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Serie A, le migliori giocate della 23^ giornata

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Daniele Manusia

©LaPresse

Un dribbling di Luis Muriel, un velo di Dusan Vlahovic e altre grandi giocate da ricordare dalla ventitreesima giornata di campionato

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La 23esima giornata è stata la giornata del derby di Milano. All’autorevolezza con cui l’Inter si è persa tre punti importantissimi però hanno risposto altre partite di livello, ormai sempre più importanti per gli obiettivi delle squadre. L’Atalanta ha avuto la meglio sul Napoli dimostrando grande vitalità, la Lazio si mantiene in scia delle prime della classe vincendo con la Sampdoria, il Benevento ha dimostrato grande compattezza contro la Roma, Torino e Fiorentina hanno vinto due partite che danno ossigeno alla stagione. Spesso sono state gare in cui si sono viste grandi giocate dei singoli: Luis Alberto, Muriel per fare due nomi. Queste sono le migliori della settimana, in attesa di Juventus-Crotone.

 

I riflessi di Cragno 

Mentre la barca affonda, Cragno si sta confermando un ottimo portiere. In questo momento è quello che esegue più parate per 90 minuti (4.1), primo - per distacco - anche per quanto riguarda le parate di conclusioni arrivate dentro l’area di rigore (2.7). Tutte le statistiche avanzate confermano come Cragno, tra i pali, stia avendo una stagione notevole, non un buon segno per il Cagliari, che spera di invertire la rotta con un nuovo allenatore. 

Contro il Torino, mentre con un senso di urgenza i suoi compagni si sono buttati in avanti alla ricerca del pareggio, Cragno ha impedito in almeno due occasioni un passivo più pesante, dato una speranza fino all’ultimo ai tifosi. Belotti arriva a concludere da una posizione vantaggiosa, con un pallone che gli arriva in corsa coi giri giusti. Deve calciare col piede debole, ma soprattutto Cragno si è mosso in maniera perfetta: due passi in avanti per chiudere l’angolo di tiro ma anche dandosi il tempo di muoversi. Belotti sceglie di calciare forte sul primo palo, ma Cragno va a terra in un lampo e la devia con la mano. La difficoltà di una parata spesso si identifica da quanto si dispera l’attaccante e in questo caso Belotti si dispera molto.

 

Lo scavetto di Luis Alberto

C’è qualcosa di mistico nei calciatori in grado di giocare a un ritmo inferiore di quelli che li circondano senza perdere efficacia, quelli capaci di rallentare la palla, la partita, come gli apneisti che rallentano il proprio cuore per restare il più a lungo possibile sott’acqua. Luis Alberto è uno di questi giocatori, l’antitesi del calciatore iper-muscolare ed esplosivo che sembra essere il tipo di calciatore in grado di fare meglio nel calcio di questi anni. Luis Alberto non saprà volare come Mbappé, o perforare palla al piede le montagne come Haaland, in compenso sa mettere Immobile davanti al portiere con un cucchiaio sublime da fermo. La sua gestione, la sua comprensione dei tempi di gioco, sono fenomenali: controlla la palla, si gira e prima ancora che il difensore lo costringa a tentare un dribbling o qualcosa di più complicato, si inventa una linea di passaggio sopra le teste dei difensori. Non è diventato uno dei gol più belli dell’anno solo perché Immobile è stato stranamente impreciso sotto porta. Non era facile, colpire al volo di sinistro con la palla che arrivava da dietro, ma Immobile ha segnato gol più difficili di questo. Peccato, ci resta la classe di Luis Alberto, l’incantesimo con cui ferma il tempo intorno a sé ed effettua la sua giocata.   

 

Muriel termina la carriera di Fabian Ruiz

I dribbling e le finte più belle sono quelle che mettono in crisi i difensori. Un dribbling, per essere memorabile, non deve solo essere creativo, sorprendente, efficace, ma deve anche ridurre in polvere chi lo subisce. Trasformare atleti che si allenano tutti i giorni in goffi manichini lanciati giù per le scale è alla portata di pochi giocatori. Luis Muriel nei suoi giorni migliori è uno di questi. E da un po’ di tempo i suoi “giorni migliori” sono tutti i giorni in cui gioca a calcio davanti alle telecamere. 

 

Nel cambio di direzione con cui si intrecciano i fili che tenevano in piedi la marionetta di Fabian Ruiz c’è tutta la sua brillantezza, l’elasticità con accelera, rallenta e sterza in uno spazio ristretto a causa del fallo laterale; ma anche la furbizia da fenomeno di strada con cui attira Ruiz in trappola, prima di spingercelo dentro fingendo di spingere sulla gamba sinistra, lungolinea. Alla giocata sublime del colombiano, in uno splendido momento, si abbina così la brutta figura dello spagnolo, che a sua volta sta lasciando più di un dubbio sul suo utilizzo da parte di Gattuso e sulle sue migliori qualità. Diciamo che almeno ha capito che l’uno contro uno in campo aperto con un giocatore come Muriel non è roba per lui. 



Il lancio di Viola e il controllo di Lapadula

Quella del Benevento non è stata certo la partita di cui si esaltano i gesti tecnici, eppure in mezzo al mare della sofferenza difensiva e della caparbietà qualche tesoro c’è. Uno è questo lancio morbidissimo di Nicolas Viola, che fa finta di voler ricevere sul sinistro per eludere la pressione di Veretout alle sue spalle per poi girarsi a destra. Nei pochi secondi di libertà concessi dal centrocampista francese, Viola alza la testa e senza nemmeno utilizzare un altro tocco lancia lungo verso Lapadula, all’ennesimo scatto in profondità nella sua lotta contro i mulini a vento della difesa a tre della Roma. Il centravanti peruviano sfila alle spalle di Spinazzola e la addomestica con la punta del sinistro, con una sensibilità tecnica che raramente gli vediamo dimostrare in campo. 

 

Il velo di Vlahovic

Il bello della giocata di Vlahovic sta nel suo carattere d’incertezza. Voleva fare un velo oppure il pallone era semplicemente fuori dalla sua portata? La soluzione del dilemma, mi pare, non sta nei piedi dell’attaccante della Fiorentina, ma in come muove la testa. Mentre si stacca dal marcatore per controllare il cross, Vlahovic ha come un’epifania e in maniera sfacciata si disinteressa dell’azione alzando la testa e guardando dall’altra parte. In questo contromovimento sta l’essenzialità della sua giocata, che inganna la difesa dello Spezia e crea i presupposti per un vantaggio per la Fiorentina in area di rigore che poi viene sfruttato da Castrovilli.