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Il 'Massimo' della Premier: il Manchester United

Premier League

Massimo Marianella

©Getty

Massimo Marianella ci racconta perché quando si parla di Manchester United tutto è grande: il Teatro dei Sogni, i suoi campioni, le sue tragedie, la sua leggenda nel mondo. Buon viaggio...

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Prendete il tramlink dal centro della città direzione Altrincham. Per quante aspettative avrete, nel cuore e nella mente, la prima volta di quel tragitto di 15 minuti, alla fine sarete comunque sorpresi. Il viaggio all’Old Trafford fa sognare, ma l’arrivo ancora di più. Il profilo che si comincia a scorgere alla destra dei vagoni arrivando e ancor meglio, una volta scesi, superando lo stadio di cricket ristrutturato di recente, dà la prima sensazione di grandezza.

Old Trafford visto dall'alto - ©Getty
Dal sito del Man Utd la cartina per arrivare allo stadio

Il teatro dei sogni

Le statue, le tribune dedicate a chi ha contribuito a quel mito, trasformano quell’impressione in realtà. La maestosità dell’Old Trafford è il monumento più adatto per contenere così tanta storia: quella umana e sportiva del Manchester United! Uno dei club più grandi del mondo, quello che ha vinto di più nella storia del calcio inglese. Per quanti gol ha segnato, per quanti titoli ha vinto compreso il Mondiale del ’66 e per quanto abbia lasciato umanamente anche dopo la fine della sua carriera, Sir Bobby Charlton ha fatto ancora meglio regalandoci un’immagine disegnata da un termine che verrà tramandata per sempre. E’ sua la definizione di Theather of Dreams per l’Old Trafford. Dice tutto. Fa vedere le vittorie, le grandi rivalità sportive, il percorso dei Red Devils slalomeggiando tra lacrime e trofei, ma rappresenta anche il sogno. Il grande palcoscenico e il punto d’arrivo.

East Stand, a sinistra le statue di Bobby Charlton, Dennis Law e Geroge Best; sullo sfondo quella di Matt Busby - ©Getty

SirMatt Busby & Sir Alex Ferguson

Una delle più terribili tragedie aeree che ha coinvolto lo sport ha cancellato nel 1958 una straordinaria generazione di campioni del Man Utd che avrebbero probabilmente vinto tanto, ma è anche quella che ha evidenziato il carattere, la capacità di risorgere dello United. Una società che due carismatiche leggende scozzesi della panchina hanno guidato in epoche diverse sul trono d’Europa aggrappandosi al potere economico tanto quanto al settore giovanile. Un equilibrio che ha esaltato i tifosi e ha permesso loro di celebrare trionfi quanto di specchiarsi in un’immagine nella quale si sono rivisti piacevolmente Quella di un club con una identità e una tradizione. Due baronetti della corona si sono guadagnati il titolo di Sir sulla panchina dello United sfruttandone ed arricchendone la grandezza.

5 febbraio 1958, l’ultima foto dello United (in campo contro la Stella Rossa a Belgrado) prima del disastro aereo di Monaco - ©Getty

I Busby’s Babies prima e The Class of 92 poi resteranno sempre l’essenza del club. Chiaro, lo United ha vinto prima e dopo con campioni arrivati staccando fior di assegni da Ronaldo a Robson, da Rooney a Law, da Veron a Rio Ferdinand, ma saranno sempre Giggs, Scholes, Beckham, Neville, Charlton, Best quelli che rappresentano la storia del club. Per capire il Manchester United bisogna entrare in questa mentalità.

"The Class of 1992". Da sinistra: Sir Alex Ferguson, Ryan Giggs, Nicky Butt, David Beckham, Gary Neville, Phil Neville e Paul Scholes - ©Getty

La mentalità

Vincere, “odiare” il Liverpool più del City e credere nello stemma del club e in quel colore rosso che hanno adottato in onore della rosa del Lancashire. Quello stesso spirito che ha portato anche a qualche forzatura, l’odio della tifoseria per la proprietà straniera quella dei Glazers e il conseguente richiamo ai colori gialloverdi del Newton Heath, la squadra da cui si è generato il Manchester United nel 1902.Tifosi delle squadre di tutto il Mondo sognano che un miliardario di qualsiasi angolo del pianeta acquisti la loro squadra per aumentarne il potere economico. Quelli dello United se ne vergognano e per diverso tempo hanno lanciato vernice rossa sulle loro macchine per “comunicare” il simbolo della storia del club.

Diavolo & genio

Una storia unica con quattro Palloni d’Oro, 66 trofei in bacheca, giocatori leggendari e allenatori mitologici. Sir Alex Ferguson, il più grande di tutti, sentiva il suo ruolo di custode di questa storia e voleva fortemente vincere più Coppe Campioni possibili per collocare il club dove meritava nel ranking Europeo. Ha perso 2 finali, ma ha centrato l’obbiettivo facendo vedere al mondo il volto bello e talentuoso di quel Diavolo che, ben identificato negli anni da personalità come Best e Cantona, ha preso le sembianze di capricciosa genialità. Quel diavolo che hanno sul petto e che rappresenta il contrasto giusto con la dolcezza del Teatro dei Sogni per un mix perfetto tra il diabolico e il leggendario.

Le spille di George Best ed Eric Cantona sul cappello di un tifoso United - ©Getty