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Serie A, le migliori giocate della 5^ giornata

Serie A

Redazione Ultimo Uomo

©Getty

La bella azione del Sassuolo, il doppio tunnel di Ilicic, il lancio millimetrico di Pandev e altre grandi giocate dall'ultima giornata di campionato.

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La quinta giornata di Serie A ha confermato come il campionato sia più aperto che mai. Il Milan è stato fermato in uno spettacolare pareggio dalla Roma, permettendo a Napoli e Inter di avvicinarsi, ma in generale i distacchi rimangono minimi e nessuna squadra sembra pronta alla fuga. Se mancano certezze, anche per la situazione in cui è partita questa stagione, non mancano i gol e le grandi giocate. Si segna tanto, ma soprattutto in maniera spettacolare. Queste sono le migliori di questa settimana, avrebbero potuto essere molte di più, ma, come facciamo da un po’, abbiamo deciso di premiare giocate che non sono terminate in gol.

 

L’azione nella nebbia del Sassuolo

Anche se viene fatta spesso passare per un’ideologia dominante, il gioco di posizione in Italia ha di fatto solo un sostenitore convinto e cioè il Sassuolo di De Zerbi. Utilizzare il possesso per manipolare la struttura posizionale avversaria e trovare gli uomini dietro le linee di pressione è qualcosa che le squadre italiane di solito fanno solo in alcune fasi di gioco, di solito la prima costruzione, preferendo fare affidamento per il resto su transizioni lunghe e lanci verso un uomo forte fisicamente che sappia giocare di sponda. Questa azione contro il Torino dimostra però quanto il gioco di posizione sia utile anche a squadre con un tasso tecnico non di primissimo livello per arrivare in porta partendo da situazioni apparentemente tranquille, con tutto l’avversario sotto la linea della palla. Ovviamente c’è bisogno di allenamento e movimenti studiati (per esempio quello di Caputo che si allarga per creare densità sul corridoio intermedio di sinistra) e di giocatori estremamente creativi (in questo caso Djuricic, che prima si appoggia con il tacco su Caputo e poi lancia Kryakopoulos tagliando a metà la difesa del Torino), ma rimane stupefacente come con un gioco relativamente semplice si possa arrivare potenzialmente a colpire in porta da un possesso senza alcune pretese. Forse oltre a parlare dei suoi limiti difensivi, la Serie A dovrebbe capire a fondo anche la forza creativa della squadra di De Zerbi, che credo abbia qualcosa da insegnare. 

 

I due tunnel di Ilicic in pochi minuti 

Sabato l’Atalanta ha perso la seconda partita di fila ma è comunque uscita dall’Atleti Azzurri d’Italia con una buona notizia, e cioè il ritorno a tutti gli effetti di Ilicic. O meglio: il ritorno dell’Ilicic che tutti conoscevamo. Il trequartista sloveno ha ancora qualche ruggine, ma contro la squadra di Ranieri ha già dimostrato di poter essere per l’Atalanta di Gasperini quello che è stato fino ad adesso, ovvero la variabile che rende imprevedibile un sistema che altrimenti sarebbe solo intenso e meccanico. Ilicic contro la Sampdoria ha tentato 16 dribbling (SEDICI) e gliene sono riusciti 10 (DIECI) - come a voler ritrovare la sensazione dell’uno contro uno. Due di questi dieci sono questi tunnel umilianti rifilati a Thorsby, che nell’arco di pochi minuti si ritrova per due volte a guardarsi le gambe accorgendosi che Ilicic ormai gli è scappato alle spalle. Come nei film si inquadra il volto di chi sta assistendo qualcosa per mostrarne le emozioni, anche in questo caso è interessante concentrarsi sulla reazione del centrocampista norvegese che, in entrambi i casi, una volta subito il tunnel, prova ad agitare le braccia per fermare Ilicic almeno fisicamente, come se lo avvertisse solo come un'ombra - un fantasma senza consistenza che può passargli attraverso. Gasperini spera che Ilicic ritorni a essere questo per gli avversari anche nelle partite a venire, per riportare l’Atalanta dove ha dimostrato di poter stare.

 

Il controllo di Damsgaard nell’azione del gol di Quagliarella

Nel calcio il confine tra fortuna e volontarietà del gesto - tra volontà e accidente - è spesso dibattuta, nei gol (“e se avesse crossato?”) così come nei falli (“ma non l’ha fatto apposta”). Daamsgaard è stato uno dei migliori dei suoi, una delle chiavi della vittoria della Sampdoria a Bergamo, e non c’è dubbio che buona parte del merito di questo bellissimo gol di Quagliarella debba essere attribuita a lui. Eppure l’aspetto chiave di questa azione, cioè il controllo difficilissimo che esegue tra tre giocatori avversari su un passaggio troppo potente di Gaston Ramirez (che mi fa pensare che fosse diretto a Quagliarella più che a lui) non è di facile lettura. Il pallone gli ha sbattuto in maniera fortuita sulla coscia o è riuscito a usare l’esterno piede per attutire il rimbalzo a terra? Probabilmente non lo sapremo mai, e come al solito non possiamo far altro che goderci la bellezza della sua progressione - partita davanti alla sua area, dove ha anticipato Ilicic con la punta del piede, e conclusa all’ingresso dell’area di rigore avversaria, dove ha attirato Palomino sul lato destro prima di beffarlo con un filtrante a sinistra verso Quagliarella. Che in mezzo a questi due momenti ci sia forse un colpo di fortuna non toglie nulla alla sua grande azione e alla sua grande partita. 

 

Il riflesso miracoloso di Dragowski

In diretta è più facile notare l’errore di Dragowski, che si lascia sfuggire un cross facile, che non quello che succede dopo, nascosto dal corpo di Lasagna. Può sembrare che in qualche modo l’attaccante dell’Udinese abbia ciccato il pallone, chissà per quale motivo, ma che dell’altro è successo si capisce guardando la sua faccia, più stupita che colpevole. Servono un paio di replay per capire. Dragowski ha un riflesso mostruoso, riesce a estendere il braccio dietro la spalla arrivando nell’esatto punto in cui parte il tap-in di Lasagna. Non solo trova il punto giusto, ma lo fa nel tempo di un battito di ciglia, così rapido da essere quasi non visibile senza una ripetizione rallentata.

 

Il lancio di Pandev

Pandev sembra stare in Serie A dall’alba dei tempi. Forse complice una stempiatura sempre più appariscente ci sembra più antico dei suoi - comunque non pochi per un calciatore - 37 anni. La domanda più ricorrente è come fa alla diciassettesima stagione in Serie A a essere ancora il fulcro creativo di una squadra. La risposta è in giocate come questa. Pandev potrà non avere più la brillantezza dei vent’anni, ma la sensibilità tecnica del suo gioco si è conservata integra come un fiore in primavera. Non è solo la precisione del suo sinistro, che abbiamo imparato a conoscere, e che gli permette di effettuare un lancio a tagliare il campo perfettamente sulla corsa di Ghiglione, ma è anche la capacità di sapere dove si trova il compagno. Nei secondi in cui si costruisce l’azione, prima Pandev stoppa un pallone spalle alla porta, poi deve difendersi dalla pressione di quattro avversari. Come fa a vedere il movimento nello spazio di Ghiglione? Dal video non sembra mai guardare da quella parte, eppure lo serve con un pallone praticamente perfetto. Ecco saper rispondere a questa domanda vorrebbe dire spiegare la longevità di Pandev.