Fiorentina-Genoa, le chiavi tattiche della sfida salvezza

Serie A

Dario Pergolizzi

Fiorentina e Genoa sono due squadre in crisi, con grandi problemi di finalizzazione. Domenica sera si incontrano in una sfida drammatica che può voler dire retrocessione

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Forse neanche i più pessimisti tra i tifosi fiorentini e genoani si sarebbero aspettati, a inizio stagione, di dover conquistare la salvezza all’ultima giornata, contro una diretta concorrente, dopo una serie di risultati tremendamente negativi. Il 17 febbraio, alla ventiquattresima giornata, sia Fiorentina che Genoa vincono, rispettivamente contro Spal (1-4) e Lazio (2-1). Da lì in poi i viola non riusciranno più a conquistare i tre punti, 6 pareggi e 9 sconfitte tra campionato e coppa; mentre i rossoblu sono riusciti a vincere contro una Juventus rimaneggiata, ma per il resto ha messo insieme 6 pareggi e 6 sconfitte. Fiorentina-Genoa sarà dunque uno spareggio in tutto e per tutto, considerata la contemporaneità con le altre gare delle dirette interessate alla lotta salvezza, Empoli e Udinese, rispettivamente impegnate a San Siro contro l’Inter e a Cagliari. Una partita dai contorni drammatici tra due squadre con problematiche tattiche e tecniche evidenti, il tutto appesantito da una pressione psicologica con pochi eguali.

Sia Genoa che Fiorentina hanno dovuto affrontare, per contingenze diverse, dei bruschi cambi della guida tecnica. Dopo la staffetta tra Ballardini e Juric, è stato Prandelli a prendere in mano un Genoa relativamente tranquillo, ma che nella sessione invernale si è separato dal suo miglior giocatore, Piatek; Montella invece è subentrato al dimissionario Pioli molto più tardi, il 9 aprile. Per entrambe le squadre, questi avvicendamenti hanno avuto degli effetti negativi su gioco e risultati. Provare ad attribuire a un allenatore subentrato ogni causa e merito delle svolte della propria squadra è spesso un’operazione sterile, tuttavia è evidente che né Prandelli né Montella siano riusciti ad arginare il declino, finendo per rimanerne travolti.

Gli impatti di Prandelli e Montella

Per ragioni differenti, la produttività offensiva di Fiorentina e Genoa è il segnale più chiaro di due squadre in grande crisi. Se da una parte il Genoa sembra aver perso brillantezza nella finalizzazione (e non ci sarebbe troppo da stupirsi, dopo la cessione di Piatek), la Fiorentina pare avere problemi di sviluppo delle occasioni.

La Fiorentina di Montella è stata la peggiore del campionato per punti e gol fatti, mostrando una diminuzione degli xG e dei passaggi nell’area avversaria rispetto alla versione di Pioli. L’impressione è che il nuovo tecnico abbia cercato di improntare un accenno dei suoi principi offensivi, smorzando l’atteggiamento iper-verticale impostato da Pioli in favore di un assetto più compatto e arioso. I risultati sono però stati insoddisfacenti, fatta eccezione per la buona gara contro la Juventus, risalente ormai a un mese fa.

Il sistema di gioco ha oscillato tra un 3-5-2 di base a un 4-4-2, talvolta 4-3-3. Decisiva è spesso la posizione di Biraghi, che consente alla linea difensiva di scivolare verso destra, con Milenkovic a fare da terzino secondo le necessità. Anche l’assetto è cambiato: il baricentro sembra essersi abbassato e le punte si trovano spesso più strette rispetto a prima; nei frangenti in cui la Fiorentina privilegia un atteggiamento attendista per sfruttare il campo aperto, la difesa posizionale non sembra funzionare bene, venendo spesso bucata tra le linee a causa di un atteggiamento poco aggressivo.

Il paradosso del Genoa di Prandelli è invece enunciato dai numeri, che mostrano una squadra più performante rispetto a quelle di Ballardini e Juric, per occasioni concesse e prodotte (considerando anche lo sviluppo della manovra negli ultimi metri), ma spaventosamente meno efficiente nella conversione delle stesse. La ragione più banale e immediata è il vuoto lasciato da Piatek al centro dell’attacco, sia in termini di qualità delle conclusioni che per l’influenza che lo stesso aveva sulle difese avversarie rispetto alle punte attuali. Prandelli ha cercato di compensare cambiato diversi sistemi di gioco, provando sia soluzioni a una punta (accompagnata da due esterni alti o da un “guastatore” a ridosso), sia la coppia (aggiustando la posizione del duttile Kouame o impiegando contemporaneamente due tra Sanabria, Lapadula, Pandev). Dopo qualche timido tentativo di calcio di possesso più elaborato, il Genoa si è assestato su un’identità tattica prevalentemente volta allo sfruttamento delle ripartenze in campo lungo.

Dove si gioca la partita

La fascia più calda sembra essere quella occupata da Criscito che, dopo diverse buone prestazioni, avrà spesso a che fare con Mirallas e/o Chiesa. Molto dipenderà dalle posizioni di partenza delle punte viola: il Genoa può sfruttare anche l’attitudine dei suoi difensori ad una marcatura più aggressiva sull’uomo (è la seconda squadra del campionato per contrasti a partita, 17.7), grazie all’utilizzo della linea difensiva a 3 che permette scalate in avanti più decise, quindi se Montella dovesse riproporre Chiesa in posizione centrale e Muriel in attacco posizionale, dovrebbe finire per avvantaggiare la difesa del Genoa.

Il rebus dell’atteggiamento sarà cruciale per entrambe. Forse il modo migliore per la Fiorentina di mettere in condizione i propri giocatori più qualitativi è quello di attirare l’avversario nella propria metà campo per poi lanciare in profondità i suoi due attaccanti, accettando di allontanarli molto dalla porta per poterne sfruttare le capacità di attaccare in campo aperto, magari attirando e mettendo in crisi le marcature dei difensori avversari, muovendoli e provando a colpirli anche con inserimenti a rimorchio (per sfruttare anche Benassi, a oggi miglior realizzatore in rosa). Provare a impostare la partita schiacciando il Genoa nella propria metà campo potrebbe essere controproducente, sia per le qualità dei propri giocatori che per quelle della squadra di Prandelli, che ha dimostrato di soffrire le offensive in campo aperto più di quelle a difesa schierata.

Sarà comunque una partita molto nervosa, dove le strategie tattiche potrebbero essere rinnegate e modificate nel giro di pochi minuti e dove gli equilibri verranno più volte messi in discussione. La dimensione mentale giocherà un ruolo fondamentale, per due squadre che hanno chiuso la stagione nel peggiore dei modi possibili e che sono adesso chiamate ad andare oltre ogni contraddizione tattica, per gli ultimi fatidici 90 minuti.