I 40 anni d'amore sacro tra Diego Maradona e Napoli

Sedici settembre non è solo una data, ma l’incipit di un ricordo. Dipende da come lo scrivi. Se dici settembre pensi all’estate che se ne va, alle foglie che iniziano a cadere, al tempo che passa e si porta via il meglio. Il Sedici settembre di quarant’anni fa invece è stato il contrario. È stato il solstizio di una magia, l’inizio di un’estate meravigliosa per il calcio italiano, una stagione lunga sette anni e in certi cuori mai trascorsa del tutto. Quel giorno del 1984, anno letterario per eccellenza, apparve il sole a Verona, così abbagliante da cambiare la percezione del bello su un campo da calcio, da sfuocare quel che avevamo visto prima. Non vinse il Napoli, ma Diego Armando Maradona si mostrò già con tutto il suo incanto. A riguardarlo oggi, di bianco vestito, forse per questo ancora più abbacinante, viene da benedire questa data: il giorno sacro di un calendario laico che l’altare dove celebrarlo ce l’ha. È quel murale che colora un angolo dei Quartieri Spagnoli, in via Emanuele De Deo, strada dedicata a un rivoluzionario e patriota condannato a morte per le sue idee: una strada più adatta a celebrare El Diez sarebbe stato difficile trovarla. In questi giorni è stata pubblicata la notizia che quel ritratto su intonaco, realizzato nel 1990, sia il secondo monumento più visitato d’Italia. Le stime non sono precise ma comunque attendibili: non si staccano biglietti per ammirarlo, quindi risulta difficile calcolare le presenze, ma i dati delle agenzie viaggio convergono in questa valutazione. Solo il Colosseo, nel 2023, è stato più visto del Murale di Maradona. Non Pompei, non la Galleria degli Uffizi. Certo, è stato l’anno fatato dello Scudetto, certo l’attualità ci imporrebbe delle riflessioni sul Ministero che i siti culturali e archeologici ufficiali dovrebbe essere impegnato a promuovere e gestire, ma la suggestione che suscita questo dato resta forte, al di là delle contingenze, ben oltre le circostanze. Diego è stato arte, nel senso più compiuto che l’estetica del ‘900, il suo secolo, ha attribuito a questa definizione: non più necessariamente il prodotto artistico ma il gesto creativo capace di far detonare emozioni dentro chi le osserva. In quanto arte, Maradona è stato rappresentazione e interpretazione, di un tempo, di un luogo, di un’atmosfera, che in quell’angolo di Napoli è meno rarefatta che altrove. Quel murale Antonio Conte ha sentito l’urgenza di contemplarlo una notte di settembre, dopo il tre a zero al Bologna, raccontando l’energia che quei colori trasmettono, come il calore di una parete esposta a lungo ai raggi del sole: basta poggiarci la mano e il sole si sente ancora. A lui ora il compito di renderlo ancor più un’attrazione, come nel 2023, e oggi che in questo Sedici settembre, dopo tanti tormenti, il Napoli si è risvegliato primo in classifica, quei colori sembrano ancora più intensi, le tapparelle intorno assomigliano ad occhi spalancati sulla felicità e il ricordo di quel debutto di Maradona ci sembra più dolce di qualche mese fa. Questo Sedici settembre sembra davvero l’inizio di una nuova estate, e nessun Venticinque novembre potrà farla finire. Non c’è autunno e non c’è inverno per certi amori.