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Serie A e Decreto Crescita, manca un decreto attuativo: cosa cambia per i club

Serie A

Ne hanno parlato Marco Bellinazzo del "Sole 24 Ore" e Luca Marchetti su Sky Sport 24. Scenari, problemi e come inciderà sul calciomercato questa situazione

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"Non è una bella notizia per il calcio italiano, che già deve affrontare problemi di liquidità e sta fronteggiando la crisi dovuta alla pandemia" - a dirlo è Marco Bellinazzo, giornalista del "Sole 24 Ore", in collegamento su Sky Sport 24 insieme a Luca Marchetti. Al centro dell'analisi la Circolare dell’Agenzia delle Entrate che ha bloccato la norma relativa alle agevolazioni per gli sportivi professionisti prevista dal Decreto Crescita. Per sbloccare la situazione servirà un decreto attuativo, che ancora non c'è. "Il calcio aveva proprio nel Decreto Crescita un bell'aiuto - ha proseguito Bellinazzo, che poi spiega -, dal maggio 2019, acquistando un giocatore che nei due anni precedenti era stato all'estero, si poteva risparmiare il 50% dell'ingaggio. Ibrahimovic ne è un esempio, quando è tornato in Italia aveva un contratto di soli sei mesi, e quindi non ha potuto beneficiarne, ma quando ha prolungato ciò è stato possibile anche perché la società rossonera contava di avere un bel risparmio (contando una sua permanenza di almeno due anni, come previsto dal Decreto Crescita, ndr). Chiaramente non si parla solo di Milan, tutte le società hanno fatto questi ragionamenti, e non solo nel calcio, basti pensare a Belinelli a Bologna nel mondo del basket". Poi cosa è successo? "Una postilla di questo provvedimento - prosegue Bellinazzo - prevedeva la necessità di un decreto attuativo per consentire il versamento di un 0,5% sull'ingaggio lordo a un fondo per finanziare le attività dei settori giovanili. Ecco, in assenza del decreto attuativo che regoli come questi soldi vengano pagati al fondo, l'Agenzia delle Entrate ha ritenuto non operativo il bonus".

Lo scenario per lo sport senza decreto attuativo

Da qui i problemi: "Intanto le società, per un anno e mezzo, hanno applicato il bonus - ha continuato Marco Bellinazzo -, hanno pianificato operazioni per gennaio e ora sono in piena incertezza. Il punto è che, finché non ci sarà il decreto attuativo, è come se le società avessero usufruito di questo bonus, tra molte virgolette, illegittimamente. L'inghippo è tutto qui. E poi c'è una scadenza, il 28 febbraio 2021: se l'operatività non dovesse arrivare entro quella data, in teoria, tutte le società dovrebbero restituire gli sconti di cui hanno beneficiato. Se invece il decreto dovesse arrivare oltre questa data, i soldi verrebbero poi a loro volta restituiti ai club, ma sappiamo bene quanto possano essere lunghe le trafile dei rimborsi. Insomma, un pasticcio che si sarebbe potuto evitare. E che si innesta in un problema di carattere politico. La verità è che il Governo farà fatica a riconoscere un beneficio, in questo momento di crisi, a un mondo che viene generalmente riconosciuto di privilegiati come è il calcio. Servirebbe superare una serie di resistenze".

Decreto crescita, il problema è di liquidità

"Uno dei problemi è che questo decreto attuativo sarebbe dovuto uscire immediatamente dopo la promulgazione della legge - specifica Luca Marchetti in collegamento -, ma questo nessuno nel mondo del calcio, per diciotto mesi, lo ha - tra virgolette - preteso". E poi l'altro tema è la liquidità: "Dal punto fiscale di bilancio tutte le società hanno già accantonato la cifra, e a quel livello il problema non si pone. Il problema ora è di liquidità. Se non dovesse arrivare il decreto attuativo, l'Agenzia delle Entrate vorrà avere i soldi che le società non hanno pagato finora. E questo aggiunge un nuovo problema a quelli che il calcio sta già affrontando, così come tanti altri settori, a causa del Covid".

Decreto crescita per il calcio: la soluzione per i club

Dunque prosegue Marco Bellinazzo: "In questo scenario i club hanno avuto una responsabilità molto limitata. Giuridicamente il problema si risolve, perché c'era una norma legislativa che ammetteva questo bonus. O la si abbatte, oppure è giusta. Il tema vero è che - come diceva Luca -, con la crisi e i meno soldi che stanno entrando a causa degli stadi chiusi e delle minor sponsorizzazioni, i soldi nelle casse delle società non ci sono. Il calcio tempo fa ha chiesto ristori e indennizzi al Governo ricevendo risposte negative. E non sono certo che questo decreto attuativo possa davvero arrivare entro fine febbraio. Ripeto: se non arrivasse le società dovrebbero restituire tutto. Non parliamo di centomila euro, ma di almeno venti o trenta milioni. In questo specifico momento storico".

Il tema politico

Non solo. "C'è anche un altro tema politico centrale - prosegue Luca Marchetti -, cioè la risposta del Governo al modo in cui le società di calcio hanno utilizzato il Decreto Crescita, che è - in sostanza - una defiscalizzazione del lordo. Quindi le società non hanno risparmiato sulla spesa perché hanno pagato meno un calciatore, ma il Decreto Crescita ha permesso che un calciatore potesse guadagnare un po' di più, così da permettere ai club stessi di diventare più competitivi nel mercato internazionale. Chi realmente ne ha beneficiato, quindi, sono stati i calciatori stranieri, gli esempi sono i Lukaku, Eriksen, Ramsey o Rabiot. E questo potrebbe essere un piccolo ostacolo in più per fare in modo che questa norma possa essere accettata dall'opinione pubblica." 

Come cambierà il calciomercato

Dunque il tema mercato. Cosa cambierà in futuro e a partire dalla finestra di gennaio? "Tutto ciò potrà incidere nello stesso modo in cui sta incidendo la mancanza di liquidità causata dalla crisi Covid - dice Luca Marchetti -. Avevamo già delle proiezioni sul prossimo mercato piuttosto avare per quel che riguarda le possibilità di transazioni. Continuiamo a pensare che ci possano essere molti più scambi e prestiti che operazioni a titolo definitivo con esborso di soldi che, in questo momento, non ci sono". Conclude infine Bellinazzo: "Con questa situazione le società sono tutelate in via legale, perché esisteva una norma, ma in pratica potrebbero comunque essere messe nelle condizioni di dover pagare tutto, e poi di recuperare tra due o tre anni. Ma in quel tempo - senza aiuti di altra natura - molte società potrebbero non essere più nelle condizioni di chiedere quei soldi. Parliamo di club non solo di Serie A e non solo nel calcio. La serietà imporrebbe di risolvere subito la situazione. Ma temo che questa questione di incertezza possa protrarsi, condizionando ulteriormente in negativo un mercato che già non sarebbe stato florido".  

FIGC e Federbasket scrivono al Governo

Sia la Federcalcio che la Federbasket hanno scritto ai Ministri dell'Economia, Roberto Gualtieri, e a quello per le Politiche Giovanili e lo Sport, Vincenzo Spadafora per manifestare "notevoli preoccupazioni" relativamente alla circolare dell'Agenzia delle Entrate che ha bloccato, in attesa di un Dpcm, l'applicazione delle agevolazioni fiscali legate agli atleti professionisti che rientrano nel cosiddetto "regime degli impatriati". La richiesta ai ministri è di avviare quanto prima ogni iniziativa utile all'adozione del Dpcm