Profili: Enzo Le Fée, il ragazzo cresciuto in fretta

Fée in francese significa fata, personaggio magico capace di esaudire desideri. Fée - inteso come Enzo Le Fée - i suoi li ha costruiti uno a uno, sfuggendo al destino avverso che sembrava pianificato per lui, come per tanti ragazzi delle periferie. Sono gli stessi raccontati da Mathieu Kassovitz nel film L'odio : il padre in galera, il suicidio del padre, chiunque sarebbe potuto esserne disorientato, come a guardare un orologio senza lancette. Non quel bambino prima, e ragazzino poi, che ha sempre visto nel pallone la penna per scrivere la sua storia e la sua salvezza. Tecnica e lotta in mezzo al campo, una trama da romanzo di formazione. Lorient sul mare Non a Parigi, dicevamo, perché la storia del nuovo centrocampista della Roma parte da Lorient, est della nazione, porto militare e porto di mare, quello che osservandolo fa viaggiare lontani con la mente, senza confini. Nome italiano, Enzo, come una delle più famose maschere di un simbolo della romanità come Verdone ; e cognome della madre, Le Fée, appunto, perché appena nato papà Jérémy era ricercato e non avrebbe potuto riconoscerlo all'anagrafe. Jérémy Lamprière, calciatore pure lui, una storia diversa: il suo sogno crollò come un castello fatto di carte quando a quindici anni venne espulso dal settore giovanile dove Enzo crescerà fino al grande calcio, quello del Lorient. Più che fata, fato; il destino. Diverso da padre a figlio. Crescere in fretta Aveva due anni il piccolo Enzo quando il padre venne arrestato per la prima volta, una condanna iniziale di sei mesi diventata molto più lunga, raccontava mamma Katia a So Foot qualche anno fa. Spalle larghe e quasi un'innaturale maturità nel parlarne, Le Fée ha raccontato più volte delle visite a papà Jérémy, che esce dopo sette anni di reclusione nel 2019. Nel 2021 il suicidio, che non scalfisce la tempra di un uomo in missione, non per conto di Dio come i Blues Brothers, ma del calcio. La puntina che graffia il vinile e fa cantare il disco, per Enzo, è un piccolo torneo di futsal under 13 a Ergué-Gabéric, vicino a Quimper in Bretagna, in un fine settimana del dicembre 2012, tra Natale e capodanno. Un sombrero e un gol al volo, "magie da extraterrestre", raccontavano sempre a So Foot gli ignari spettatori di quel giorno, sotto i loro occhi era nata una stella. Lì Enzo, e chiunque lo veda in azione, capisce che la sua storia è scritta. Il derby con Guendouzi A cinque anni inizia a giocare nella squadra di quartiere dei Vigilante de Keryado, poi passa a otto alla scuola calcio del Lorient. Alma mater in tutti i sensi: Enzo e la mamma Katia finiscono sotto la loro ala, lui cresce nel collegio del club, che offre alla madre un lavoro. È il bivio giusto della storia. C'è un nome su tutti che segue il percorso di formazione, ed è quello di Régis Le Bris, per anni a capo delle giovanili del club, crescendo tra gli altri anche Mateo Guendouzi e paragonando spesso il percorso dei due pupilli nelle sue interviste. Ora, curiosamente, sono pronti per il derby. Les jeux sont Fée Il resto è la storia di un giocatore nato trequartista, abbassatosi nel cerchio di centrocampo fino a poter ricoprire quasi tutti i ruoli della mediana, da autentico jolly, che sia mezzala o esterno. Nel 2019 esordisce tra i pro in Ligue2 col Lorient, un anno dopo è già titolare inamovibile e guida la promozione nella massima serie. È una scalata costante, il romanzo di formazione letto su un campo da calcio. L'8 aprile del 2022 segna e domina il campo nel 6-2 contro il St.Etienne, un anno esatto dopo la morte del padre. Si mette in mostra col Rennes e quindi la Roma. È cresciuto in fretta Enzo Le Fée, in campo e nella vita. Ha dovuto farlo.

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