Mazzarri ha costruito una squadra aggressiva ma un po' prevedibile in attacco, Allegri deve fare i conti con le assenze pesanti di Cancelo e Bentancur: i principali temi tattici del derby di Torino
Il Torino di Mazzarri si presenta al Derby della Mole forte di un incoraggiante piazzamento al sesto posto, conseguenza di un discreto filotto di risultati che li ha visti sconfitti solamente in tre occasioni, contro la Roma e il Napoli a inizio campionato e contro il Parma appena un mese fa. La Juventus è invece chiamata a riscattare il parziale passo falso di Berna, con Allegri che avrà nuovamente a disposizione gran parte della rosa per poter sperimentare nuove alternative.
L’identità del Torino
I granata si sono finora dimostrati una squadra compatta, che ha trovato la sua identità attraverso il classico 3-5-2 di Mazzarri, con un undici di base sostanzialmente delineato: Sirigu; Izzo, Nkoulou, Djidji; De Silvestri, Meité, Rincon, Baselli, Ansaldi; Iago Falque e Belotti. Intoccabili i tre dietro, i ballottaggi più frequenti coinvolgono Ola Aina sull’esterno destro, grazie alla sua capacità di giocare su entrambe le fasce, e Roberto Soriano a centrocampo come alternativa a uno dei tre mediani.
Mazzarri solitamente utilizza Rincon come riferimento centrale del triangolo di centrocampo, senza limitarlo a compiti di interdizione: il capitano del Venezuela è infatti coinvolto anche nello sviluppo della manovra di possesso, mantenendo una buona precisione sul corto (44 passaggi a partita con una precisione dell’80.5%) e una produzione di passaggi lunghi non trascurabile (4.6). L’atteggiamento di Baselli è invece più orientato alla ricerca dello spazio tra le linee, con Meité propenso alla copertura, soprattutto nel recupero delle seconde palle.
Il Torino si sta imponendo grazie a un gioco orientato sul consolidamento iniziale del possesso, volto a conquistare un certo predominio territoriale palla al piede, e a un pressing alto a grande intensità. La squadra di Mazzarri è infatti quella dal baricentro più alto del campionato.
L’utilizzo del rombo arretrato formato dai tre difensori e dal mediano consente agli esterni granata di alzarsi molto sul campo, riempendo il centro grazie a movimenti incontro di uno degli interni o di Iago Falque. Lo spagnolo, rispetto alle sue ultime stagioni in Serie A, sta avendo un coinvolgimento più ridotto in finalizzazione, e viene impiegato soprattutto con compiti di cucitura tra i reparti e pulizia nella rifinitura. Davanti a lui, Belotti sta vivendo una stagione difficile da un punto di vista realizzativa, fungendo più che altro da prezioso perno offensivo per la risalita del campo grazie principalmente alle sue doti aeree - sono ben 4.3 i duelli vinti a partita – e distinguendosi però soprattutto per il suo lavoro in fase di non possesso.
L’influenza a tutto campo di Iago Falque.
Dietro ai due, nelle gerarchie, troviamo Simone Zaza. Quando utilizzato al posto di Iago Falque, l’ex Valencia ha una grande influenza sull’atteggiamento del Torino: l’attaccante infatti rende più difficile la risalita del campo attraverso il palleggio corto, e allunga molto la squadra, fornendo un’ulteriore soluzione sul lungo oltre che un prezioso apporto sul pressing alla costruzione avversaria.
I granata sono tra i più abili in Serie A nel recuperare palla in zone avanzate, accettando di allungarsi parecchio in fase di riconquista pur di sfruttare l’elevata aggressività verticale di parecchi suoi elementi e l’abilità dei suoi difensori nella marcatura sull’anticipo – specialmente Izzo – per compensare le distanze tra i reparti.
Si tratta tuttavia di una squadra che fatica abbastanza nel variare le sue soluzioni offensive, dunque diventano determinanti le prestazioni dei suoi centrocampisti – principalmente Baselli e Meité - a supporto degli attaccanti, per quantità (movimenti in ampiezza e incursioni centrali) e qualità (apporto nella rifinitura, riciclaggio delle seconde palle, finalizzazione).
Le varianti di Allegri
La Juventus si troverà dunque di fronte una squadra che fa dell’intensità un’arma tattica, qualcosa che va oltre al semplice vigore agonistico imposto dal contesto. In questo senso, la mancanza di Cancelo potrebbe togliere ai bianconeri uno sfogo tecnico fondamentale per aggirare la pressione del Torino, nonostante un De Sciglio molto ordinato nelle ultime presenze ma pur sempre meno creativo del portoghese. Con Bentancur squalificato e Khedira ancora indisponibile, Allegri nella conferenza prepartita ha accennato al ballottaggio tra Emre Can e Costa o Bernardeschi per uno posto a centrocampo. L’ex Liverpool sarebbe alla prima da titolare dopo il rientro, forte dei buoni segnali mostrati negli spezzoni con Inter e Young Boys, soprattutto in termini di pulizia nella trasmissione del pallone.
Il tedesco è subentrato in entrambe le partite a Miralem Pjanic, svolgendo i suoi stessi compiti in fase di costruzione, ma se verrà impiegato da interno al posto di Bentancur dovrà fare affidamento su un diverso tipo di bagaglio tecnico. È stato infatti frequente, quest’anno, vedere l’uruguagio coprire la posizione di terzino destro durante lo sviluppo della manovra, soprattutto nelle partite in cui Cancelo e Cuadrado si muovevano verso gli esterni o dentro al campo, alle spalle di Dybala. Emre Can, se utilizzato in questi termini, dovrà dunque essere abile nel fornire sia un cospicuo quantitativo di lavoro in ampiezza, sia la giusta partecipazione alla fase finale della manovra, dove l’allenatore livornese chiede sempre ai suoi centrocampisti di inserirsi in area.
Il nodo cruciale della sfida potrebbe però essere la contrapposizione tra la difesa a tre di Mazzarri e il “triplo 9” adottato spesso da Allegri nell’ultimo mese, visto che sembra difficile immaginare un Dybala tenuto nuovamente a riposo, e che non è mai scontato il turnover per Mandzukic. Questa soluzione garantisce alla Juventus meno rapidità e imprevedibilità negli interscambi posizionali, in favore di un maggior dominio fisico uomo su uomo e più facilità nell’attacco al secondo palo su situazioni di palla laterale. Inoltre, l’utilizzo del triplo nove potrebbe costringere Mazzarri a sfruttare in maniera sistematica il raddoppio dei centrocampisti ed esterni, lasciando così alla Juve più facilità nel conquistare campo grazie alla superiorità numerica in zona centrale. Forse, per ovviare a questo problema, Mazzarri potrebbe passare alla difesa a quattro, ma sarebbe una scelta senza dubbio sorprendente, vista la solidità dimostrata dal 3-5-2 fino ad adesso.
Allegri, invece, sembra avere sostanzialmente due alternative. Giocarsela con il 4-3-3 delle ultime partite, sfruttando Mandzukic e Ronaldo in posizione abbastanza ravvicinata, per attirare le marcature avversarie e aprire spazi per gli inserimenti da dietro. Oppure passare al 4-2-3-1, un modulo sempre piuttosto efficace contro le difese a tre, sfruttando in maniera più marcata le catene laterali, con Douglas Costa o Bernardeschi sull’esterno e Dybala sulla trequarti in zona centrale. In questo modo, l’allenatore livornese renderebbe meno decisiva la superiorità numerica arretrata dei granata e ritroverebbe la pericolosità dell’argentino sulle seconde palle, come in occasione del gol segnato contro lo Young Boys.
In ogni caso, si prospetta un derby denso di contenuti tattici interessanti, tra due squadre dal valore tecnico assoluto differente, ma dotate entrambe di sufficiente organizzazione per rendere la partita imprevedibile.