Maresca: "Il calcio, gli scacchi e quella telefonata a Ranieri..."

Complimenti per il premio di allenatore del mese. Non so dove l'hai messo, se già hai trovato una posizione, però partiamo da questo per chiederti come hai fatto a cambiare in così poco tempo il Chelsea dopo anni così difficili? “Da quando abbiamo iniziato questo percorso ripeto sempre che l’unica cosa che noi possiamo fare è concentrarci sul campo, che è la parte dove possiamo influire e possiamo fare qualcosa. Tutto quello che c'era e c'è intorno al club è qualcosa su cui possiamo influire veramente poco. Quindi probabilmente la chiave è stata stare concentrati solamente sulla parte tecnico-tattica, che è quella che mi compete”. Domenica c'è il Liverpool, Slot sta facendo un grandissimo lavoro. Che aspetto ti preoccupa di più del Liverpool in vista della partita? “Come hai detto, il Liverpool ha mantenuto cose di Klopp e ha aggiunto cose nuove, quindi sicuramente è una squadra forte, una squadra che quest'anno lotterà per i vertici del campionato inglese. Proveremo a fare la nostra gara, come abbiamo fatto dall'inizio della stagione, dando importanza all'avversario, come facciamo sempre. Però allo stesso modo dobbiamo cercare di essere concentrati su come possiamo fare loro del male e far sì che non ci facciano del male”. Pensando a Liverpool-Chelsea viene subito in mente un’immagine che fa parte della storia della Premier League: la scivolata di Gerrard. Ti ricordi dov'eri in quel momento? L'hai vista in diretta? Cosa hai pensato? “Sinceramente non mi ricordo adesso dove fossi in quel momento. Mi ricordo sicuramente della scivolata, anche perché in questi giorni si è rivista. Però sì, sono quelle cose che rimangono negli anni perché eclatanti”. Parliamo di Cole Palmer: quanto è forte questo ragazzo e in prospettiva può diventare un giocatore da Pallone d’Oro? “Cole lo conosco molto bene, l'ho già avuto un anno intero quando allenavo l'Under 23 del City e poi anche in prima squadra. Lo conosco benissimo. Sicuramente ha ancora margini di miglioramento, negli anni può diventare un giocatore da Pallone d'Oro, ma già quest'anno era nella lista ed era vicino. Logicamente sai benissimo che alla fine il Pallone d'Oro tante volte lo vince anche chi ha dei trofei a livello di squadra. Quindi sicuramente avrà bisogno del supporto del club per raggiungere anche traguardi personali importanti. E' un giocatore forte, ma la cosa più bella è che negli anni non è mai cambiato come ragazzo. E' esattamente come era 3-4 anni fa, quando ce l'avevo con l'Under 23. Un ragazzo che si diverte, a cui piace giocare a calcio, un ragazzo che non ha tante cose per la testa”. Lo chiamano ‘Cold’ Palmer per come calcia i rigori e per come esulta, però mi dà l'idea anche di un ragazzo molto posato di poche parole nelle interviste. Tu che rapporto hai con lui? “Di solito quelli che sono così caratterialmente poi nel privato sono anche abbastanza simpatici. Cole è uno così. Come ti dicevo, avendoci già lavorato in passato, lo conosco un po' di più rispetto agli altri. Credo che per lui quest'anno, ma anche in generale, sia importante non responsabilizzarsi troppo. Questo è stato uno dei miei primi messaggi quando sono arrivato al Chelsea. Perché se ci aspettiamo che tutto venga risolto da lui probabilmente commettiamo un errore. Per l'età che ha ma anche perché, dopo un campionato come quello dell'anno scorso, è difficile ripetersi. Che si chiami Cole o in qualsiasi altro modo. Si deve responsabilizzare il giusto, ma non caricarsi troppo. E deve continuare a divertirsi, perché è un ragazzo. Quando gioca più volte tocca il pallone, più volte è coinvolto dentro la gara e più si diverte”. Ti chiede qualcosa dell’Italia o gli hai raccontato qualcosa sull’Italia? Lui sembra uno molto inglese come stile... “Inglese lo è, perché inglese lo è a tutti gli effetti. Dell'Italia credo che non abbiamo mai parlato”. C’è una linea speciale che lega il Chelsea e l’Italia, come se l'azzurro poi diventasse Blues. Parte con Vialli e Zola e poi tutti gli allenatori italiani: Di Matteo, Ranieri, Ancelotti, Conte, Sarri e adesso tu. Si sente nel club questa connessione speciale tra Italia e Chelsea e in che aspetti viene fuori? “Sicuramente dopo tutti gli allenatori italiani che ci sono stati è un qualcosa che senti. Poi la zona di Chelsea, dove c'è lo stadio, è una zona bellissima, elegante, probabilmente tra le migliori zone di Londra. E anche Cobham, dove abbiamo il centro sportivo, è una delle migliori zone fuori Londra. Diciamo che anche da un punto di vista della qualità probabilmente c’è un legame con l'Italia”. Prima di iniziare al Leicester avevi chiamato Claudio Ranieri, è vero che lo hai fatto anche prima di iniziare al Chelsea? “Appena arrivato al Leicester l’ho chiamato per farmi dare qualche consiglio, perché comunque la proprietà era ancora la stessa. Ricordo ancora il consiglio di Claudio che alla fine mi disse ‘non ti dimenticare però che è una società che mi ha esonerato l'anno dopo aver vinto la Premier, di quello non ti dimenticare mai’ e questo è stato un po' un pensiero durante l'anno… E allora l'ho chiamato anche quando sono arrivato qui. Da allenatori come Claudio Ranieri anche una semplice chiacchierata può insegnare tante cose, quindi sì l'ho fatto anche per quello!”. Prima da calciatore e poi da assistente hai lavorato con tanti grandi allenatori. Con i giocatori costruiamo il ‘giocatore perfetto’, con te oggi proviamo a costruire ‘l’allenatore perfetto’. Chi è il migliore nella preparazione della partita? “Guardiola”. Nella lettura della partita a partita in corso? “Pep”. Nella gestione del gruppo? “Carlo Ancelotti”. Leadership? “Lippi”. Nel dialogo individuale con i giocatori, quindi la capacità di confrontarsi singolarmente con ognuno? “Pellegrini”. E nel colpo di genio? Ad esempio il cambiare ruolo a un giocatore o nel trovare la trovata geniale: “Lo stesso ”. Sei un grande appassionato di scacchi, hai raccontato di vedere il campo come una grande scacchiera. Che legame c’è tra calcio e scacchi? Se dovessimo fare un confronto tra i pezzi e i giocatori... il Re, da proteggere, è il portiere, concordi? “Hanno tante cose in comune, ma soprattutto l'allenatore pensa come un giocatore di scacchi. Nella preparazione della gara, quando pensi a dove vuoi provare ad attaccare, dove vuoi che non ti attacchino, se vuoi controllare la parte centrale del campo come la parte centrale di una scacchiera. Non è tanto sui pezzi paragonati ai giocatori, più che altro vedo delle cose in comune tra il pensiero del giocatore di scacchi e il pensiero dell'allenatore di calcio”. E se invece volessimo paragonare i pezzi degli scacchi ai giocatori, io vedo le Torri come Gusto e Cucurella, Cole Palmer la Regina e i Cavalli Enzo e Caicedo, ci può stare? “Sì sì, ci può stare ”.

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