Non tutti i luoghi sono uguali per le donne

La tela di Oriana, potrebbe essere il titolo della storia, epica per certi versi. Ed è un po' come rileggere l'Odissea con gli occhi di Penelope, operazione letteraria peraltro già ben riuscita. Questa però è la storia di un viaggio che non c’è stato. Questo Ulisse non è mai partito. Questo principe ha ascoltato il suo cuore, la sua gente, ha ascoltato Penelope, sua madre Anticlea, ed è rimasto a Itaca. Non si fa un torto a nessuno privilegiando questa prospettiva, raccontando che Oriana e Alicia hanno contribuito a disfare la tela che altri stavano tessendo per portare il loro ragazzo al Al Qadsiah. Nel cercare le ragioni del no di Paulo Dybala alla squadra araba che ha provato a sedurlo con 75 milioni di euro, in tanti si sono soffermati sul peso della volontà delle donne della sua vita, che hanno sempre preferito Roma ad Al Khobar, città di centri commerciali affacciata sul Golfo Persico, a 3800 km di distanza dal Colosseo, che ha 101 anni di storia. Centouno, non duemilasettecentosettantasette . Sottolineare l’incidenza di questi due pareri non significa sminuire il libero arbitrio di Dybala, la sua personalità, semmai valorizzare la sua sensibilità e il rispetto per chi lo circonda, perché cambiare la propria vita significa avere consapevolezza che si stia cambiando anche quella degli altri. Cosa poi abbia davvero ispirato il consiglio di una moglie e di una madre non lo sappiamo, ma possiamo immaginarlo. Una madre altro non vuole che suo figlio sia protetto, perché è quello che prova a fare dal primo giorno. Il popolo romanista ha dimostrato di saperlo fare nei confronti di Dybala, ma soprattutto di volerlo fare. Proteggerlo dagli infortuni non si può, ma dalla solitudine che certi 'altrove' sanno dispensare sì, proteggerlo persino dalle critiche di chi all’intermittenza delle sue prestazioni non si è mai abituato: meglio poco Dybala, per i tifosi, che niente Dybala. E una moglie cosa vuole? Non dover aprire le finestre di casa per far uscire i rimpianti del compagno, per cambiare l’aria che certi "se" e certi "ma" infestano nelle stanze, non per un giorno, ma per una vita. Il calcio ad alto livello rischiava di esserlo per Dybala, che sente di avere ancora energia e fantasia da regalare, e nessuno più di sua moglie lo sa, lei che dopo la finale di Budapest gli aveva asciugato le lacrime. Ma se la moglie in questione è una ragazza che anni fa, a una trasmissione radiofonica in Sud America, aveva detto: "Non c’è niente di più bello nella vita che sentirsi liberi", può anche volere di più che semplicemente mitigare certe delusioni, limare musi sino a farli diventare sorrisi. In quel contesto Oriana Sabatini parlava di questione di genere, tema che le è sempre stato caro, ma confinare una riflessione sulla libertà a un solo ambito è evidentemente una contraddizione. Per chi ama la libertà non tutti i posti sono uguali. Per le donne, in particolare, non tutti i posti sono uguali. Ce lo ricorda una notizia uscita praticamente nelle stesse ore, ma che occupava meno pagine di Dybala. Distante ma per certi versi vicina, un pezzo invisibile dello stesso mosaico. In Afghanistan, a duemila chilometri da Al Khobar, mentre la Roma discuteva l’eventuale incasso dalla cessione del giocatore, veniva emanata la prima legge per la 'Prevenzioni dei vizi e la promozione delle virtù', 35 articoli che codificano una serie di divieti che i Talebani adottavano in quei territori già dall’agosto del 2021, da quando ne hanno ripreso il controllo, ma ora ne hanno fatto legge. Una di queste stabilisce che la voce delle donne sia intima e per questo debba restare privata, o meglio silenziata: le donne non posso né cantare, né recitare, né leggere in pubblico . Le leggi sono state emanate mercoledì, proprio mentre la voce di due donne, anche se non in pubblico almeno in quel momento, veniva ascoltata da un uomo, eccome se veniva ascoltata: quella voce diventava potente, più potente dei soldi. E non una qualunque, perché quella di Oriana Sabatini è melodiosa, intonata, perché lei non è solo la moglie di Dybala. Recita, ma soprattutto canta: in Argentina è una star. Proprio sentendola cantare prima di un concerto di Ariana Grande, Paulo ne rimase folgorato: a Kabul tutto questo oggi non potrebbe succedere. L’Arabia Saudita non è l’Afghanistan ed è giusto precisarlo, ma Al Khobar non è neanche Roma. Nel 2025 l’Arabia presiederà il principale Forum delle Nazioni Unite sui diritti delle donne, sventolando al mondo la legge sullo Statuto della persona che dal 2022 allenta i lacci del “Sistema del guardiano” che regola i rapporti tra donne e uomini da sempre ma non li taglia, e per le organizzazioni che tutelano i diritti umani, come Amnesty o Human Rights Watch, ancora non basta. Non basterà poter entrare allo stadio sino a quando le attiviste per la parità di genere che continuano ad esprimere il proprio dissenso resteranno in carcere, come Manahel al-Otaibi, istruttrice di fitness quindi donna di sport, ma soprattutto blogger e militante contro il repressivo sistema del tutorato maschile. Nessuna Penelope di questo mondo desidera per sé un tutore, un guardiano che la controlli. La vera Penelope è stata sola per quasi vent’anni e si è protetta da sola. La nuova Penelope semmai protegge, sceglie e aiuta a scegliere, canta e fa cantare, ancora, con più Joya, davanti a 67.000 persone: “Grazie Roma”.

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