San Marino 20 anni dopo: una 'Selva' di emozioni

28 aprile 2004-5 settembre 2024. La prima e la seconda vittoria della nazionale di calcio di San Marino. Nel mezzo venti lunghi anni, 140 partite e oltre 12.600 minuti giocati. Di fronte sempre il Liechtenstein, ‘vittima’ prediletta di San Marino. 1-0 e 1-0, gol di Andy Selva e Nicko Sensoli. Il secondo ha 19 anni ed è solo all’inizio della sua carriera. Il primo, invece, ha smesso di giocare da qualche anno ma con 8 gol è ancora il capocannoniere della nazionale sammarinese. E proprio Selva ha raccontato - tra ricordi, aneddoti e qualche critica costruttiva - cosa è successo tra il 28 aprile 2004 e il 5 settembre 2024 a San Marino. Partiamo proprio dal 28 aprile 2004, che ricordi hai del tuo gol su punizione e di quella prima storica vittoria? “Quel gol me lo ricordo ancora, è stato veramente bello. Abbiamo giocato una grandissima partita, seppur difensiva. A quei tempi venivamo da tantissime difficoltà ma abbiamo giocato con cuore e sacrificio. È stata una delle nostre migliori prestazioni, che poi è culminata in una vittoria importante e storica. Più che storica… è durata vent'anni! Adesso speriamo che passi meno tempo per vederne un'altra”. Dalle tue parole si percepisce la forte emozione che provi ancora a ricordare quei momenti. Cosa ha significato per te giocare tante partite per la tua nazionale ed esserne anche il capitano? “È motivo di grande orgoglio. Non tutti i calciatori, pur forti che siano, possono raggiungere traguardi come giocare per la propria nazionale. Rappresentare il proprio Stato è il massimo orgoglio che un calciatore può avere e poi farlo da capitano… Per quanto mi riguarda, non importa che San Marino sia l’ultima nazione del ranking, è sempre un onore giocare per la propria nazione”. Giocare per il San Marino significa però dover imparare a convivere spesso con la sconfitta. Come ci si prepara a tutto questo e quanto è difficile? “Beh, non è semplice e a volte è anche deleterio. Possono subentrare dei meccanismi nella testa che ti fanno partire già sconfitto, soprattutto quando vai a giocare contro grandi nazionali. Lì devi essere bravo nella gestione e formazione del ragazzo. Bisogna insegnare a non accettare mai la sconfitta. In passato ci sono stati tanti giocatori che partivano già sconfitti prima di iniziare la gara solo perché si giocava contro l'Italia o l'Olanda o l'Inghilterra e così via... È importante avere un carattere forte per non accontentarsi di essere già lì. Bisogna scendere in campo e giocare sempre al massimo delle proprie potenzialità”. Tra i tanti campioni che hai affrontato c’è qualcuno che vi ha elogiato per questa vostra mentalità o che vi ha aiutato a non mollare? “Ce ne sono tanti ma in particolare mi ricordo un episodio con Ibrahimovic. Un nostro compagno gli disse 'Guarda noi siamo scarsi...' e Ibra gli ha risposto 'Voi siete giocatori della Nazionale, non siete scarsi, pensate a giocare e basta'. Nei suoi modi, un po' bruschi, ci ha incoraggiato. E aveva ragione. Anche se sei l'ultimo del ranking tu rappresenti il tuo Paese e devi dare sempre il massimo”. Tra le grandi nazionali che hai citato c’è anche l’Italia. Le partite contro gli Azzurri erano più particolari? “Senza dubbio. L’Italia è la nazionale per cui San Marino fa il tifo quando ci sono gli Europei o i Mondiali e quindi c'è una certa amicizia, tra virgolette. Come si dice sempre, quando inizia la partita gli amici non esistono... però ecco, c'era sicuramente un'atmosfera diversa, era un po’ come giocare tra cugini. Comunque mi fa piacere ricordare che anche contro l’Italia, una delle nazionali più forti del mondo, abbiamo sempre fatto prestazioni accettabili e positive”. Ci tieni molto a sottolineare il vostro impegno e le vostre prestazioni. Vorrei sapere quindi, a parte quello storico gol e quella vittoria, qual è il ricordo più bello che hai della tua esperienza in nazionale? “Non ho un ricordo in particolare che preferisco rispetto al resto. Sono legato a tutto il mio percorso in nazionale. E una cosa che mi fa molto piacere è che ancora oggi in tanti ricordano quello che ho fatto. Penso a tutti i miei ex compagni, che spesso mi riportano alla memoria tutte le cose fatte. La cosa più bella è ricordare insieme quello che abbiamo fatto. Ripenso con piacere anche ai complimenti ricevuti da alcuni grandi campioni”. Ad esempio? “Ce ne erano veramente tanti… Damien Duff dell’Irlanda, Raul, che non ha certo bisogno di presentazioni… Mi ricordo che una volta un giovane difensore del Belgio mi fece i complimenti e poi è stato lui a fare una grandissima carriera. Era Vincent Kompany… anche per lui non serve che dica chi sia o cosa abbia vinto. Però per me è motivo d’orgoglio che Kompany da giovane si sia complimentato con me. Sono orgoglioso di tutto quello che ho fatto. Sono consapevole che potevo fare di più, però mi tengo stretto quello che sono riuscito a fare”. Facciamo un salto in avanti nel tempo, di cosa ti occupi ora? “Sono coordinatore di una società giovanile, ma che non fa parte della federazione sammarinese”. Ci spieghi come funziona il calcio giovanile a San Marino? “Dall'età di 7 a 12 anni i bambini sono gestiti per poli calcistici. Tutte le varie società si uniscono a un polo, in base a dove sono collocati, e fanno l'attività di base. Terminata l'attività di base, quindi dai 12 anni in poi, i ragazzi entrano tutti quanti nella federazione, che li gestisce facendo due campionati: chi è più pronto gioca i regionali, mentre chi è un po’ più indietro fa i provinciali”. Per far crescere i propri giovani la federazione ha creato anche una nuova squadra, la San Marino Academy Under 22. Che progetto è? “Sì, hanno fatto questa squadra per provare a recuperare un po' di giovani. Negli ultimi tempi in molti smettevano presto di giocare e si è quindi pensato di avviare questo nuovo progetto per tentare di farli continuare e monitorarli maggiormente”. Con appena 33 mila abitanti non deve essere facile trovare giovani di talento: “Sì, effettivamente non sono tanti. Però credo che alcune scelte politiche della federazione abbiano fatto sì che fossero ancora meno. Tanti giovani sammarinesi hanno preferito smettere, che è una cosa anche fisiologica, però ecco… sono state fatte scelte un pochino impopolari. Oggi si sta provando a recuperare”. Quando parli di scelte impopolari a cosa ti riferisci? “Non tutti i ragazzi sono pronti per giocare a livello provinciale o regionale e questo fa sì che in tanti abbandonino presto. E questo è già un fattore importante. Un'altra scelta impopolare è quella di non aver inserito nei consigli federali neanche un rappresentante degli atleti che possa consigliare e dare il proprio punto di vista. Chi ha giocato e fatto calcio potrebbe dare un contributo prezioso anche nello sviluppo dei giovani”. E invece a livello di infrastrutture come è la situazione a San Marino? “Secondo me non particolarmente positiva. Ci sono tantissime squadre, campionati, categorie e però è inconcepibile che non ci si possa allenare su un campo a undici. Tutti si allenano a metà campo e purtroppo per far calcio ci vogliono le strutture. Se non hai le strutture, hai le mani legate”. Quello che non manca, invece, è il tifo: “Senza dubbio. Dopo l’ultima vittoria c’è stato grandissimo entusiasmo e una grande festa. Anche se una volta i tifosi erano molti di più, anche perché con Giorgio Crescentini, il vecchio Presidente, erano molto legati. Oggi forse c’è un pochino meno legame tra i tifosi e la nazionale. Poi sui social c’è tanto entusiasmo e affetto, ma per lo più non sono sammarinesi”. Credi che Nations League possa essere uno strumento utile alla crescita del movimento calcistico di San Marino? “Sotto l'aspetto formativo sì. San Marino potrebbe riuscire a fare più punti e, perché no, anche a qualificarsi alla fase successiva della Nations League. E questo sicuramente aiuta. In generale un giocatore di oggi può sicuramente fare più esperienza rispetto a un giocatore di 20 anni fa. Quando giocavo io le partite obbligatorie erano 5, ora invece sono 10. Quindi un calciatore che gioca in Nazionale non fa più 50,60,70 presenze, ma comincia già a farne 140 e quindi a livello internazionale matura molta più esperienza. È un qualcosa che potrebbe ripercuotersi in termini positivi su tutto il movimento”. Negli anni ’80 sono arrivati in Serie A due sammarinesi, il mediano Massimo Bonini e l’attaccante Marco Macina; mentre in Serie B hanno giocato 11 giocatori di San Marino, tra cui anche te. Pensi che un giorno potremo tornare a vedere un talento di San Marino nel grande calcio? “Me lo auguro assolutamente. Abbiamo tanti giocatori talentuosi, ma non è facile emergere per tutti i motivi che ho spiegato. Ma spero di vedere presto un sammarinese in un grande campionato”. Hai già un nome su cui punteresti? “Sì, ma non voglio dirlo per non mettergli pressioni. Credo sia sempre meglio lasciar tranquilli i giovani e fargli percorrere la propria strada nel miglior modo possibile. È chiaro che ci sono dei giocatori che hanno talento e gli auguro che presto possano raggiungere i migliori risultati possibili”. Guardando al futuro, secondo te su cosa San Marino dovrebbe concentrarsi per migliorare il livello del suo calcio? Cosa servirebbe per fare un salto di qualità? “Sicuramente inserire gli atleti dentro la federazione, che forse è rimasta l'unica al mondo a non averli. Chi ha fatto calcio è giusto che dica la sua e che venga ascoltato. Non dico che debbano avere ruoli ‘politici’ ma credo sia giusto siano coinvolti nelle discussioni e nelle decisioni. Chi ha giocato sa meglio di chiunque altro cosa serve a un giovane per crescere ed emergere”.