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Sfida Juventus-Napoli, la questione scudetto in 2 punti

Serie A

Massimo Corcione

Se da una parte Allegri continua a contare il numero di clean sheets, dall'altra il Napoli è un po' meno bello ma più concreto: l'essempio è il gol di Albiol decisivo con il Genoa. E la sfida scudetto sarà molto probabilmente decisa dalla solidità e dalla concretezza

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La questione è semplice e riassumibile in due punti (che non sono soltanto quelli che attualmente separano in classifica le prime due):

1) il Napoli deve assolutamente vincere le ultime 9 partite, se vuole conservare ancora le speranze di vittoria finale;     
2) la Juventus non può assolutamente perdere lo scontro diretto del 22 aprile.

Quota 100 sarà il numero magico: chi la raggiungerà, vincerà lo scudetto. Per esercitarsi in tutti i calcoli possibili ci sono due settimane di tempo, lo spazio supplementare concesso al campionato per mantenere il livello di incertezza al massimo livello.

E il sabato di Pasqua si riprende con Sassuolo-Napoli al pomeriggio e Juventus-Milan in notturna; in pratica cambia tutto: gioca prima la squadra di Sarri e poi quella di Allegri, il contrario di quanto accaduto nelle ultime otto giornate. Quindi, argomentando come il filosofo di Napoli, un vantaggio ulteriore concesso a chi insegue. Ce n’è da riempire l’agenda dei temi necessari per azzerare il calo di attenzione sulla serie A che la Nazionale sperimentale di Di Biagio presumibilmente non riuscirà a coprire. La discussione-scudetto è invece apertissima, senza certezze e con mille dubbi che solo il verdetto finale potrà risolvere. L’impressione diffusa è che la Grande Bellezza sia un po' sfumata, quasi che una logica utilitaristica si sia impossessata delle menti degli allenatori più eretici del momento: meno gol (segnati e subiti) ed esaltazione del ruolo delle difese sono gli spunti più frequentati, insomma un primo non prenderle nobilitato da quanto fatto vedere finora. Alla vigilia dell’ultimo sprint è un’evoluzione comprensibile e perfino giustificabile: la posta in palio è altissima, l’estetica può cedere il passo all’elogio di Albiol, a segno dopo due anni di astinenza. Allegri si allena a contare le partite senza gol e conserva un sorriso disarmante per chi insegue. Sarri si esalta nel descrivere l'impresa sanremese di Nibali, l'atto di potenza del campione puro che può anche rinunciare alla strategia. Parole che somigliano a un'esibizione di forza, o forse è solo l’esigenza di nascondere ogni minima traccia di paura, un segno di debolezza non tollerabile a questo punto della lotta.

Così va la sfida degli uomini duri, punti di riferimento inarrivabili per gli altri, quelli che inseguono la Grande Europa, affidandosi ai cento e passa gol di Icardi oppure alla banda dei ragazzini milanisti o ancora ai sognatori romanisti per forza. Non ci fossero Juventus e Napoli, i racconti sarebbero tutti per loro, costretti invece a interpretare un ruolo da comprimari, da quasi comparse. Il futuro è tutto in quei due punti, il resto è solo luce riflessa.