L'ex capitano, oggi vicepresidente dell'Inter parla a #CasaSkySport della possibile ripresa del campionato: "Non è un interruttore che si accende e si spegne, bisogna anche percepire l'aspetto psicologico dei calciatori. Sono esseri umani con delle famiglie e bisogna tenerne conto". Sul mercato nerazzurro: "Lautaro? Lo vedo tutte le settimane allenarsi ad Appiano con i suoi compagni. Lo vedo felice con noi e mi auguro che resti a lungo, è un patrimonio del club"
"Oggi pensare alla ripresa è molto difficile. Fino al 13 aprile è giusto restare a casa per permettere alla curva epidemiologica di scendere, poi torneremo alla vita normale in maniera graduale. Siamo in una situazione drammatica in tutto il mondo. Il coronavirus sta colpendo tante popolazioni e non va assolutamente sottovalutato". Parola di Javier Zanetti, che a #CasaSkySport racconta il suo punto di vista sull'emergenza sanitaria che riguarda l'Italia e il resto del mondo. Secondo il vicepresidente dell'Inter "dopo tutto questo daremo un valore diverso alle cose. Ora si lavora da casa, sono in contatto con i dirigenti e i giocatori e aspettiamo di poter tornare a lavorare dal vivo".
"Bisognerà lavorare sull'aspetto psicologico dei giocatori"
Zanetti risponde anche sulle ipotesi riguardanti la ripresa del campionato: "Prima bisogna vedere quando questa situazione sarà sistemata - le sue parole - poi bisognerà stare attenti a non compromettere la prossima stagione. Non è semplice prendere una decisione, bisogna vedere tutte le carte sul tavolo". Una scelta delicata, la definisce l'ex capitano dell'Inter: "In Italia purtroppo ci sono stati tanti morti e tante persone che lottano per vivere. Chi dovrà prendere decisioni importanti per il mondo del calcio dovrà stare attento, sono scelte delicate. Non è un interruttore che si accende e si spegne, bisogna anche percepire l'aspetto psicologico dei calciatori. Sono esseri umani con delle famiglie e bisogna tenerne conto". A proposito di famiglia, Zanetti considera in questo modo l'Inter: "L'Inter cade e ha già la forza per rialzarsi sempre, questo ci contraddistingue. Fa parte del nostro Dna e lo viviamo in questa maniera. L'Inter è anche responsabilità sociale, cerca sempre di capire come si può aiutare. Sono i valori che abbiamo e come ha detto lo Zio Bergomi (anche lui in collegamento da casa, ndr) sono valori da trasmettere".
"Lautaro patrimonio del club, spero resti a lungo"
Nel presente dell'Inter c'è un altro argentino come Lautaro Martinez: "A me fa un enorme piacere parlare di Lautaro. L'abbiamo preso quando era il giocatore più promettente del calcio argentino - ricorda Zanetti - quando parlavamo con Diego Milito, eravamo d'accordo sul fatto che potesse diventare un giocatore importante. Ora ha appena 22 anni, è un punto fermo nella nazionale argentina. Lo vedo tutte le settimane allenarsi ad Appiano con i suoi compagni. Lo vedo felice con noi e mi auguro che resti a lungo. Insieme ad altri ragazzi che sono cresciuti tantissimi, rappresenta un patrimonio importante per il nostro club". Quanto a giocatori forti, Zanetti ricorda un avversario e due compagni di squadra tra i top su scala mondiale: "Henry aveva grande potenza e grande velocità, difficile da marcare. Il più forte con cui ho giocato? Ronaldo il Fenomeno aveva una grande classe, grandissima qualità. Ho avuto anche la fortuna di giocare con Messi in Nazionale e credo che siano i due più forti".
"Migliori allenatori? Scelgo Simoni e Mou"
Con 1114 partite ufficiali giocate, Zanetti è terzo nella classifica all time per presenze tra i giocatori di movimento dopo Xavi e Roberto Carlos. L'occasione è utile anche per ricordare marcature eccellenti: "Ho giocato contro tanti grandi campioni, penso a Messi nelle due semifinali di Champions. Ricordo una partita contro la Juve in cui Simoni mi chiese di marcare a uomo Zidane. Togliere la palla a Zizou era molto complicato. Ho giocato per 90 minuti concentrato su di lui, è andata bene. Abbiamo vinto 1-0". Doppia scelta sulle partite indimenticabili e gli allenatori preferiti: "Io ricordo la mia prima partita all'Inter, era come realizzare un sogno. Scendere in campo a San Siro per me è stata un'emozione unica. Potrei dire anche la finale di Coppa Uefa 1997/98 vinta contro la Lazio, ho fatto gol ed era il mio primo trofeo con l'Inter. Allenatori? Dico Simoni e Mourinho". Inevitabile un ricordo della vittoria della Champions League 2009/2010 con l'Inter: "Mi piace ricordare il percorso fatto per arrivare a Madrid - ammette Zanetti - mi viene in mente la partita di Kiev, dove a cinque minuti dalla fine eravamo fuori dalla competizione e abbiamo rimontato. Poi la semifinale di ritorno a Barcellona. Quando la guardo soffro ancora, è stata una partita infinita. La notte di Madrid ci ha permesso di coronare un sogno. Avendo 37 anni, per me era l'ultima possibilità di sollevare un trofeo ed è andata bene".