Il portiere nerazzurro in esclusiva a Sky Sport: "Essere capitano è una responsabilità di cui vado fiero. Questo gruppo è unito e può ancora crescere tanto. L'eliminazione dalla Champions è una ferita aperta. Scudetto? Work in progress, abbiamo il dovere di provarci"
Leader e punto di riferimento di un gruppo protagonista di una prima parte di stagione super, soprattutto in campionato. Samir Handanovic non si nasconde: "Essere capitano dell’Inter è una responsabilità di cui sono orgoglioso e cerco di rispettarla, a modo mio, in campo e fuori dal campo". Il portiere nerazzurro, intervistato in esclusiva da Sky Sport, ha affrontato diversi temi, iniziando da uno dei segreti di questa Inter prima in classifica in Serie A a pari punti con la Juventus: "Sono orgoglioso di questo gruppo che è nato sei mesi fa partendo dalla Cina, con il nuovo mister, con una nuova filosofia. Abbiamo mosso tanti passi in avanti, siamo migliorati in tante cose e penso che abbiamo ancora molti margini di crescita. C’è molta disponibilità, questo gruppo va avanti insieme, pensa come un’unica cosa e questo è davvero importante", le parole del portiere nerazzurro.
Hai la sensazione che è passato il momento in cui l’Inter solo partecipa, ma che stia arrivando il momento per competere e provare a vincere?
"Noi abbiamo il dovere, la voglia e l’ambizione di provarci. Però poi ci sono tanti fattori, tante cose da superare. La società sta facendo dei passi in avanti e il nostro è un percorso di crescita, questo è evidente. Penso che avere una causa comune sia basilare. Il rispetto un compagno lo guadagna solo in campo, non bisogna per forza essere amici per andare d’accordo. L’importante è andare d’accordo in campo, che ci sia rispetto sul terreno di gioco".
Hai già capito in questi primi mesi perché un allenatore come Conte riesca a fare la differenza nei gruppi e nei posti dove va a lavorare?
"Sì, l’ho capito. Del mister mi piace che, prima di aspettarsi tanto dagli altri, si aspetta tanto da se stesso. E questo lo dimostra ogni giorno sul campo. A lui interessa solo il rettangolo di gioco, non gli interessa di quello che scrivono i giornali. Lui guarda solo il campo e valuta il lavoro e il sacrificio da parte di tutti".
C’è un momento in questa stagione che non vorresti rivivere? O un momento invece che ti ha dato la sensazione che questa squadra sia forte, non solo tecnicamente, ma anche mentalmente?
"C’è una partita che vorrei vivere e allo stesso tempo non rivivere, quella di Dortmund contro il Borussia in Champions. Quella gara ci ha dato consapevolezza, ma allo stesso tempo ha fatto emergere i punti dove siamo mancati. È una partita che ci ha fatto capire che ci sono ancora passi avanti da fare, così come la gara contro il Barcellona".
A livello di autostima cosa vi ha lasciato il girone di Champions?
"Ci ha dato consapevolezza di tante cose, però ha lasciato anche una ferita aperta e tanta rabbia".
Come definisci questo momento della tua carriera?
"Quello della consapevolezza e della maturità. Io cerco sempre di migliorare nel lavoro quotidiano. Non ho grossi rimpianti, mi faccio solo qualche rimprovero. Per quanto riguarda il mio carattere posso solo essere orgoglioso dell’educazione che mi è stata data dai miei genitori, dall’etica del lavoro che mi hanno dato: cerco di trasmettere, insieme a mia moglie, questi valori ai miei figli".
Lautaro-Lukaku, te l’aspettavi una coppia così forte?
"Sì, me l’aspettavo. E mi aspetto di rivedere Alexis Sanchez con loro, un altro giocatore molto importante che è mancato".
A fine stagione sarai soddisfatto se….?
"Se la squadra avrà dato tutto".
Avete mai parlato tra di voi di scudetto? È mai uscita questa parola nello spogliatoio?
"Tante squadre all’inizio e a metà campionato parlano di scudetto. È facile pronunciare le parole, bisogna poi vedere cosa c’è dietro. La nostra squadra deve solo pensare a lavorare e a sacrificarsi più degli altri, solo così possiamo pensare a qualcosa di grande. Diciamo che per ora siamo 'Work in progress'".