agevolmente il suo scopo, e l’avanzamento per il campo ristagna in una circolazione orizzontale che si risolve in un lancio lungo verso gli attaccanti.

La mappa dei passaggi della Serbia contro Costa Rica

La pass-map della Serbia contro il Costa Rica. Le connessioni tra i reparti di difesa e centrocampo e i quattro giocatori offensivi sono sottili. Si evidenzia invece un’elevata circolazione orizzontale del pallone.

Oltre al talento dei propri giocatori offensivi, l’altra arma offensiva dei serbi è la capacità di sfruttare i calci piazzati, un’arma che in questo Mondiale si sta rivelando di estrema importanza. La Serbia può mettere in campo il piede di Kolarov, già decisivo contro il Costa Rica, ma anche le enormi capacità aeree di quasi tutti i giocatori a disposizione. Si tenga conto, a tal proposito, che l’altezza media della formazione iniziale all’esordio al Mondiale è stata di 188 cm, con eccellenze nel gioco aereo come Ivanovic e lo stesso Milinkovic-Savic.

In fase di non possesso la Serbia, come buona parte delle squadra di questo Mondiale, punta su un’attenta copertura degli spazi e preferisce riordinarsi e schierare le sue due linee da 4 uomini strette e vicine, invece di andare alla ricerca di una riconquista aggressiva del pallone che potrebbe, in caso di fallimento, destabilizzare lo schieramento difensivo. Fondamentale per il CT Krstajic è il lavoro di protezione di Matic e Milivojevic, abili a schermare i due centrali. All’esordio l’allenatore serbo ha scelto come partner di Tosic il ventenne della Fiorentina Nikola Milenkovic, che ha risposto con una prestazione convincente. Tuttavia, proprio la zona dei centrali difensivi è potenzialmente la meno sicura per i serbi, e andrà meglio testata contro attacchi più incisivi di quello del Costa Rica.

… e quello della Svizzera

Anche la Svizzera gioca con un 4-2-3-1, ma rispetto a quelli della Serbia i meccanismi di gioco della squadra di Petkovic sono più oliati dalla profonda conoscenza reciproca del nucleo storico di calciatori e dalla continuità tecnica assicurata dal tecnico rispetto al lavoro del suo predecessore Ottmar Hitzfeld.

Il 4-2-3-1 rossocrociato ha fornito un’ottima prova contro il Brasile, dopo avere sofferto oltre misura il talento degli avversari fino al gol di Coutinho. Proprio la reazione al gol subito restituisce l’immagine più fedele della qualità dell’organizzazione della squadra di Petkovic. Se il piano gara iniziale prevedeva un atteggiamento prudente, con una difesa dal baricentro basso e rapide ripartenze per spaventare il Brasile, il gol subito ha presto costretto la Svizzera a cambiare il proprio progetto tattico e ha mostrato come gli elvetici siano in grado di giocare su diversi registri in maniera sempre appropriata.

Nel periodo compreso tra il gol del vantaggio del Brasile e quello di Zuber, la Svizzera ha tenuto il possesso per il 56% del tempo, ribaltando la percentuale avuta prima e dopo questa frazione di match, ha alzato la linea del pressing e, con i limiti imposti da un talento offensivo non trascendentale, ha messo sotto pressione la difesa brasiliana fino a ottenere il pareggio.

La fase offensiva è costruita in maniera non troppo complessa, ma giocata con intensità e prevede un ampio uso delle catene laterali del 4-2-3-1 e, in zona centrale, i movimenti a rimorchio del trequartista Dzemaili sulla palle giocate sul centravanti Seferovic. Il meglio la Svizzera lo ha comunque espresso nella difesa del pareggio, con il lavoro infaticabile dei due interni, Behrami e Xhaka, abili a coprire grosse porzioni di campo in orizzontale, a lavorare in pressione sui diretti avversari e a raddoppiare le marcature, senza soluzione di continuità, a supporto dei terzini e dei centrali. Contro il Brasile gli elvetici hanno tentato per ben 40 volte il tackle, uscendo vittoriosi dal contrasto per 24 volte. A primeggiare la classifica ovviamente Behrami, vincitore di 5 dei 6 tackle tentati.

La mappa dei passaggi della Svizzera contro il Brasile

La pass-map della Svizzera contro il Brasile evidenzia il lavoro dei due interni nella costruzione bassa, mentre i terzini si alzano per attaccare in coppia con gli esterni.

Organizzazione vs talento

In maniera forse un po’ troppo manichea la sfida tra Svizzera e Serbia può essere definita come quella tra l’organizzazione della squadra di Petkovic e il talento di quella di Krstajic. I moduli di gioco sono identici e abbastanza simili sono vari tratti dell’interpretazione. Entrambe le squadre giocano con due interni molto abili in fase di interdizione e focalizzati sul mantenimento dell’equilibrio complessivo in fase offensiva. Sia Svizzera che Serbia affidano buona parte delle fortune in attacco all’abilità degli esterni e ai movimenti attorno alla punta e in inserimento del trequartista, mentre il centravanti ha la funzione principale di impegnare i centrali avversari.

A fare la differenza tra le due Nazionali è il livello di organizzazione del sistema, molto più elevato per i rossocrociati e la maggiore quantità di talento, specie nel reparto offensivo, dei balcanici. Il lavoro in raddoppio di Behrami e Xhaka potrà essere molto utile a contenere gli attacchi dall’esterno della Serbia, ma rimane per la Svizzera il problema della gestione di Milinkovic-Savic, specie arrivando da dietro nel cuore dell’area. Dall’altro lato del campo, la difesa serba dovrà essere in grado di tenere alta la concentrazione, specie nei suoi due centrali, per tutta la durata della partita, contro avversari sempre intensi e pronti ad approfittare di eventuali errori altrui.

Per entrambe le squadre è fondamentale non perdere, ma sarebbe davvero utile vincere. Un pareggio obbligherebbe la squadra di Krstajic a un risultato positivo nella difficile partita dell’ultimo turno contro il Brasile, mentre la Svizzera sarebbe costretta a vincere contro il Costa Rica e, contemporaneamente, a prestare attenzione al risultato del match tra la Serbia e i sudamericani. Le premesse sono quelle di un match interessante e particolarmente intenso.