Davide Nicola e le lezioni in azienda: l'allenatore che non insegna solo calcio

Non è sempre una questione di vittorie tout court, ma anche di come arrivano. Davide Nicola si porta dietro da sempre la fama di trascinatore. Ma quest’anno è diverso: perché Cagliari ha scommesso su di lui e lui ha scommesso sul Cagliari. Così tanto da lasciare una piazza che gli piaceva e così tanto da far sì che Giulini portasse avanti una vera e propria trattativa con i toscani per l’allenatore: non è cosa comune, ma era altrettanto necessaria. E si è partiti insieme, passo dopo passo. Le prime partite non sono state soddisfacenti? Non importa: la fiducia nei suoi confronti è sempre rimasta immutata, tanto che non sarebbe successo nulla nemmeno di fronte a una sconfitta contro il Parma o a un mancato risultato contro la Juventus. In due settimane sono arrivati 4 punti: una vittoria contro gli emiliani, non facilissima, e soprattutto un pareggio in rimonta contro la squadra di Motta. Qualcosa sembra davvero essere cambiato. Ma cosa? Dentro lo spogliatoio, nulla. Nel lavoro settimanale, nemmeno. Non è cambiato nemmeno l'hashtag su Instagram, come avete visto: quel #semprealmassimo che scrive da anni. C’è solo un fattore, che rende Nicola un po’ diverso dagli altri colleghi. Oltre alle competenze tecniche, si parla di aspetto umano: un’attenzione verso la persona, oltre al giocatore che, si può dire, ha fatto scuola. Ma letteralmente scuola. Partiamo da un dato, che in realtà è noto: da quando è stato ingaggiato nel 2016 dal Crotone , Nicola non ha mai fallito l’obiettivo. Si parla di assunzioni a campionato in corso, con le salvezze da raggiungere. È successo in Calabria, poi a Udine, poi con Genoa, Torino, Salernitana e appunto Empoli. E questa è una cosa nota, che dimostra quanto sia bravo a lavorare sia sulle caratteristiche tecniche di chi ha a disposizione, sia a tirare fuori il carattere da un gruppo in difficoltà. Come? Merito di un approccio preciso, che porta l’allenatore a relazionarsi ai suoi giocatori partendo prima di tutto dalle loro esigenze. Che sono quelle di ragazzi di vent’anni, di persone comunque in carriera. È tutto nato dallo studio di princìpi che ha reso propri e che possiamo assimilare all’approccio giapponese Kaizen, che vuol dire cambiamento in meglio, attraverso una continua crescita. Niente pressione, ma voglia di raggiungere l’obiettivo. Niente rimproveri in allenamento o negli spogliatoi, ma capire cosa non vada per cercare, nel modo più sereno possibile, di risolverlo. A Torino, tra le mura del Filadelfia, c’era una frase che veniva ripetuta più di molte altre: “Vi voglio bene, c...o!”. Era successo più volte, anche in pubblico, dopo alcune partite decisive. Ma era nel quotidiano che Nicola si era fatto sentire, manifestando un affetto che i giocatori non solo hanno apprezzato, ma introiettato e in qualche modo restituito in campo. Un padre-allenatore, sì. Che, si diceva, ha saputo davvero fare scuola. Il dato più sorprendente è infatti questo: quando non allena, Nicola viene ricercato dalle aziende per raccontare il suo metodo. È dai tempi di Crotone che gli capita: riceve richieste di consulenza dalle aziende più diverse, per tenere dei corsi di motivazione di un gruppo. Lo chiamano i dirigenti, i responsabili delle risorse umane, i direttori di marketing. E, se possibile, lui partecipa. Dalla prima volta a oggi ha tenuto decine di incontri: tutti con posti riservati, tutti con aziende private. Un breviario? Non lo ha lasciato, ma ha spiegato come i princìpi che si adottano nel calcio possano benissimo essere spostati in altre realtà Qualche suo discorso motivazionale è stato talmente tanto recepito da essere stampato e conservato. Insomma, l’allenatore è diventato un piccolo teorico sulla motivazione, con anni di esperienza alle spalle che lo hanno formato e lo hanno portato a dire: “Sì, ragazzi. Vi voglio bene. Ma ora crescete”. Di certo ha funzionato. Con il Cagliari, il discorso si è appena avviato. Ma alle prime avvisaglie di una crisi, Nicola e il suo gruppo hanno risposto così, come quel post appeso in un piccolo stadio di Aqui Terme. Che riassume tutto quanto.

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