Bella Zio! Beppe Bergomi fa 60
tanti auguri!Classe 1963, Bergomi, lo Zio, compie oggi 60 anni. Campione del Mondo a Spagna 1982 e una vita nell’Inter. Ha giocato con i più grandi del calcio, quelle leggende che poi ha iniziato a commentare nella squadra di Sky Sport. Tanti auguri ‘giovane vecchio’ !
Non esistono condizioni ideali in cui scrivere o riflettere: solo volontà e passione spingono un uomo a perseguire il proprio progetto. Lo diceva Konrad Lorenz, il padre del concetto di imprinting, quel meccanismo di apprendimento per il quale Beppe Bergomi viene consegnato a un cristallo immobile della memoria di chi lo ha seguito e apprezzato. Per sempre giovane, ragazzino della cantera interista che incarna ben più di una promessa. Per sempre Zio, il giovane vecchio in quanto posato, saggio, discreto e autorevole. Una miscela imperscrutabile di precocità e maturità. E' successo tutto in fretta, per Beppe. Circostanza che non è necessariamente un dono. A 16 anni, mentre era a Lipsia con la Nazionale giovanile, ha perso il papà, tifoso del tutto asimmetrico se si pensa che sulle tribune tendeva ad addormentarsi piuttosto che litigare. E forse non è un caso che Beppe proprio a Lipsia avrebbe esordito con la Nazionale Maggiore, e non è un caso che abbia coltivato quell'atteggiamento lontano dal talento urlato che fa a spallate con la vita. A 16 anni ha esordito in nerazzurro, contro la Juve in Coppa Italia. A 17 ha segnato il primo gol da professionista, in un derby. A 18 era ai Mondiali, in Spagna. Mica a partecipare. A vincere. Tutto troppo in fretta, se gettato sulle spalle di un ragazzino. Ma se le spalle sono quelle di uno zio, allora no, non si piegano.
Ha giocato e poi commentato tutte le leggende del calcio
Ci aveva visto lungo Pinna Marini, mediano di sostanza, quando lo prese sotto la sua ala affibbiandogli quel soprannome. Non era solo per i baffi in stile Magnum P.I., era per lo spessore, lo stile, la credibilità che suscita la figura dello zio. Le ha incontrate tutte, le leggende di quegli anni: da Platini a Maradona, da Van Basten a Ronaldo. E li ha commentati tutti, gli eredi di tanta bellezza, da Messi a Cristiano Ronaldo. Eppure solo un mito ha vinto un Mondiale più giovane di lui: Pelè. Sentirlo oggi argomentare con un tono quasi timido, ma con la decisione di chi conosce la propria competenza, è un po' come vederlo in campo con la fascia di capitano mai esibita e sempre rispettata. Ha avuto molti maestri, da Venturi a Bersellini, da Trapattoni a Simoni, da cui non ha imparato solo calcio. Ma anche l'umanità da preservare e tramandare. Ora la carta d'identità dice 60 anni. Ma in quel cristallo c'è tutto insieme il Bergomi che corre e che analizza, che vince e che impara dalle sconfitte. Quindi, Beppe, tanti auguri. E che importa: sono 60? Bella Zio!