Stando alle statistiche e agli "expected goals" su cui si basano tante analisi scientifiche fatte sul calcio, l'Atalanta contro l'Empoli avrebbe dovuto segnare più di 5 reti in virtù dei 47 tiri verso la porta dell'insuperabile Dragowski. E invece il pallone ha smentito tutti ancora una volta
Montagne di dati, fiumi di statistiche: tutti raccolti con lo scopo di “prevedere” il calcio e dare un senso al pallone, finché non arriva la partita “pazza” che manda in tilt il sistema. È bastato un Atalanta-Empoli per fare in modo che la scienza venisse smentita dal campo, con gli scienziati del pallone increduli di fronte al rovesciamento improvviso di ogni loro teoria. Zero a zero nonostante i 47 tiri (record nei 5 principali campionati europei in questa stagione) indirizzati dall’Atalanta verso la porta di Dragowski, protagonista di una prestazione monstre con le sue 17 parate, record per un portiere in Serie A dal 2004/05. Diciassette interventi di cui almeno 10 decisivi: sui diagonali di Zapata, sui siluri di Ilicic, sulle incursioni di Gomez, Freuler, De Roon, Hateboer. Nel finale, attirato da quella porta stregata e con l’intenzione di spezzare l’incantesimo, persino Mancini si è spinto nell’area dell’Empoli, provandoci prima in rovesciata e poi di tacco (lui, che di mestiere fa il difensore), ma era evidentemente destino che quella partita terminasse senza reti.
E andatelo a spiegare a chi invece cerca ancora la formula matematica del gol: stando ai famosi “data”, su cui tante squadre ormai fondano le loro analisi pre-match degli avversari, l’Atalanta contro l’Empoli avrebbe dovuto segnare 5 gol (5,86 per la precisione). E invece niente. Uno 0-0 da record, a modo suo, visto che il 5.86 della Dea rappresenta il valore più alto di xG (i famosi “expected goals”) senza segnare in oltre 85mila partite analizzate dagli statistici che si occupano di studiare il calcio da quando anche il pallone viene vivisezionato come si fa con gli sport americani, sull’onda del successo dei casi alla “Moneyball”.
È il calcio, bellezza. Imprevedibile perché è possibile calcolare i rimbalzi del pallone solo fino a un certo punto, perché la storia è piena di squadre più forti che non hanno vinto. Il vero scienziato, però, non demorde di certo. In fondo, per lui, anche l’eccezione alla regola costituisce un “dato” da analizzare e conservare.