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Juventus, troppi gol subiti. Come può migliorare la difesa?

Serie A

Fabio Barcellona (in collaborazione con "l'Ultimo Uomo")

La squadra di Allegri ha subito 10 gol in 10 partite ed è sembrata meno solida delle passate stagioni. Quali sono gli aspetti critici e cosa deve migliorare?

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Nelle ultime 4 giornate la Juventus ha subito 7 gol. I due gol a partita subiti da Atalanta e Lazio, che sono costati alla Juventus i tre punti di distacco dal Napoli capolista, hanno aperto il dibattito sulla tenuta difensiva dei bianconeri. Nonostante le ampie vittorie, i 3 gol presi contro Udinese e SPAL hanno ulteriormente alimentato i dubbi sulla reale solidità della difesa della Juve. La discussione si era già aperta, in realtà, appena dopo la chiusura del mercato, quando gli acquisti di Benedikt Howedes e di Mattia De Sciglio venivano giudicati, per motivi diversi, insufficienti a compensare le partenze di Leonardo Bonucci e Dani Alves.

I numeri difensivi della Juventus

I dati più macroscopici rivelano che la Juventus ha subito 10 gol in 10 partite di campionato, a cui vanno aggiunti i tre subiti in Supercoppa contro la Lazio e le quattro reti incassate in tre partite di Champions League. Questi numeri, seppure riferiti a un periodo limitato di tempo, disegnano una Juve effettivamente distante da quella delle passate stagioni.

A un livello di analisi successivo emerge che la Juventus subisce approssimativamente gli stessi tiri della passata stagione: 8.9 a partita (9.3 lo scorso anno), solo il Napoli ne subisce di meno; e, percentualmente, gli avversari tirano da dentro l’area di rigore bianconera quasi con la stessa frequenza (51% oggi, nel 2016/17 era invece del 48%).

Utilizzando le statistiche più avanzate si scoprono alcune cose interessanti: gli 89 tiri subiti dalla Juventus (sono esclusi i calci di rigore) hanno generato 9.1 xG subiti (che valutano la pericolosità del tiro stesso, calcolando statisticamente quanti gol una squadra avrebbe dovuto teoricamente subire in base al grado di pericolosità del tiro, al di là dei gol subiti in realtà) che pongono la Juve al terzo posto di questa classifica. Gli xG subiti a partita sono 0.91, mentre la passata stagione erano 0.64: in questo caso il peggioramento è evidente, subendo sostanzialmente gli stessi tiri, la Juventus ha una maggiore probabilità di subire gol.

Il valore medio di xG subito per tiro (che, appunto, rappresenta la probabilità media che un tiro si tramuti in gol) è pari a 0.1 e solo Benevento e Udinese presentano valori più alti. Napoli e Inter, le dirette avversarie nella corsa scudetto per la Juventus, subiscono tiri con valori più bassi (0.05 e 0.07: occupando il primo e il terzo posto in un’ipotetica classifica).

Pertanto i dati, seppure ancora limitati a poco più di un quarto delle partite giocate in tutto il campionato, riferiscono che la Juventus concede pochi tiri in assoluto agli avversari, addirittura poco meno della passata stagione, ma che la qualità dei tiri concessi, correlabile alla probabilità media di essere realizzati, è piuttosto elevata.

Ma la domanda principale è: la qualità dei tiri concessi è in qualche modo legata a qualche differenza nella maniera di difendere, e in generale nel gioco, della Juventus 2017-18?

La transizione difensiva e le imprecisioni in impostazione

Sebbene sia un gioco estremamente fluido, nel calcio ci sono più fasi: per transizione difensiva si intende la fase immediatamente successiva alla perdita del pallone, prima che cominci la fase difensiva propriamente detta, con la squadra schierata secondo i dettami dell'allenatore. È evidente come la transizione difensiva sia fortemente influenzata dalla precedente fase offensiva: la posizione in cui viene perso il pallone, la “modalità” con cui viene perso e lo schieramento dei giocatori al momento del cambio di possesso sono determinanti ai fini del buon esito della transizione difensiva. Che può avere scopi diversi: riconquistare precocemente il pallone, rallentare la transizione offensiva avversaria al fine di evitare ripartenze, riorganizzarsi posizionalmente per affrontare in maniera ordinata la fase di non possesso.

Parecchi dei pericoli corsi dalla Juventus hanno origine nella fase di transizione difensiva: i bianconeri hanno concesso occasioni agli avversari perdendo palloni in maniera banale, a causa di errori essenzialmente tecnici. Valgano come esempi il rigore del primo gol concesso alla Lazio in Supercoppa, il secondo gol di Messi contro il Barcellona, l’autorete di Alex Sandro contro lo Sporting CP e, infine, il gol subito da Perica dell’Udinese.

Nella eccessiva frequenza con cui la Juventus perde il pallone in posizione pericolosa, cercando il palleggio e trovandosi scoperta in transizione difensiva, si scorge in controluce la volontà di costruire le proprie azioni in maniera maggiormente palleggiata rispetto al passato, che si scontra però con indecisioni tecniche, posizionamento e movimenti senza palla a sostegno del portatore, ancora da migliorare.

Quello della Juventus è un percorso lungo, che parte dall’adozione del 4-2-3-1 nella seconda parte della scorsa stagione e dalla conseguente ricerca di un maggiore controllo del pallone. Le statistiche di possesso palla mostrano che il passaggio al nuovo modulo ha regalato ai bianconeri il 6% in più del tempo totale passato con il pallone tra i piedi. Insomma: con il 4-2-3-1 la Juventus è una squadra che crea più pericoli, anche a costo di concedere qualcosa in più agli avversari. Le statistiche avanzate lo confermano: nella passata stagione, dopo il cambio di modulo, gli xG subiti a partita sono aumentati (da 0.58 a 0.72) ma anche quelli a favore (da 1.51 a 1.81 a partita). Alla fine possiamo dire che la Juventus ne abbia guadagnato.

In questa stagione, gli xG a favore sono rimasti al medesimo livello di quella scorsa (1.52), e la Juve ha segnato in media più di 3 gol a partita. Una conferma della vocazione maggiormente offensiva della Juventus 2017-18.

Quest’anno, però, le imprecisioni in costruzione bassa sono più volte costate gol o hanno, comunque, generato pericoli per la Juventus. La precedente difesa a 3 garantiva una circolazione palla più sicura e, in caso di errori, una linea di protezione centrale contro le ripartenze. La costruzione con la linea a 4 adottata dalla Juve  non prevede un utilizzo continuo di linee di gioco e posizionamenti particolarmente prudenti che possano prevenire gli errori e minimizzare i danni nel caso in cui vengano commessi.

I 4 giocatori offensivi rimangono sempre alle spalle del centrocampo avversario e i due interni provano a ricevere davanti ai centrali. È uno schieramento posizionale che non perdona errori.

La Juve perde palla e innesca il gol di Perica

Il gol subito da Perica. Rugani non ha molte linee di passaggio utili e il suo servizio è un po’ lento e consente a Fofana di anticipare Khedira. Lo schieramento posizionale iniziale genera una ripartenza dell’Udinese con la difesa Juve in inferiorità numerica.

È evidente che le occasioni da gol generate da palle perse in costruzione bassa e successiva rapida ripartenza avversaria, contro la difesa aperta, siano potenzialmente in grado di generare occasioni di buona qualità e, quindi, portare a tiri a più alta probabilità di tramutarsi in gol.

La Juventus domina contro la SPAL. Tuttavia una palla persa banalmente da Bentancur in costruzione bassa concede agli avversari la ripartenza in parità numerica e il corner da cui nasce il gol di Paloschi che riapre una partita già chiusa.

Pressing o attesa? Uomo o zona?

Una questione che rimane irrisolta è quella relativa alle reali strategie di pressing della Juventus di Allegri. Il tecnico livornese ha sempre utilizzato un mix di pressing offensivo e difesa posizionale, dosando le proporzioni dei due ingredienti in funzione delle caratteristiche degli avversari e dei momenti delle singole partite.

Con il progressivo cambiamento della rosa negli anni - complessivamente meno fisica e meno adatta a una difesa statica - e, infine, con il passaggio al 4-2-3-1, sono aumentate le dosi di difesa dinamica, disegnando una Juventus che, tendenzialmente, più di prima, prova a difendere correndo in avanti e tenendo la difesa alta.

Il sistema adottato in fase di non possesso palla non si è però sempre mostrato internamente coerente e pertanto pienamente efficace.

Alla volontà di giocare con una maggiore aggressività, portando un pressing più avanzato che negli anni precedenti, non si è unita con continuità la giusta precisione e attenzione, nei tempi e negli spazi, dei movimenti complessivi della squadra.

Il primo gol subito contro la Lazio è un esempio piuttosto chiaro delle contraddizioni che talvolta affliggono la fase difensiva della Juventus.

La Juventus prova a rimanere alta sul campo, ma nessuno porta pressione a Lucas Leiva, che può condurre palla per tutta la sua metà campo. I giocatori della Juventus si comportano in maniera diversa: Matuidi e Lichtsteiner giocano aggressivi sul proprio avversario più vicino, prendendo come riferimento per il loro posizionamento difensivo la posizione dell’uomo. Lo stesso fa il terzino sinistro Asamoah, fuori inquadratura, che rimane vicino all’esterno della Lazio, Marusic.

Khedira e Bentancur al centro del campo provano invece a occupare lo spazio; in particolare Khedira, invece che marcare il proprio avversario di riferimento Milinkovic-Savic, sembra volere oscurare la linea di passaggio verso il serbo, ma sbaglia il posizionamento. L’aggressività di parte della squadra non è accompagnata da quella sul portatore del pallone: la libertà concessa a Lucas Leiva concede alla Lazio il tempo di posizionare Luis Alberto e Milinkovic-Savic alle spalle del centrocampo della Juve e al brasiliano spazio e tempo per giocare il filtrante verso Immobile, in una zona in cui la Juve si trova già in inferiorità numerica con i centrali Barzagli e Chiellini non supportati dai 2 terzini, lontani e aggressivi sui propri avversari diretti.

Il pericolo è già creato da questi errori lontano dalla porta, causati da un mix incoerente di controllo ravvicinato degli avversari e volontà di gestione degli spazi.

Leiva trova Immobile e dà il via all'azione dell'1-1

In una situazione già complessa, anche il comportamento dei due centrali non è ineccepibile. In inferiorità numerica e in situazione di palla ampiamente scoperta, invece che compattarsi con Chiellini e aspettare coprendo la profondità, Barzagli si orienta in maniera aggressiva su Milinkovic-Savic, lasciando la ricezione comoda a Immobile e amplificando le difficoltà derivanti dall’inferiorità numerica. Asamoah è distantissimo da Chiellini.

Immobile riceve e poi va a segnare

Le contraddizioni mostrate dall’insieme dei giocatori in campo, unita a una linea difensiva non sempre precisa nell’affrontare situazioni complesse e talvolta preda di un eccesso di ricerca dell’anticipo in situazioni estremamente rischiose, come in occasione del primo gol della Lazio a Torino, ha più volte regalato spazi pericolosi agli avversari. È una Juventus più fragile della passata stagione, che pur concedendo gli stessi tiri dell’anno scorso si trova troppo spesso sbilanciata in fase difensiva regalando quindi occasioni di buona qualità agli avversari.

Higuaín, Mandzukic e Matuidi sono aggressivi in pressing, ma il resto della squadra è lontanissima e attende. Saltata la prima pressione, Mazzitelli può condurre palla fino al limite dell’area bianconera.

La partenza di Bonucci

Nonostante le deludenti prestazioni al Milan, la partenza di Bonucci sembra avere influenzato, in negativo, le prestazioni difensive della Juventus. I bianconeri devono probabilmente ancora effettuare alcuni adattamenti all’assenza nel proprio reparto arretrato di un calciatore dalle caratteristiche del neo-rossonero. In fase di costruzione bassa, dove la Juve continua a commettere errori capaci di regalare facili ripartenze agli avversari, le capacità di palleggio e di impostazione di Bonucci sono di certo state una grave perdita per i bianconeri. Manca anche la qualità di Bonucci sul lungo, specie sulla direttrice incrociata verso Mandzukic, che spesso regalava alla squadra di Allegri una scorciatoia per la risalita del pallone lungo il campo e che invece oggi costringe la Juve a una più insistita costruzione palleggiata.

In fase puramente difensiva, le capacità di lettura dell’ex giocatore della Juventus, fornivano un’interpretazione cerebrale del ruolo e garantivano una più costante copertura degli spazi lasciati dalla marcature aggressive dei compagni di reparto. La partenza un giocatore dalle qualità di Bonucci, diverse e complementari da quelle dei difensori rimasti in rosa, richiede uno sforzo supplementare di organizzazione a Max Allegri.

L'importanza del lavoro di Allegri

La Juve può limare i difetti mostrati in questo inizio di stagione in transizione difensiva e in fase puramente di non possesso. Allegri dovrà probabilmente dare priorità alle transizioni difensive, riducendo il numero di palloni persi in costruzione bassa. Per questo, oltre ai miglioramenti tecnici più volte invocati dal tecnico livornese, è necessario migliorare i movimenti a supporto del portatore di palla, per creare linee di passaggio più sicure e numerose, che consentano una risalita più controllata ed efficace del pallone, immaginando magari anche una struttura posizionale più prudente. Il tema per la Juve deve essere quello di perdere meno palloni in fase di impostazione e di perderli “meglio”.

Ma i miglioramenti in fase difensiva passeranno necessariamente da una migliore organizzazione del pressing e dell’atteggiamento complessivo della squadra, che dovrebbe adottare un comportamento tattico più chiaro e condiviso tra i vari giocatori. Una più rigida codifica dei meccanismi di recupero palla aiuterebbe anche giocatori come Higuaín e Dybala, naturalmente poco abili in fase puramente difensiva, che però devono contribuire alla fase di non possesso per non generare squilibri a catena.

La stagione è ancora nella sua fase iniziale e in tutti gli anni passati la Juve di Allegri è sempre migliorata con il passare delle settimane, grazie all’affinamento dell’intesa reciproca tra i giocatori e tra questi e l’allenatore.

Non sarebbe quindi una sorpresa se la Juventus, anche quest’anno, aumentasse progressivamente il suo rendimento migliorando anche i numeri della sua fase difensiva, tornando a essere solida come siamo abituati a vederla.