Liverpool, come Arne Slot ha già cambiato i Reds

Ad Anfield cominciano ad avere il piacevole sospetto che Arne Slot fosse l’uomo giusto. L’ideale, forse, per raccogliere un’eredità così pesante. Quella dell’uomo che ha ricostruito il Liverpool: Jurgen Klopp. A Slot ‘Kloppo’ ha lasciato una squadra di livello indiscutibile, ma con qualche inquietudine legata a molti uomini-chiave: Alisson, Van Dijk e Salah sono tutti ‘over 30’ e gli ultimi due sono pure in scadenza di contratto. Un quadro rimasto intatto dopo una sessione di mercato estiva conclusa addirittura in attivo con l’acquisto - quasi a prezzo di saldo - del solo Chiesa a fronte delle cessioni di Fabio Carvalho e Van den Berg al Brentford e di Bobby Clark al Salisburgo di Pepijn Lijnders, ex assistente di Klopp ai Reds. Il vero investimento, dunque, è stato fatto sulle idee e sui metodi di Arne Slot. E i risultati sono arrivati subito. In senso stretto. 3 vittorie, 7 gol segnati, nessuno subìto : i Reds sono i soli a punteggio pieno insieme al Manchester City. Ma c’è di più: lo ‘Slot-ball’ esiste già. Il sistema di gioco, al netto di una certa fluidità, è passato dal classico 4-3-3 dell’era klopp al 4-2-3-1. Per giocare davanti alla difesa insieme a MacAllister il prescelto era Zubimendi. Il basco, però, malgrado le ripetute offerte arrivate da Anfield è rimasto alla Real Sociedad. Slot, allora, si è adattato: la chiave è stata abbassare Gravenberch al fianco di MacAllister e alzare nella posizione di n.10 Szoboszlai. Proprio Gravenberch è la vera notizia di questo inizio. Nonché il giocatore maggiormente migliorato rispetto alla scorsa stagione. Anche grazie ad un lavoro individuale fatto su di lui da Heitinga, oggi nello staff di Slot, che lo conosce da quando lavorava con i giovani dell’Ajax. Gravenberch vince tanti duelli usando il fisico, sa giocare la palla con l’uomo addosso e sa verticalizzare. Ha tutto per essere il sodale perfetto di MacAllister, riportato forse nella posizione che più lo esalta e luccicante nello 0-3 in casa dello United. Il Liverpool ora gioca con un doppio play-maker davanti alla difesa. Ma è soprattutto la filosofia a essere diversa. Se prima l’ossessione era il ritmo ora è il possesso. Slot vuole avere sempre davanti alla difesa almeno due giocatori in grado di giocare la palla sotto pressione per attrarre gli avversari e creare spazi nell’ultimo terzo di campo per poi esaltare i raid degli esplosivi Salah , Jota e Luis Diaz . E quel “Kill them with passes” urlato da Slot durante un allenamento a Philadelphia in pre-season oggi sembra il manifesto del suo Liverpool. I suoi ragazzi l’hanno preso alla lettera contro il Brentford alla seconda giornata: 92% di passaggi completati: record assoluto da quando esiste questa statistica in PL . Un possesso finalizzato a creare spazi, a sfinire di corse gli avversari, ma anche a facilitare una più ordinata disposizione della squadra in previsione di quando gli avversari recupereranno il pallone . Un Liverpool che non vuole più farsi trovare troppo aperto, disordinato, appena persa palla. E fin qui ci sta riuscendo: i Reds sono i migliori del campionato negli xG a favore , ma anche negli xG concessi . Forse un po’ meno ‘gegen-pressing’, cioè l’immediata riaggressione subito dopo aver perso palla, da sempre marchio di fabbrica di Jurgen Klopp. Ma non meno pressing in senso stretto. Anzi, per Slot è un dogma. Già applicato benissimo dai suoi. Il 4-2-3-1 in fase di possesso per gli avversari, infatti, diventa un vero e proprio 4-2-4 con una linea di quattro uomini che porta una pressione alta e che esalta le doti e le conoscenze dell’ungherese - non a caso scuola Red Bull Lipsia - e la liquidità di Diogo Jota centravanti di lotta e di governo. Anche in questo il messaggio di Slot è chiaro: “voglio un centravanti pronto al sacrificio finché è in campo”. E non è un caso se in quella posizione, anche solo come alternativa a Jota, Nunez debba guardarsi anche dalla concorrenza di Gakpo, preferito a lui come subentrante a Ipswich. Un ritmo meno ossessivo, dunque, in certi momenti della partita. Ma il pressing come bandiera e la verticalizzazione bruciante come punto di forza. E’ anche questo lo ‘Slot-ball’. Basta guardare gli ultimi quattro gol segnati dai Reds : nascono tutti da palla recuperata nella meta campò avversaria grazie ad un pressing sistematico e corale e poi trasformata in gol entro dieci secondi! Qualcosa è cambiato, insomma, ma tante sane abitudini della gestione Klopp restano nel DNA di questa squadra. Nello ‘Slot-ball’ cruciale anche l’ulteriore evoluzione del ruolo e dei compiti di TAA – al secolo Trent Alexander Arnold - vero e proprio terzo play-maker ‘itinerante’ di questa squadra. In prima impostazione TAA è salito spesso affiancandosi a Gravenberch e MacAllister lasciando Konatè-Van Dijk-Robertson bloccati dietro per creare una sorta di 3-3-3-1 . Poi quando il Liverpool va in profondità TAA ha la libertà di prendersi la fascia destra, permettendo a Salah di entrare dentro il campo: l’intesa fra i due nel trovarsi e la libertà di cercare la posizione per entrambi è un ‘must’ ereditato dagli anni di Klopp. Il Liverpool attacca così sfruttando i 5 canali offensivi e può diventare esplosivo sia contro difesa schierata che in campo aperto. Applicazione e libertà. Lo ‘Slot-ball’ ha principi chiari. E fin qui sembra essere netta anche la scelta della formazione titolare. Una sola variazione tra la prima e la seconda giornata con Konatè che ha preso il posto di Quansah, dopo essergli subentrato già dopo l’intervallo ad Ipswich all’esordio. Klopp resterà indimenticabile. Ma Slot potrebbe rivelarsi davvero l’uomo giusto per voltare pagina. L’inizio è promettente.