Pisilli, il ragazzo di Roma che si è costruito da solo e ha conquistato la Nazionale

La forza della normalità, che non è mai del tutto un male. Anzi. Soprattutto se sei giovanissimo, hai già gli occhi addosso è c’è già chi ti chiama ‘Capitano’. Che parola, questa, a Roma. Da brividi, se sei tifoso della Roma, giochi nella Roma e la Roma ha cominciato a darti fiducia. L’ha fatto peraltro non proprio uno qualsiasi: De Rossi su Niccolò Pisilli ha puntato da questa estate, e ora che il testimone è passato a Juric le cose non sembrano essere cambiate. Se possibile, a dirla tutta, la considerazione è cresciuta al punto tale da convincere anche Luciano Spalletti, che lo ha chiamato per gli impegni di Nations League di ottobre. Un sogno che sta sempre più prendendo corpo e forma, un sogno costruito tutto negli anni, con lavoro, orgoglio e mai un eccesso. Costruito, come detto. Termine non casuale, perché sulla ‘costruzione’ di se stesso, Niccolò ha lavorato molto. Quando era nelle giovanili della Roma, la criticità più grande era quella del fisico. “Troppo magro”, gli dicevano. E lui sapeva che avevano ragione, soprattutto per giocare li in mezzo al campo, ruolo nel quale si è da sempre sentito più a suo agio. E allora Niccolò si è messo sotto col lavoro: dietologi, nutrizionisti, allenamenti mirati. Doveva mettere massa, che per il suo fisico non era una cosa semplicissima. “Questione di costanza”, gli ripetevano e lui stesso se lo ricordava. E ci è riuscito. E rispetto alla Primavera, con la quale vince una Coppa Italia e una Supercoppa italiana, il cambiamento si vede. Parliamo di un ragazzo di 181 centimetri, con un profilo tendenzialmente brevilineo ma che non mette da parte il fisico quando serve. I dati Soccerment rilevano infatti una frequenza di 22 duelli in partita, con una percentuale di successo del 41%. Un’abilità da migliorare, soprattutto se confrontata ai successi nei cross , nei dribbling , ma soprattutto nei passaggi: su 124 passaggi pericolosi tentati, gliene sono riusciti l’87,9%. Della serie: molta tecnica e idea di gioco. Ora c’è da perfezionare questo aspetto. E lo sta facendo. Il fisico, si scriveva, ma anche la mentalità. L’altra parola, oltre a ‘costruito’ è ‘costanza’. Si dedica agli allenamenti e allo studio con grande passione. E i suoi genitori lo accompagnano in questo percorso molto ambizioso: la mamma e il papà lo sostengono senza pressioni, ma con una mentalità che lo sta aiutando ad alzare sempre più il livello. La passione per la Roma è di derivazione materna e per diventare giallorosso ha dovuto affrontare tre provini mettendoci tutto sé stesso e sapendo aspettare il momento giusto. Che da quando è arrivato, lo ha a poco a poco premiato fino ad arrivare alla prima squadra. In ritiro era spesso insieme a Bove, uno dei suoi migliori amici, e con lui ha condiviso l’emozione di vivere il suo primo calciomercato estivo. Lo hanno cercato gli austriaci del Lask , ma ha avuto anche diverse richieste dalla Serie B e la bassa Serie A. Nemmeno lui si aspettava di iniziare così questa stagione, e il confronto con De Rossi è stato decisivo: “Resta, mi servi qui”, gli ha detto il suo vecchio allenatore. Con quello nuovo è arrivata la gioia del primo gol in Serie A, contro l’Udinese. Ora, la chiamata di Spalletti. Altri sogni? Forse non tanto un ‘sogno’, ma una speranza. O un’ambizione. Vi ricordate quello che si diceva prima, che da qualche mese viene chiamato ‘Capitano’? Non sono i compagni a farlo, ovviamente. Ma gli amici e chi gli sta vicino. E non è per farlo volare alto, ma quasi per stimolarlo con il sorriso, visto il carattere sempre posato che lo contraddistingue e che potrebbe renderlo un potenziale leader, con o senza fascia. Ma la fascia, lui, da piccolo la portava. E il suo primo post su Instagram lo conferma, quasi come un piccolo poster messo nella sua camera virtuale. Per ricordare da dove è partito. E dove, forse, può arrivare.