Unglory Man United: dentro la crisi della squadra di Ten Hag

I tifosi del Manchester United dotati di ironia da qualche tempo si fanno una domanda: Erik Ten Hag è un tifoso del City o, in alternativa, del Liverpool? A giudicare dalle sue mosse di mercato il dubbio ha una sua ragione logica. Solo un assiduo frequentatore della Kop poteva lasciar partire David De Gea, tra i 5 migliori portieri dell’ultimo decennio, per sostituirlo con Andrè Onana, simpatico estremo difensore la cui migliore dote è, appunto, la simpatia. E deve essere stata suggerita da un supporter Citizens la mossa di ignorare Jadon Sancho, trascinatore del Borussia Dortmund alla finale di Champions League, per assicurarsi Antony, il calciatore che dribbla tutti, dalle margherite ai trifogli. Ma non gli avversari. L’idea poi di cedere Scott McTominay, orgoglio di Scozia e fiero interprete dello spirito combattivo del Manchester United, per ingaggiare Manuel Ugarte, uruguagio scattante come una tartaruga pigra, è diventata la pistola fumante del ragionamento: ad Old Trafford sono davvero in mano a una spia nemica. Non soltanto lo United si è progressivamente indebolito, ma per farlo sono state pure svuotate le casse sociali: i tre rinforzi sono costati la bellezza di 200 milioni di sterline. A parte le battute , la gestione del tecnico olandese in queste due stagioni abbondanti è stata, come minimo, singolare. Vero: sono arrivati due trofei, la coppa di Lega al primo anno e l’Fa Cup lo scorso maggio, ma l’impressione è quella di trionfi dettati più dal caso che non da un piano. Lo United nell’ultima stagione è finito ottavo in campionato, uscendo ai gironi della Champions senza nemmeno arrivare in Europa League: quarto, superato da Bayern Monaco, e va bene, ma dietro persino Copenaghen e Galatasaray. Forse il grande Bobby Charlton ha preferito morire prima di assistere a questo scempio. A proposito di Bayern Monaco, pare che i tedeschi stiano festeggiando all’Oktoberfest le cessioni di Matthijs De Ligt, pagato 50 milioni di sterline e quella di Noussair Mazraoui, difensori che in Baviera, a essere generosi, non ritenevano così indispensabili. Hanno, l’olandese e il marocchino, una caratteristica: tutti e due vengono dall’Ajax, curriculum che per Ten Hag pare indispensabile. Ad Amsterdam hanno giocato pure Martinez e il mitico Antony, per cui sono state sborsate 82 milioni di sterline: a Manchester sono convinti che il brasiliano possegga foto compromettenti di Ten Hag. Anche essere transitati per il campionato olandese è ottimo biglietto da visita per Old Trafford e al Feyenoord sono arrivati 15 milioni di sterline per Tyrrell Malacia, laterale sinistro di difesa. Un affarone: per il club di Rotterdam, si intende, visto che dopo una non indimenticabile prima stagione il poveretto da un anno e mezzo è fuori per infortunio. Dall’Ajax era emerso anche Christian Eriksen, ed è bellissimo vederlo in campo dopo il dramma di tre anni fa al Parken durante l’Europeo, ma se si vuole rifondare una squadra non si parte certo dal danese e dal suo coetaneo Casemiro: giocatori meravigliosi, ci mancherebbe, ma che a 32 anni suonati sono fatalmente nella parabola discendente della carriera. Il risultato è una squadra senza idee, gioco, compattezza. Se prendete il Manchester United di Sir Alex Ferguson e lo ribaltate al contrario otterrete quello di Ten Hag: i Red Devils del baronetto scozzese dominavano le partite sin dal calcio d’inizio, quelli dell’olandese cominciano a perderle appena usciti dallo spogliatoio. Undici giocatori che sembrano essersi conosciuti il giorno della partita, in comune solo la maglia rossa e messi insieme come le squadre del torneo dei bar: l’emblema è Rashford, intristito e irriconoscibile rispetto al giocatore di inizio carriera. I risultati parlano da soli e, direbbe Winston Churchill, i fatti sono argomenti testardi. Lo United è stato demolito in casa dal Liverpool e dal Tottenham, bloccato all’esordio in Europa League dal Twente ad Old Trafford, ha una classifica molto più vicina alla zona retrocessione che al vertice. Ma gli aspetti più divertenti della vicenda, per chi ovviamente non è tifoso della parte rossa di Manchester, sono le dichiarazioni di Ten Hag: dopo ogni disastrosa prestazione si dice convinto che la strada sia quella giusta, e lo afferma riuscendo a rimanere serio, come i più grandi attori del teatro dell’assurdo di Samuel Beckett ed Eugene Ionescu. Forse non è solo tifoso del City o del Liverpool. E’ il principe degli umoristi.

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