Thiago Motta e Daniele De Rossi, nemici all'opposto per una sera

Anno 1982, quello dell’Italia campione del Mondo in Spagna, l’11 luglio a Madrid. Un’impresa indimenticabile firmata dal blocco Juve e da un romanista, Bruno Conti, che verrà nominato miglior giocatore del torneo. Poco più di un mese dopo, a Sao Bernardo do Campo, in Brasile, nello stato di San Paolo, veniva al mondo Thiago Motta, in un paese ancora scioccato dalla tripletta di Pablito Rossi al Sarrià di Barcellona contro la nazionale di Zico, Cerezo, Falcao, Junior... Una maglia che Thiago vestirà soltanto a livello giovanile, per poi esordire in azzurro, dopo essere stato naturalizzato, grazie alla chiamata di Cesare Prandelli. Era il 9 febbraio del 2011 a Dortmund, in amichevole contro la Germania e al suo fianco, a metà campo, c’era Daniele De Rossi che, cinque anni prima, sempre in Germania, aveva sollevato al cielo di Berlino la quarta coppa del Mondo della storia della Nazionale italiana. Un anno di differenza tra i due , classe ’82 Thiago, classe ’83 Daniele, nato un paio di mesi dopo il secondo scudetto romanista. Stesso ruolo, tanto che in molti crearono una contrapposizione tra i due in Nazionale. Durò poco, perché la stima era reciproca e lo è anche oggi. Da quel giorno giocheranno altre 13 volte insieme, compreso l’Europeo del 2012 arrendendosi solo di fronte alla Spagna in finale a Kiev. Tutt’altro che positiva, invece, l’ultima spedizione vissuta uno accanto all’altro, quella al mondiale brasiliano di dieci anni fa. Compagni, ma anche avversari in Serie A, cinque volte nelle sfide tra Roma e Inter. Oggi, Thiago Motta e Daniele De Rossi si ritrovano di fronte in panchina, ma domenica allo Stadium non sarà la prima volta. Già avversari il 22 aprile allo Stadio Olimpico, con il Bologna delle meraviglie capace di vincere e regalare spettacolo contro una Roma che aveva appena eliminato il Milan dai quarti di Europa League. Una sconfitta dolorosa per i giallorossi che, da quel giorno, vinsero solo 2 delle ultime partite 8 ufficiali fino alla fine della stagione. Una sorta di spareggio Champions che decretò con forza tutti i meriti di Thiago Motta. Gli stessi che finora, alla guida della Juventus, lo hanno lanciato in testa alla classifica dopo appena due giornate. Non è certo il caso di esaltarsi dopo due vittorie contro Como e Verona, ma sarebbe ingiusto non riconoscere le tracce di un progetto già molto ben visibile. Sei gol realizzati e nessuno subito, il coraggio di lanciare due giovani come Mbangula e Savona e di tenere in panchina due volte di fila Douglas Luiz, arrivato per 50 milioni dall’Aston Villa. In più, decidendo di poter fare a meno di una serie di giocatori poco funzionali al nuovo corso, Federico Chiesa su tutti. Nessuna distrazione, nonostante il mercato ancora aperto. Certo, direbbe qualcuno, più facile lavorare sapendo che di lì a poco sarebbe arrivati anche Nico Gonzalez, Conceicao e Koopmeiners. Di sicuro a Daniele De Rossi non sarebbe dispiaciuto vivere con le stesse certezze. Anche per questo la sfida tra Juventus-e Roma sarà il confronto tra due opposti, da una parte delle fondamenta già solide tradotte in risultati sul campo e parallelamente dietro alla scrivania. Dall’altra, 1 solo punto raccolto tra Cagliari e Empoli, la permanenza a sorpresa di Dybala, gli scricchiolii che arrivano da Trigoria e un mercato che per ora non sembra aver concesso le giuste garanzie all’allenatore della Roma. Il quale, in questa confusione generale e per sua stessa ammissione nel post partita, ha avuto qualche difficoltà nel tenere la barra dritta quando c’è stato da scegliere la formazione anti Empoli. Nessun verdetto, per carità, sono trascorse appena due giornate, per la Roma c’è il tempo necessario per risalire e tornare a remare tutti dalla stessa parte. Di sicuro, in questo, la Juventus partirà con un bel vantaggio e per quello che ha detto finora il campo è complicato non ritenerla favorita. Guai però a parlare di sentenze. L’unica certezza è che prima del fischio d’inizio Thiago e Daniele poseranno per i fotografi e si abbracceranno, ma non certo per un protocollo da rispettare.