Matteo Marani ha analizzato la difficile partenza dell’Inter nelle prime due sfide di Serie A, incapace di fare un passo in avanti nonostante il mercato fatto crescere le aspettative. I nerazzurri hanno bisogno di tempo, di recuperare i migliori giocatori e di nascondere una fragilità che viene troppo spesso a galla
SPALLETTI COME DE BOER: PEGGIOR PARTENZA DEGLI ULTIMI 35 ANNI
La sconfitta di Sassuolo, seguita poi dal pareggio in rimonta casalingo contro il Torino, hanno portato i tifosi presenti a San Siro per l'esordio casalingo a mugugnare a fine partita (e in alcuni casi anche a fischiare la squadra). Una reazione dovuta alle enormi aspettative riposte su una squadra che ha portato avanti una rivoluzione in estate, sperando di colmare il distacco dalle prime della classe e di far fronte al doppio impegno ritrovato. Non si risolve però tutto con il mercato, come raccontato anche da Spalletti. Ai nerazzurri serve tempo per mettere assieme i pezzi, oltre a una maturazione per evitare di compiere errori dettati dalla fragilità mentale e tecnica che viene fuori ogni volta al primo momento di difficoltà. Soluzioni che l'allenatore dell'Inter dovrà trovare in fretta: con tutte queste aspettative, nessuno è disposto a concedere troppo tempo ai nerazzurri.
Come si spiega la falsa partenza dell’Inter?
La delusione dell’Inter è ovvia e comprensibile, visto che dopo l’estate i nerazzurri si ritrovano ad avere addosso un bel po’ di pressione – come sottolineato da Spalletti. Inevitabile guardando al mercato che l’Inter ha fatto, anche se il passaggio dall'acquisto di giocatori di spessore all’avere poi in campo una squadra vincente non sempre funziona in maniera automatica nel calcio (per fortuna). Per costruire una squadra che sappia conquistare dei successi servono tante cose: sicuramente del tempo, oltre alla forma fisica ideale dei migliori interpreti che adesso l’Inter non riesce ad avere come vorrebbe. Serve, come ribadito da Spalletti a fine partita, la capacità di fare fronte ai momenti di difficoltà. All’Inter però, forse anche per ragioni antropologiche più che storiche, nei passaggi complicati delle sfide riaffiora sempre la fragilità di tutti. Pensavamo che grazie al gol di Vecino a Roma (contro la Lazio nell’ultima di campionato, decisivo per la qualificazione in Champions League, ndr) fosse definitivamente sparita e invece è riapparsa in queste prime due giornate. L’Inter vista contro il Torino non ha fatto passi in avanti rispetto a quella dello scorso anno.
Cosa manca ai nerazzurri per cambiare marcia?
Manca Nainggolan, che non è poco, oltre a un regista in mezzo al campo. Sicuramente Modric avrebbe fatto fare un salto in avanti a tutto il gruppo, rendendo l’Inter una squadra da scudetto. Avrebbe dato al centrocampo dell’Inter quella costruzione che adesso non ha: se Brozovic gira bene ed è in partita, riesce a garantire un po’ di qualità in mediana, altrimenti i nerazzurri non hanno alternative. I centrocampisti in rosa infatti non hanno quel tipo di gioco e di geometrie. Tutto questo, oltre al bagaglio d’esperienza che Modric avrebbe portato; decisivo in un gruppo come già detto a rischio fragilità.
In che senso?
È bastato il gol di Belotti per far venire fuori le amnesie, i black-out e la grande emotività della squadra. Ne è la prova il fatto di aver preso un gol con una serie di errori di quel tipo. La lettura di D’Ambrosio su quella palla ad esempio è di quelle che non si possono sbagliare. Anche il fatto che non sono “scappati” all’indietro: insomma, difensori di quel livello lì, non possono dimenticarsi di correre all’indietro quando l’avversario gioca a palla scoperta e quindi coprire all’indietro mentre Iago Falque prende la mira per il lancio. Perché non l’hanno fatto? Perché non si diventa squadra vincente in un solo giorno, in un solo mercato.
Le rivoluzioni non si fanno in un giorno…
Negli ultimi tre anni le prime tre squadre sono state sempre le stesse; oltre alla Juventus, anche Napoli e Roma. E guarda caso anche oggi, con un successo giallorosso contro l’Atalanta, sarebbero le uniche – oltre alla Spal – a punteggio pieno in questo avvio. Questo perché io credo che un gruppo si costruisca per sedimentazione. Se tu prendi 4-5 giocatori forti sul mercato, seppure forti, automaticamente non hai una squadra. Spalletti sta cercando la nuova Inter è evidente, proprio perché è stato un mercato improntato alla ricerca della novità: sono arrivati giocatori che ti costringono a puntare sul rinnovamento. Con così tanti innesti non è più questione di assetto, ma di squadra da ricostruire. Spalletti adesso appare seriamente preoccupato, perché sa che bisogna far tornare in fretta i conti. Puoi dire qualsiasi cosa, ma nessuno è disposto a concederti del tempo. Probabilmente con l’inizio della Champions la scelta dell’Inter di avere una rosa così piena sarà premiante, perché si riuscirà a far giocare tutti e magari a trovare l’assetto giusto. Spalletti lo ha già fatto in passato e sono certo che in poco tempo scoverà la chiave per schierare l’Inter migliore.