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Serie A, le migliori giocate della 9^ giornata

Serie A

Redazione l'Ultimo Uomo

©Getty

Il doppio tunnel di Pastore, che contro il Milan ha mostrato la miglior versione di sé stesso da quando è a Roma, la girata con cui Kouamé ha completato la rimonta del Genoa sul Brescia e altre grandi giocate dal nono turno di campionato

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La nona giornata di campionato, in attesa che la decima la soppianti in poche ore, è stata particolarmente difficile da interpretare: Juventus, Inter e Napoli hanno pareggiato contro tre squadre “piccole”, l’Atalanta ha segnato 7 gol contro quella che era la miglior difesa del campionato, il nuovo Genoa di Motta ha mandato in gol tre giocatori subentrati. In campo si sono visti grandi gesti atletici, questi sono i più meritevoli.

La girata di Kouamé 

Una delle poche cose che si poteva imputare a Kouamé era quella di segnare poco: ad esempio 4 gol in tutta la scorsa stagione. Certo, il lavoro che fa in campo è più sporco, di raccordo, ma per un attaccante buttarla dentro ogni tanto serve sempre, per la squadra e per il morale. 

 

Con questa girata da centravanti navigato, Kouamé alla nona giornata ha raggiunto il bottino dello scorso campionato. A sorpresa Thiago Motta lo aveva lasciato fuori dai titolari, facendolo entrare al 20’ del secondo tempo con la squadra sotto nel punteggio ed è stato fondamentale nella rimonta del Genoa. La cosa incredibile di questa giocata è che a prima vista, sembra una sforbiciata scoordinata, bruttina, di quelle in cui il pallone viene colpito con lo stinco. A riguardarla bene invece si capisce come invece Kouamé si coordini benissimo, veloce e plastico come una molla, riuscendo in un lampo ad andare a quasi a terra per colpire al volo un pallone piuttosto basso, o almeno basso per questo tipo di sforbiciate, ma riuscire ugualmente a dargli la forza e la precisione necessarie per battere Joronen.

Il filtrante di Sabelli

 

Quando ci si chiede quanto sono forti i calciatori di Serie A bisognerebbe fare attenzione anche a come i calciatori che consideriamo più scarsi - e che sono alla base piramidale dell’eccezionalità tecnica e fisica della Serie A - riescano a fare cose incredibili. Perché questo passaggio di Sabelli è oggettivamente incredibile. Serve visione di gioco, sensibilità tecnica e tempismo ingegneristico. Uno di quei cross che dopo averlo visto la prima volta ti chiedi se sia stato del tutto intenzionale; e a rivederlo sì, lo è stato. Sabelli colpisce la palla con l’interno, laddove è più complicato dosare la forza, e gli imprime la velocità esatta per farla passare dietro al difensore e sui piedi del compagno, che poi tira in maniera sciatta rovinando tutto.

Il miracolo di Ospina

 

Ospina è un secondo portiere un po’ atipico, arrivato al Napoli dopo che l’infortunio di Meret aveva richiesto garanzie. L’anno scorso ha messo insieme 20 presenze, ma quest’anno la bilancia sembra andare verso il giovane portiere italiano, che nelle ultime giornate ha dimostrato di essere davvero forte. Ancelotti tuttavia deve fidarsi del portiere colombiano e ieri contro la SPAL si è capito il perché.

 

Questa parata, che ovviamente cita la famosa “parata del secolo” di Gordon Banks, è semplicemente irreale, ci ricorda quanto i portieri ad alto livello abbiano dei riflessi più vicini ad alcuni felini che agli uomini. Ospina addirittura ci arriva sufficientemente bene da respingere il pallone lontano, non lasciarlo nei pressi della linea di porta dove sarebbe rimasto il pericolo, come farebbe un giocatore di pallavolo che si butta alla disperata su un pallone che sta andando in tribuna. Qualche secondo dopo addirittura Vicari, l’autore del colpo di testa, va a complimentarsi con il portiere del Napoli, accettando il verdetto del campo, ovvero che Ospina, fino a prova contraria, ha fatto la parata più bella di questo inizio di stagione.

Il doppio tunnel di Pastore

 

Nella sua fase esistenziale di ex giocatore, di fantasma del calcio passato, Javier Pastore contro il Milan ha giocato la sua migliore partita. Non ha smesso di rimandare un forte senso di decadenza fin de siècle col suo calcio: sembra semplicemente lo stesso giocatore di Palermo e Parigi, solo un po’ diverso, più piccolo, più fragile, più lento, più impreciso. La stessa persona a cui hanno tolto la magia. Eppure sta trovando una condizione fisica finalmente accettabile, e ha giocato la sua terza partita ravvicinata, addirittura per tutti e novanta i minuti. In questa azione la leggera asimmetria tra il Pastore del passato e quello del presente, che dopo due tunnel in cui ritrova una memoria corporea ormai sepolta, si fa togliere il pallone da Conti.

Boateng nello stretto

 

Nel nuovo 3-5-2 di Montella per Kevin-Prince Boateng sembra non esserci troppo spazio. Dopo le prime due negative giornate, infatti, la Fiorentina si è trasformata in una squadra da difesa bassa e transizioni lunghe, che si basa soprattutto sulle associazioni tecniche tra Chiesa e Ribery, e la loro capacità di creare superiorità superando il diretto avversario in dribbling. Le qualità di Boateng sono quindi passate lentamente in secondo piano, relegate a ritagli di partite in apparizioni da attore non protagonista. Ieri, ad esempio, Boateng è entrato a un quarto d’ora dalla fine, tempo che però ha utilizzato tra le altre cose anche per mostrare tutta la sua qualità nel gioco spalle alla porta. È grazie a questa che la Fiorentina riesce ad arrivare in verticale sulla trequarti, dopo la gestione di un pallone che sembrava impossibile da conservare, tra la pressione di Patric, Parolo e Lucas Leiva. Prima con caparbietà, poi con un utilizzo perfetto della suola Boateng riesce a girarsi con il pallone incollato al destro e affondare la progressione tra le linee della Lazio, prima di servire il movimento in profondità di Pulgar. Qualità che torneranno utili, adesso che Ribery è atteso da una lunga squalifica.