Ruben Amorim, il déjà vu di un predestinato sulla panchina del Man Utd

La storia di Ruben Amorim è la storia di un predestinato. Ma non tutto è lineare come il suo percorso farebbe credere. Partiamo dall’inevitabile cliché, di moda in questi giorni. Amorim nel 2018 è stato uno dei tre studenti della High Performance Football Coaching a fare una internship – o uno stage, se preferite – sotto José Mourinho. Da qui l’inevitabile traccia di un destino che – a quanto pare – non poteva che riservargli qualche anno dopo la panchina del Manchester United, al tempo allenato proprio dallo Special One. D’altronde è a Carrington, centro sportivo dei Red Devils, che Amorim andò per rubare con gli occhi qualsiasi mossa, strategia, innovazione dell’uomo che per ogni aspirante allenatore portoghese, e dunque anche per Armorim, è fonte di ispirazione e imitazione. La storia però non è così lineare perché Amorim, che sul campo ha dimostrato di essere un manager diverso dal comune, ha sempre dovuto confrontarsi con il prezzo del suo cartellino e – scherzo del destino – questo sarà un elemento di discussione anche nell’incarico più importante della sua carriera. Ma facciamo ordine e iniziamo con un passo indietro. Amorim, 153 presenze con la maglia del Benfica e 14 con quella della nazionale portoghese, si ritira dal calcio a 32 anni per un grave infortunio ai legamenti del ginocchio. Lì inizia il suo brillante percorso di allenatore, un percorso verticale che inaugura alla guida del Casa Pia, un club di Lisbona di terza divisione e prosegue al Braga, che lo sceglie dopo appena un anno per affidargli prima le riserve, sempre in terza serie, e poi la prima squadra. La straordinaria e inaspettata vittoria della Coppa di Lega con il Braga porta lo Sporting a investire ben 10 milioni di euro per assicurarsi il prodigioso Ruben Amorim in panchina. È il marzo del 2020, e in quel momento la cifra pagata dallo Sporting per Amorim è la terza più alta nella storia del mercato degli allenatori. Inizia una campagna mediatica più contro il principio che contro l’allenatore in sé. Siamo ancora in una fase in cui la pratica di comprare di fatto l’allenatore di un’altra squadra non è così diffusa. Lo diventerà qualche anno dopo. Ne sa qualcosa il Chelsea, visto che in un giorno decise di pagare 18 milioni di sterline per sottrarre Graham Potter al Brighton. Quella del board dello Sporting, tuttavia, è una mossa vincente. Le critiche vengono spente dalla risurrezione di un club nobile ma dormiente per gran parte del millennio in fieri, costantemente timido al cospetto dei giganti Benfica e Porto. Lo Sporting di Amorim torna a vivere delle vibrazioni che non si provavano dal debutto di un ragazzo di Madeira che avrebbe vinto 5 Palloni d’Oro e infranto i record della storia del calcio. La vittoria del campionato del 2021 è l’interruzione di un digiuno lungo 19 anni. Ruben Amorim entra nella storia dello Sporting. Il nome inizia a circolare e viene accostato quasi ferocemente a tutte le panchine più prestigiose del mondo. Chelsea, Bayern, Manchester United hanno un occhio aperto a Lisbona. Guardiola dopo un 0-5 rifilato in Champions League allo Sporting in conferenza prometterà che sentiremo parlare di Amorim. E così è stato. Nell’estate del 2024 il passaggio in Premier League sembra cosa fatta quando il West Ham chiama Amorim. Il portoghese farà un viaggio a Londra non autorizzato per parlare con la proprietà degli Hammers. Rientrato in patria, se ne pentirà e chiederà scusa a tutto il mondo Sporting: “Una mancanza di rispetto che non meritavate”. Le scuse sono accompagnate dalla notizia di permanenza. Amorim resta allo Sporting, il West Ham vira su Lopetegui. Ma è questione di mesi e soprattutto è ancora esistente, seppur ancora immacolata, la clausola che lo Sporting mise sul suo contratto il giorno in cui fu formalizzato il suo 'acquisto' dal Braga: 11 milioni di euro, 8,6 milioni di sterline. Il 28 ottobre, il Manchester United esonera Erik ten Hag dopo la sconfitta – coincidenza – contro il West Ham di Lopetegui. La panchina del Manchester United, quella ammirata qualche anno prima durante lo stage con Mourinho, è libera. Il club inglese decide di esercitare la clausola proponendo 1 milione aggiuntivo pur di avere Amorim subito, pronti via per la sfida di Old Trafford contro il Chelsea. Lo Sporting risponde no. Il passaggio si farà ma alle condizioni del club portoghese, ossia nella settimana della pausa per le nazionali con inizio lunedì 11 novembre. I media inglesi, tra cui i colleghi di Sky UK si trasferiscono in Portogallo. Le domande di Gary Cotterill in conferenza stampa non suscitano risposte da titolo, ma sono le espressioni dell’uomo, quelle che contano. Il body language di Amorim è di chi non sta nella pelle. Sorride, scherza. Ascolta con mani che coprono il volto, con le dita che accarezzano gli occhi. Come se oscillasse tra sogno e realtà. Un’ascesa così verticale che se non ci fossero stati ostacoli, critiche, pregiudizi nel percorso, non sembrerebbe neanche vera. Eppure quella di Old Trafford sarà la sua panchina. Quella di fronte alla quale Mourinho corse come un matto da allenatore del Porto al gol di Costinha. Quella stessa in cui Mourinho qualche anno dopo sarebbe diventato il secondo allenatore con la più alta percentuale vittorie della storia dello United. Quella in cui Sir Alex ha guardato per innumerevoli volte l’orologio istituendo il “Fergie Time”, ossia la fase della partita finale in cui il Man Utd decide di vincere le partite - stando alla leggenda - solo per quello sguardo all’orologio ostentato davanti ai giocatori. Ma è anche la panchina dove, salvo qualche trofeo qui e lì, tutti hanno fallito. David Moyes, “the Chosen One”, scelto da Ferguson per dare continuità a una guida di 27 anni. Ryan Giggs, traghettatore con ancora uno scarpino infilato al magico sinistro. Louis van Gaal, una FA Cup e un rapporto burrascoso con stampa e ambiente. José Mourinho, 3 trofei il primo anno, Community Shield, League Cup ed Europa League e quei secondi posti alle spalle di Guardiola considerati in modo polemico la più grande impresa della sua carriera. Ole Gunnar Solskjaer, il pupillo di Ferguson e forse anche direttamente coadiuvato dallo scozzese in telefonate prima delle partite. Erik ten Hag, l’olandese che doveva rivoluzionare il Man Utd con il dogma dei buoni comportamenti come presupposto fondamentale per far parte del Man Utd e due coppe che hanno esasperato la sua comunicazione soprattutto nell’ultimo periodo. Adesso tocca a Ruben Amorim, 40 anni il prossimo 27 gennaio. La spensieratezza della gioventù lo aiuterà a non sentire il peso di un incarico così prestigioso? Può essere. Le sue idee, le sue visioni, le stesse che lo hanno reso un predestinato, saranno le colonne di un progetto vincente? Il tempo risponderà a questa domanda, anche se la pazienza dalle parti di Old Trafford è virtù estinta come l’era di Sir Alex.