Continuare, fermarsi o ripartire: cosa c'è nel futuro di Pep Guardiola

Almeno un’ipotesi possiamo scartarla: Pep Guardiola non sarà il Ct dell’Inghilterra. Sulla panchina dei Tre Leoni si siederà Thomas Tuchel, l’uomo che ha battuto Guardiola nella finale di Champions League a Porto nel 2021, in quel Chelsea-Manchester City deciso dal gol di Kai Havertz, in una delle serate in cui Pep fu accusato di ‘overthinking’, cioè di aver pensato troppo a come vincere la battaglia tattica finendo per complicarsi la vita. Fuori le due punte e fuori i due centrocampisti di equilibrio e la coppa se la prese Tuchel. Altri tempi. Ora l’‘overthinking’ lo rischia chi cerca di capire quale sarà il futuro di Guardiola. La situazione è più che mai intricata, coinvolge inevitabilmente il processo intentato dalla Premier League contro il Manchester City e che vede il club controllato dall’Abu Dhabi United Group chiamato a rispondere di 115 capi d’accusa per violazioni di vario genere. Il finale della storia è tutto da scrivere. Guardiola, ospite di Fabio Fazio a ‘Che tempo che fa’ domenica scorsa, non ha mentito: sul suo futuro tutto è possibile e nulla è deciso. Alzi la mano chi nel 2016 si sarebbe immaginato di ritrovare ancora il catalano sulla panchina di Ethiad nove anni dopo. Nemmeno lo stesso Pep probabilmente pensava di rimanere così a lungo in Inghilterra e di entrare così tanto in sintonia con il City e la sua gente. Proprio per la forza di questo legame non possiamo escludere che la storia continui e che Guardiola decida di estendere il contratto con il City - in scadenza a fine stagione - a prescindere dall’esito del processo sportivo. Secondo qualcuno proprio un verdetto negativo potrebbe dare a Guardiola una motivazione per rimanere: dopo aver vinto tutto, con il treble del 2022/2023 e aver scritto la storia del calcio inglese , la prossima sfida potrebbe essere quella di ripartire e ricostruire dopo le macerie di un processo che in caso di condanna sicuramente avrà conseguenze pesanti, con il club costretto a ripartire dalle categorie inferiori del calcio inglese o da una penalizzazione significativa in Premier League. Contro questa opzione gioca l’addio dell’amico Txiki Begiristain, che nella prossima estate lascerà il ruolo di direttore sportivo. Il legame tra i due resta fortissimo e per molti senza Beguristain Pep non resterà a Manchester. Il City ha già trovato il sostituto, il nuovo Ds sarà il portoghese Hugo Viana che avrà dunque il compito non facile di costruire il futuro del club. Difficile possa aspettare fino in primavera quando si conoscerà l’esito del processo. Il City potrebbe decidere comunque di andare a cercare un nuovo allenatore di fronte ai tentennamenti del catalano, ed è quasi automatico l’accostamento Viana-Ruben Amorim, visto che i due stanno lavorando insieme con grandi risultati allo Sporting. In questo scenario l’ipotesi più credibile è quella di immaginare Guardiola fermo, a prendersi un altro anno sabbatico come fece dopo l’addio al Barcellona nel 2012, quando decise di ricaricare le batterie e trasferirsi a New York, prima di accettare la proposta del Bayern Monaco. A favore di questa ipotesi c’è la natura stessa di Pep: un allenatore che si immerge anima e corpo nel suo lavoro. Dopo 9 anni ad alta intensità in Premier League, rifiatare e pensare alla prossima mossa sembra una possibilità più che concreta. Per capire quale sarà la mossa si rischia ancora di cascare nella trappola dell’‘overthinking’: ritorno a Barcellona? Oppure una nazionale, magari da portare fino al mondiale del 2030 che, guarda caso, si giocherà in Spagna oltre che in Portogallo e in Marocco. Continuare, fermarsi o ripartire? The Future is Unwritten, il futuro non è scritto, diceva un grande inglese del mondo del rock, il cantante dei Clash Joe Strummer. Una sola cosa è certa: qualsiasi cosa accadrà, la decisione di Guardiola è destinata a lasciare il segno nel calcio dei prossimi anni.

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