De Rossi: "Raspadori è un giovane galantuomo"
sfs22Intervenuto assieme al ct Mancini sul palco del Social Football Summit, Daniele De Rossi ha parlato di Nazionale e del suo rapporto coi social e raccontato un aneddoto legato all'acquisto di Nainggolan da parte della Roma
"Raspadori è un ragazzo d'oro, un giovane galantuomo. Ti rende felice vedere questi ragazzi fare lo stesso percorso che ho fatto io in passato. Forse prima era più difficile emergere, ma Mancini ne ha provati tanti e molti di questi inseriti nel contesto si sono dimostrati all'altezza". Lo ha detto Daniele De Rossi, sul palco del Social Football Summit a Roma, parlando dei giovani della nazionale italiana. "Probabilmente c'è un impoverimento nella selezione dei giocatori - continua - Si vive meno per strada, nei parchi, in spiaggia. C'è meno materia prima, ma c'è. Adesso abbiamo trovato 4-5 giocatori che io nelle under inferiori non conoscevo. Se hai il coraggio di sceglierli le alternative si trovano. A questi giocatori consiglio di giocare, anche nelle Under: hanno la fortuna di avere un ct (Mancini, ndr) che li segue e che non ha paura di sceglierli".
"L'Europeo è stata un'esperienza forte"
"Di questo gruppo mi piace il fatto che ha saputo rinascere dalle proprie ceneri – prosegue De Rossi -. Dalle mie, per essere precisi. Da Italia-Svezia. Merito di Mancini che ha portato cordialità, lascia vivere i calciatori. Io ho avuto tanti allenatori diversi in Azzurro: ci sono state volte che ero felice di andare in Nazionale, altre dove pesava un po’ di più. L’Europeo è stata un’esperienza forte anche a causa del Covid, ma se ce lo avessero chiesto ci saremmo fermati tutti altri 10 giorni in più”.
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"Il mio calcio era più intimo. Io e i social..."
Tra i temi affrontati anche la tecnologia nel mondo del calcio: "Quando ho esordito io in Prima squadra la tecnologia iniziava a essere presente a livello quotidiano, per la raccolta dei dati e il lavoro in palestra. Non c’era però il filo diretto con i tifosi sui social. Era tutto più intimo. Ai miei tempi al massimo si faceva qualche foto, si mandava un mms; si viveva molto di più lo spogliatoio, c’era più condivisione, si giocava a carte". Poi De Rossi racconta un aneddoto legato ai suoi social: "Io ho aperto un mio profilo per evitare il proliferare di quelli fake a mio nome. Una volta uno mi ha fermato complimentandosi per quello che avevo scritto sulla morte di Kobe Bryant. Ma non ero stato io... Sui social sono poco attivo, guardo ma non interagisco e non pubblico quasi mai foto. Non ne sento la necessità e il bisogno. Tempo fa ho visto un ragazzo sul lettino della fisioterapia che leggeva i commenti di un post e gli ho detto 'non va bene, è solo veleno che entra dentro'".
Quel retroscena su Nainggolan…
De Rossi ha anche ammesso l’importanza della video analisi e della raccolta dei dati nel calcio moderno: "Non si può più fare a meno, al di là di alcuni estremismi nella raccolta dati che non condivido. L’occhio comunque fa sempre tanto. Anni fa la Roma valutava l’acquisto di Nainggolan e di un altro giocatore: i dati di quest’ultimo erano nettamente migliori, ma io volevo che arrivasse Radja perché bisogna tenere in considerazione diversi fattori. Tra i due non c’erano paragoni", le sue parole.