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Frosinone, altro ko e fischi: Longo ora rischia. L'allenatore non molla: "Continuerò a lottare"

Serie A

Dopo la pesante sconfitta interna contro il Sassuolo l'allenatore gialloblù è in bilico: ore di riflessione e valutazioni in corso da parte della società

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Una sconfitta pesantissima per il Frosinone. Ancora un ko, il secondo consecutivo e il terzo nelle ultime cinque partite - dalle quali sono arrivati appena due punti - per la squadra gialloblù, sempre ferma al penultimo posto in classifica. Allo 'Stirpe' i gialloblù sono stati superati nettamente dal Sassuolo: 2-0 per la squadra di De Zerbi il risultato finale, con gli uomini di Moreno Longo che si sono resi protagonisti di una prestazione particolarmente opaca. Prova che non è andata giù ai tifosi del Frosinone presenti allo stadio, che a fine gara hanno contestato duramente la squadra con fischi assordanti. Adesso potrebbe essere a rischio Moreno Longo: la società sta valutando il da farsi. Al momento sembrerebbe orientata a non cambiare guida tecnica, ma non è affatto da escludere che la situazione possa cambiare, anche perché sono in corso contatti con altri allenatori tra cui De Biasi - che però potrebbe aspettare il Bologna - e Baroni.

Longo: "Io non mollo, continuerò a lottare"

Nel frattempo Moreno Longo ha analizzato il momento della sua squadra ai microfoni di Sky Sport. Scuro in volto l'allenatore del Frosinone, che ha criticato la prestazione della sua squadra assumendosi ogni responsabilità: "Il presidente non ha ancora parlato - ha detto Longo -, non si è ancora espresso, quindi in questo momento il post gara è solamente condito dalla nostra amarezza, dalla mia amarezza e da quella dei giocatori per aver perso un’opportunità non vincendo in casa ma soprattutto avendo fatto una brutta prestazione. Oggi c’è poco da salvare, non siamo stati mai in partita. Abbiamo approcciato male, siamo stati anche schiacciati un po’ dalla pressione di dover vincere per forza questa partita. È giusto che mi assuma io la responsabilità di questa sconfitta, come del resto ho sempre fatto, poi la società farà le proprie scelte come è giusto che sia. Sicuramente il mio stato d’animo in questo momento è condito da grande amarezza e grande delusione, noi siamo i primi a voler offrire prestazioni diverse e a voler fare qualcosa che oggi non siamo stati in grado di fare. Pensare di farmi da parte? Non è un pensiero che faccio perché reputo le dimissioni un atto di resa e nel mio carattere non esiste la resa. Esiste la lotta, lotto da quando sono nato, in Serie A ci sono arrivato tramite i risultati e non mi ha regalato niente nessuno. Se non mi manda via la società io sto attaccato con le unghie e con i denti, lottando giorno dopo giorno, anche con una squadra che potenzialmente è inferiore alle altre. In questo senso non condivido il fatto di abbandonare una nave che sta affondando".

"Giusti i fischi dei nostri tifosi"

Longo ha poi parlato della contestazione subita a fine gara e ha spiegato perché la squadra è andata sotto la curva. "Una squadra come la nostra - ha proseguito l'allenatore del Frosinone -, che vuole raggiungere un’impresa che si chiama salvezza, non può prescindere dall’essere sempre concentrata. Il Sassuolo è stato superiore perché è superiore al Frosinone e lo si può anche accettare, ma non si può accettare un atteggiamento sbagliato in una gara nella quale ha prevalso la pressione di dover vincere per forza. Abbiamo completamente sbagliato la partita. Perché siamo andati sotto la curva? È normale andare sotto la curva, noi andiamo a salutare la nostra gente anche quando le cose vanno male. Se ci sono i fischi prendiamo i fischi, ma sicuramente non è un comportamento sbagliato da parte nostra: quando ci chiamano per festeggiare siamo i primi ad andare, lo stesso quando c’è una contestazione. Ma non è stata violenta, anzi dovremmo cercare di enfatizzare il meno possibile queste situazioni. È giusto che il pubblico dopo una prestazione del genere fischi e contesti perché non ha visto ciò che si aspettava, ma stiamo parlando sempre di sport e ho visto come i ragazzi erano affranti nello spogliatoio. Parliamo di ragazzi che vanno dai 20 ai 35 anni, quando sbagliano una partita penso che non vogliano sbagliarla apposta".