Parla il centrocampista nerazzurro: "Il calcio è la mia vita, ma ora fatico a pensarci. In futuro sogno di vincere con l'Inter, che è casa mia, e di giocare l'Europeo. Conte ha un atteggiamento paterno con noi, mi sto allenando in casa e sarei pronto per giocare dopo l'infortunio. Da bambino giocavo in porta, poi il mio idolo diventò Xavi e cominciai a studiarlo. Non ho mai tifato per nessuno, ma ora il mio cuore è interista"
Stefano Sensi aveva iniziato alla grande questa stagione: elemento centrale nel gioco dell'Inter, autore di 3 gol e 4 assist nelle prime sei giornate. Poi troppi infortuni e appena 5 presenze, di cui solo due da titolare, tra l'8° e il 26° turno. Ora il centrocampista classe 1995 lavora in casa in attesa di riprendere, seguendo il programma di lavoro che quotidianamente gli dà Antonio Conte con il suo staff. Ma prima bisogna sconfiggere il coronavirus: "Il calcio è la mia vita, ma ora fatico a pensarci – ha dichiarato Sensi in un'intervista a Repubblica - Riprendere a giocare non è la priorità, ne parliamo anche fra compagni di squadra in chat. Siamo cittadini come gli altri, pensiamo a chi sta male e a chi muore. Ai medici e agli infermieri in prima linea". In estate il grande salto in nerazzurro, fino alla Nazionale. Per il futuro Sensi punta ancora più in alto: "Sogno di vincere con l'Inter, che è casa mia, e di giocare gli Europei nel 2021".
"Conte come un padre"
E poi c'è Antonio Conte, suo nuovo maestro: "Con lui ho un ottimo rapporto, è più scherzoso di come si possa pensare. E molto diretto, cosa che apprezzo. Con alcuni di noi, me compreso, ha atteggiamenti paterni. Dopo gli infortuni oggi sono pronto, anzi lo sarei. Il programma d'allenamento è simile a quello che facciamo alla Pinetina, teniamo alto il battito cardiaco. La differenza è la palla, che non tocco mai. Qualche compagno prova a palleggiare in casa. A me non va, non ha senso".
"Da portiere a centrocampista, Xavi il mio idolo"
Sulla sua evoluzione calcistica, aggiunge: "Da bambino volevo giocare in porta, ma la prima volta che mi hanno provato fuori non mi hanno più messo tra i pali. Poi il mio idolo diventò Xavi, studiavo i suoi video. Quando mi paragonano a lui mi emoziono, senza montarmi la testa. Non ho mai tifato per nessuno, seguivo i campionati brasiliano e argentino per la tecnica ma ora il mio cuore è solo interista. L'arrivo di Eriksen complicato il mio cammino in nerazzurro? No, una grande squadra deve avere più giocatori per ogni posizione. Christian ha giocato ad alti livelli, ci ha dato e ci darà una grande mano. Vorrei migliorare nella visione periferica, quel colpo d'occhio veloce che permette di intuire l'evoluzione del gioco e fare il passaggio giusto. Una dote difficile da allenare, ma ci sto lavorando".