Una giornata da 'Hammer', Di Canio torna a casa

Il vecchio centro tecnico del West Ham United, quello di Chadwell Heath, sapeva di East London, insomma di Londra est, in molte maniere. Non solo negli accenti degli addetti agli ingressi, ma anche nel panorama di casette popolari e nello squisito dettaglio del Romford Greyhound Stadium, lo stadio delle corse dei cani, poche centinaia di metri più a est, già alle porte dell’abitato di Romford, ex contea dell’Essex ma ora inglobato nell’area metropolitana di Londra, il cui centro dista 23 chilometri. Romford del resto era una cittadina valida di suo, elevata di status rispetto a quelle circostanti dalla presenza di un mercato quasi millenario, e pazienza - anzi no, rabbia - se il degrado si è insinuato dalla capitale pure qui, tanto che dal 2023 nel centro cittadino sono vietati i passamontagna, i caschi da motociclista e le felpe o giacche con cappuccio, o meglio è vietato utilizzarli per coprirsi il volto. Romford è anche la località dove sorge da ormai quasi un decennio il nuovo centro tecnico del West Ham, che è chiamato Rush Green dal nome della strada di accesso e che a dire il vero da quello precedente, ora utilizzato da alcune formazioni giovanili del club, differisce solo per ubicazione, nemmeno tre chilometri a sudest: gli accenti sono gli stessi e in lontananza si intravvedono persino tre palazzoni che potrebbero essere modelli squadrati di quelli che si affacciavano su Upton Park, il vecchio stadio, anche se le aree sono un pochino più grandi, quattro campi ben tenuti, un piccolo stadio con tribunetta per le partite delle ragazze e delle Under, una palestra doppia più attrezzata e spaziosa e uffici più ariosi, ma sempre con l’idea di una multinazionale - quale il West Ham di fatto è, settore imprenditoria sportiva - che non vuole staccarsi dall’idea di essere una famiglia, soprattutto in molti addetti a funzioni che non richiedono specializzazioni particolari. Prendiamo Pete Williams, per esempio: 30 anni da magazziniere, kitman come dicono lassù perché la responsabilità primaria è occuparsi dell’attrezzatura da gioco a partire dalle divise, 40 totali di collaborazione col club, ora lievemente meno intensa per via dell’età, la memoria storica di chi c’era e chi a modo suo ci sarà sempre, la risata, il cameratismo e l’umanità. Tutte caratteristiche che emergono nei minuti da protagonista in una delle parti più divertenti del 'Di Canio Premier Special', la cui terza puntata, disponibile on demand da venerdì 18 aprile alle 18.15 su Sky Sport Uno, racconta proprio il ritorno a casa di Paolo Di Canio: ‘Una giornata da Hammer’, chiaro riferimento a uno dei due soprannomi del club, Hammers, peraltro utilizzato dai tifosi meno di ‘Irons’, ad esempio nel celebre ‘Come On You Irons’ abbreviato, in firme, adesivi e graffiti, in COYI. Un ritorno a casa particolare, peraltro: perché nel periodo di Di Canio al West Ham, quattro anni e mezzo tra dicembre 1998 e maggio 2003, il centro tecnico era Chadwell Heath e dunque Rush Green, teatro della visita, rappresentava al tempo stesso un ritorno e una novità, una riunione di famiglia e anche una presentazione a chi, per età e breve militanza, di quell’ex giocatore il cui nome continua ad essere cantato dai tifosi aveva una conoscenza ridotta. Il passato e il presente, un balletto di tempi che caratterizza tutta la puntata e che trova sfogo in momenti interessanti, divertenti, profondi: proprio Williams, uno di quei personaggi che in pantaloncini corti e maglietta sembrano esserci nati e vivere comodi, con la sua vivacità e il suo visibile affetto per Di Canio dà una scarica di simpatia al siparietto che lo coinvolge, rinverdendo nel dialogo una complicità evidentemente di lunghissima data, tradotta poi nello speciale in un momento che ha sorpreso lo stesso conduttore, per un aneddoto che non si è concluso come si aspettava. Analogo, nostalgico affetto nel dialogo con Sean Howlett, a lungo medico del West Ham e ora, raggiunta la pensione, in servizio solo, allo stadio, in occasione delle partite: e anche in questo caso il legame emotivo non ha nulla a che vedere con vittorie e sconfitte, gol e assist, ma con un rapporto che si è creato e sviluppato in una sorta di grande famiglia, con i suoi alti e bassi . Famiglia è anche il termine che ha usato Graham Potter, l’attuale allenatore, insediatosi a metà gennaio dopo l’esonero di Julen Lopetegui. Passato nel giro di neanche sette mesi, settembre 2022-aprile 2023, dall’essere considerato il più promettente allenatore inglese alla cacciata da parte del Chelsea, Potter ha potuto permettersi di attendere quasi due anni prima di rientrare nel giro, facendolo con un club in evidente crisi di identità. David Moyes, tornato nel dicembre 2019 e rimasto in carica fino a tutto il 2023-24, agli occhi di moltissimi tifosi aveva fatto il suo tempo, per uno stile di gioco non particolarmente raffinato che pure aveva portato alla vittoria della Conference League 2023 e al sesto, settimo e nono posto nelle tre stagioni complete, e dunque l’arrivo di Lopetegui era stato visto come un tentativo di rinnovamento e di rinascita. Tentativo, evidentemente, fallito, considerando le tante pessime prestazioni nei primi mesi di campionato. Potter è stato chiamato per rimediare, con un contratto al 30 giugno 2027 che implica la possibilità di rilancio personale e di gruppo, magari con un mercato migliore e una rosa meno sgonfia rispetto a quello condotto dal direttore sportivo Tim Steidten, uscito di scena pure lui assieme a Lopetegui: è anche curioso notare come negli stessi giorni in cui Potter firmava per il West Ham proprio Moyes veniva accolto all’Everton, club allenato già dal 2002 al 2013, come il salvatore della patria, l’uomo in grado di dare la scossa ad una squadra e ad un ambiente abituati alla mediocrità, oltretutto nell’ultima stagione a Goodison Park. Molto interessante allora il dialogo tra Di Canio e Potter relativo ai metodi di quest’ultimo, sia dal punto di vista della gestione delle differenti personalità sia da quello tattico: Potter, che ha una laurea in scienze sociali e da sempre ha applicato metodi non convenzionali nel suo approccio al gruppo, ha ribadito l’importanza del dialogo non solo per l’approfondimento dei singoli caratteri ma anche per togliere ogni equivoco sulle intenzioni e sui gesti. Inutile qui riassumere, vi invitiamo a seguire la puntata per assorbire, pur nella necessaria sintesi dello speciale, la filosofia base di Potter, che ha molto presente la necessità di portare il club ai livelli a cui può ambire, che sono quelli di una qualificazione alle coppe europee anno dopo anno. Un tema ripreso da Aaron Cresswell, il vice-capitano, giocatore da più tempo in maglia West Ham: venendo da Liverpool - e non è un caso che sia stato lui, sabato scorso, a deporre i fiori al memoriale delle vittime della tragedia di Hillsborough, dettaglio sfuggito ai più - Cresswell ha ritrovato a Londra est un ambiente caratterizzato da una fortissima passione a livello popolare che si traduce in grandi aspettative e, di conseguenza, grandi delusioni quando i risultati non arrivano: ovviamente il paragone diretto tra Liverpool e West Ham non si pone, ma quello che il laterale sinistro/centrale ha evidenziato è proprio il contorno passionale che trasforma un campionato in una sorta di saga familiare, in cui puoi perdonare tutto ma non lo scarso impegno. Con Emerson Palmieri, invece, il dialogo è partito dalla… finale degli Europei di calcio di quattro anni fa, vinti dall’Italia in un Wembley strapieno, di fronte a decine di migliaia di tifosi che il difensore italiano lo avevano visto già con il Chelsea, prima del passaggio al West Ham dell’agosto 2022. Emerson è l’unico calciatore ad avere vinto le tre coppe europee attualmente esistenti, considerando la Champions League e l’Europa League con il Chelsea, e l’emozione del ricordo è palese, reso ancora più brillante dal… sole che, un po’ a sorpresa, è emerso poco prima dell’intervista e dell’allenamento, caratterizzato da un clima sereno e da una conclusione particolare: mentre tornavano negli spogliatoi, infatti, molti giocatori hanno deviato dal percorso per andare a salutare Di Canio, che sanno essere una ‘legend’ del club, e a loro si è aggiunto anche Michail Antonio, l’attaccante impegnato nella rieducazione dopo il tremendo incidente automobilistico del 7 dicembre scorso. Antonio, come gli altri, è rimasto incuriosito nel vedere che a quel punto della giornata Di Canio non era più vestito in abiti civili ma indossava un completo da allenamento, decorato da un modello di scarpe da calcio che Williams gli aveva portato. Il motivo della metamorfosi stilistica forse è intuibile, ma per capirlo fino in fondo bisogna, ebbene sì, guardare lo speciale.

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