Il direttore di Sky Sport 24 analizza le partite del prossimo turno di campionato: "Questa giornata rappresenta uno snodo cruciale della stagione". Sulla sfida tra Juventus e Lazio: "La squadra di Inzaghi deve battere i bianconeri se vuole diventare grande". Un altro crocevia sarà il match tra Milan e Inter: "Derby decisivo per i rossoneri". Marani consacra poi Messi: "E' diventato l'eroe del popolo argentino"
Terminati gli impegni di qualificazione mondiale, in attesa degli spareggi, la Serie A è pronta a ripartire con tre gare decisive per il prosieguo della stagione: Juventus-Lazio, Roma-Napoli e il derby tra Inter e Milan. Un weekend che potrà dire molto sui rapporti di forza di questo campionato. A confermarlo è Matteo Marani, direttore di Sky Sport 24, che analizza il prossimo turno della massima serie concentrandosi sui tre big match che vedranno impegnate le squadre dei piani alti della classifica.
"La Juve deve mostrare la sua forza allo Stadium"
Il primo anticipo dell’8^ giornata sarà la gara tra Juventus e Napoli. Per il direttore di Sky Sport 24 i bianconeri hanno dalla loro parte il fattore campo: “La loro forza è lo stadio. Non perdono in casa dalla partita con l’Udinese dell’agosto 2015: vengono da 38 vittorie e 3 pareggi. L’Allianz Stadium è stata la carta tecnica che ha fatto la differenza in queste stagioni”. Questa Lazio però non può far stare serena la Juventus: “Quella di Inzaghi è una squadra interessante, molto bella, molto nuova e con un allenatore che piace molto alla dirigenza bianconera. Se la squadra di Allegri dovesse vincere, cancellerebbe il pareggio di Bergamo che qualche scoria potrebbe averla lasciata. Dimostrerebbero inoltre che, malgrado gli impegni delle nazionali e quelli in Champions, sono in grado di dare continuità al suo campionato”- commenta Marani -.
"Per diventare grande la Lazio deve battere la Juve"
Quello dello Juventus Stadium sarà un incontro che testerà le ambizioni della Lazio: “La squadra di Inzaghi ha bisogno di battere i bianconeri per diventare grande – spiega il direttore di Sky Sport 24-. L’ unica sfida in questo campionato contro una delle big è stata sfortunata (1-4 col Napoli). E’ una formazione interessante perché ha una capacità rara di valorizzazione i giocatori. L’emblema è Luis Alberto che Inzaghi ha inserito nel modo migliore nel gioco biancoceleste. La Lazio ha potuto rinunciare finora a uomini di qualità come Nani e Felipe Anderson. Ora deve affrontare il tabù Allianz Stadium. Sarà una gara bellissima anche perché Inzaghi ha già dimostrato di riuscire a far giocare bene la sua squadra contro la Juventus”
"La Roma ha una grande occasione col Napoli, se vince..."
E’stata la sfida che ha tenuto tutti con il fiato sospeso fino all’ultima giornata dello scorso campionato quando Roma e Napoli si sono contese l’accesso diretto in Champions League. Le due squadre si affronteranno sabato alle 20:45 e la partita farà chiarezza sulle ambizioni scudetto delle due formazioni: “La Roma è migliorata e il lavoro di Di Francesco sta portando i suoi frutti – spiega Marani-. La sfida con il Napoli è una grande occasione per fare un altro balzo dopo l’impresa contro il Milan in cui i giallorossi hanno vinto in maniera autorevole. Se dovesse battere anche la squadra di Sarri tutti i discorsi di questa estate, che parlavano di una Roma ridimensionata dopo aver perso giocatori importanti, dovrebbero finire”.Il direttore di Sky Sport 24 si concentra poi su quanto fatto da di Di Francesco: “ Sta lavorando bene. Mi piace come profilo, come modo di porsi e di ragionare: è ambizioso ma anche calato bene nel suo ruolo”. Oltre all’allenatore, un altro uomo fondamentale del momento positivo della Roma è Dzeko: “E’ eccezionale: nelle 6 partite che la squadra ha giocato, il bosniaco è andato in gol 5 volte. Praticamente ogni volta che scende in campo segna. E’ il manifesto di questa Roma: potrebbe essere più individualista rispetto al gioco organico di Di Francesco, e invece si sta rivelando un uomo squadra”.
"Se vuole lo scudetto il Napoli deve vincere a Roma"
La gara con la Roma sarà la prova del nove per la squadra di Sarri: “Se il Napoli riuscisse nell’impresa di tornare a vincere a Roma- dopo la vittoria con la Lazio - si candiderebbe in maniera autorevole allo scudetto”- commenta Marani-. Il direttore di Sky Sport 24 si concentra poi sulla crescita della squadra: “Lo scorso anno alla sosta il Napoli era a 4 punti dalla Juventus, quest’anno è sopra di 2: qualcosa è successo. E non ci sono solo le 7 vittorie, bisogna contare anche le 5 dell’anno scorso. La consacrazione, la crescita, la maturazione del Napoli è sotto gli occhi di tutti”. A confermarlo sono i numeri: “La passata stagione la formazione di Sarri aveva segnato 14 gol, quest’anno è a 25: ha praticamente raddoppiato il numero delle reti. Siamo davanti a qualcosa di eccezionale, senza contare i 7 punti in più rispetto a lla passata stagione” –osserva Marani-. E prosegue: “Si capisce che nell’ambiente c’è grande fiducia e grande speranza. Basta sentire come parlano Sarri e De Laurentiis. Diventa decisiva la gara con la Roma. Una sconfitta sarebbe una brutta caduta per la squadra azzurra”.
"Derby fondamentale per la stagione del Milan"
A chiudere il programma di domenica sarà il derby di Milano: un crocevia decisivo soprattutto per il Milan che non sta vivendo un momento esaltante in campionato: “Montella non è l’unico responsabile della situazione. Quello rossonero è un processo di rifondazione, di ricostruzione e di rilancio e queste fasi richiedono tempo ed errori. E' inevitabile commetterne per costruire qualcosa. Il Milan rischia molto perché gli investimenti non si possono sottacere” – spiega il direttore di Sky Sport 24-. Dopo due sconfitte consecutive la partita con l’Inter può essere l’occasione di rialzarsi: “Il Milan viaggia con 4 gol presi e 0 fatti nelle ultime 2 partite. A Genova la prestazione è stata negativa, come hanno confermato anche i dirigenti. Contro la Roma per 60-70 minuti ha giocato una buona partita. Il derby diventa un grande spartiacque. La squadra di Montella ha un punto in meno dell’anno scorso, prende stessi gol e ne ha fatti appena 2 in più. Tutti questi investimenti devono portare dei frutti e la sfida con l’Inter è l’occasione ideale” – commenta Marani-.
"Messi è diventato l'eroe del popolo argentino"
Il weekend di Serie A promette spettacolo, ma il direttore di Sky Sport 24 non può non commentare quanto accaduto nella notte di qualificazioni mondiali. Soprattutto in Sudamerica, dove Messi ha trascinato di forza l’Albiceleste fino a Russia 2018: “Dopo il successo con l’Ecuador è cambiato qualcosa nel rapporto tra la Pulce e gli argentini. Avendoli trascinati lui in questo modo nel momento decisivo è chiaro che è diventato un eroe. Può sembrare paradossale che questo accada a 30 anni, ma il rapporto tra lui e la nazionale finora non è mai stata portato a compimento”. Messi è stato protagonista della sfida di Quito con una tripletta e si è dimostrato un leader: “Ora gli argentini sanno di avere un giocatore a cui affidare il ruolo di capo. E’ già primatista della nazionale per numero di gol (61), di cui 7 realizzati durante queste qualificazioni. Maradona è riuscito ad essere l’Argentina, Messi finora non lo era stato. Può darsi che riesca ad esserlo da qui al Mondiale”- prosegue Matteo Marani. Il nodo cruciale del discorso ruota attorno al paragone con El Pibe e ai motivi per cui non sia mai riuscito a rendere nella Seleccion come invece fa con il Barcellona. Il direttore di Sky Sport 24 offre la sua chiave di lettura a questo problema: “Nell’Argentina gioca in modo diverso rispetto a quanto fa in maglia blaugrana, se non altro per un fatto di possesso palla. Il Barça è stata la squadra offensiva per definizione di questo decennio: da Rijkaard in poi ha sempre imposto il suo gioco chiudendo le gare anche con il 60-70% di possesso palla. Ciò significa che Messi viene costantemente chiamato in causa”. Per Marani però non è solo una questione tecnico-tattica: “L’Argentina ha cambiato 8 commissari tecnici durante l'esperienza di Leo in nazionale. Maradona ne ha avuti 3: con Bilardo ha giocato i Mondiali dell’86 e del 90. Ha avuto per 7 anni lo stesso ct. Messi ne ha cambiati 8: la Pulce è arrivata in un momento sfortunato di tutta l’Argentina che ha perso Grondona, l’uomo forte della Federazione, che aveva aiutato la nazionale di Maradona ad essere la migliore del mondo. Queste sono le due principali differenze tra loro".