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Nuova Inter, nuovo Inzaghi, vecchio Lukaku: l'analisi dopo il Lecce

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Matteo Barzaghi

©Getty

Cosa ha funzionato e cosa no nella trasferta di Lecce dell'Inter, con i nerazzurri che hanno vinto 2-1 al 95': l'analisi del nostro inviato Matteo Barzaghi

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Inzaghi 2.0. Vecchi pregi, vecchi difetti, nuove idee e nuovo stile comunicativo. La corsa a festeggiare il gol vittoria di Lecce assomiglia a quella fatta in Champions contro lo Shakthar. La sua seconda Inter ricorda ovviamente la prima in alcune cose con la differenza che ora l’allenatore ha più alternative nei ruoli offensivi e uno stile espressivo più deciso. In campo e nelle interviste. Siamo passati da “giusto vendere per mettere in sicurezza il club” a “la squadra deve restare questa”. Inzaghi difende il suo lavoro e non gli va di scherzare su eventuali nuove cessioni mentre le rivali si rinforzano.

L'autocritica di Inzaghi

Lecce Inter poi ha ricordato per certi versi (il vantaggio iniziale, l’apparente semplicità, lo sviluppo della manovra, il pareggio subito e il successivo black out) la fatal Bologna con la differenza che stavolta Handanovic stava bene, ha giocato e parato, e così il risultato è rimasto in bilico fino all’ultimo consentendo a Dumfries di risolverla allo scadere. Inzaghi lo ha sottolineato facendo autocritica: “Bene il cuore ma questa squadra non può permettersi di vincere una partita del genere solo al 95esimo”.

Le soluzioni di Inzaghi

Vecchi difetti che tornano: l’Inter che sblocca subito il match ma poi rallenta, non chiude, si innervosisce, si siede e si caccia nei guai. Bene invece l’approccio iniziale, le soluzioni tattiche, l’ultima mezzora di pura volontà con le tante occasioni create (dal palo di Dumfries alle tante parate di Falcone, il gol annullato e il rigore reclamato). Scene già viste ma Inzaghi questa volta l’ha risolta cambiando sistema: partito col solito 3-5-2 ha virato sul 3-4-1-2 prima (con Lautaro trequartista e Lukaku-Dzeko più avanzati) e poi ha schierato un disperato 4-2-4 finale con l’ingresso nella ripresa di 5 pesi massimi: Dzeko, Correa, Bastoni, Dumfries e Mkhitaryan. A parte quest’ultimo tutti alti. Così com’è la rosa nerazzurra offre più soluzioni e una fisicità che puó risultare determinante. Sugli ultimi calci piazzati in area leccese c’erano: Dzeko, Lukaku, Lautaro, De Vrij, Skriniar, Bastoni, Dumfries. Una batteria di saltatori pericolosi.

Le opzioni per gli assalti finali

La novità rispetto al passato è proprio questa: oggi Inzaghi ha più scelta e più opzioni per gli assalti finali. Le idee dell’allenatore nell’11 iniziale poi hanno funzionato: Dimarco è stato determinante con i suoi cross, Darmian ha offerto un assist perfetto e Lukaku, fortemente rivoluto da Inzaghi, ha mostrato fin da subito che per quanto gli riguarda la musica è sempre la stessa. 1 minuto e 22 secondi. Tanto ci ha messo per spedire il primo whatsapp a Tuchel. Nuova Inter, nuovo Inzaghi, vecchio Lukaku.