Cesare Alberti, il primo calciatore operato al menisco che è tornato in campo

La storia che cambia… la storia inizia il 12 novembre del 1922. La Serie A si chiama ancora Prima Divisione e si arrivava da un’estate che aveva portato una sorta di pace tra le varie società: il cosiddetto ‘Lodo Colombo’ era stato ratificato con l’intento di ridurre progressivamente le squadre settentrionali. Il torneo era stato sospeso per una giornata: la Marcia su Roma aveva infatti fermato anche il pallone. Nessun match venne disputato domenica 29 ottobre. Si riprese una settimana prima di quel famoso 12 novembre. Allo ‘Sterlino’ si gioca Bologna-Cremonese che finisce 3-0 per i padroni di casa costretti però a disputare tutto il secondo tempo in inferiorità numerica. Il motivo? Un infortunio occorso a Cesare Alberti. Ai tempi non esistevano le sostituzioni: gli infortunati finivano a giocare come ala. Alberti aveva provato a resistere salvo però alzare bandiera bianca all’intervallo. ‘Mimmo’ Alberti aveva esordito con la maglia del Bologna il 24 ottobre 1920 quando aveva appena 16 anni. Oggi lo chiameremmo ‘predestinato’: fare gol per lui era quasi naturale. Arrivò a quota 30 poco più che diciottenne. Quel 12 novembre i giornali dell’epoca scrissero che Alberti fu costretto ad abbandonare il terreno di gioco per una contusione al ginocchio. Nulla di particolarmente grave quinti, tanto che Mimmo, circa un mese dopo, provò a tornare a giocare senza fortuna. Quella che sembrava essere una contusione, si rivelò invece una rottura del menisco. Diagnosi terribile per ogni calciatore di quell’epoca perché significava senza se e senza ma: fine della carriera da calciatore. Alberti aveva 18 anni, era più che una promessa e stava per entrare nel giro della Nazionale. Uno scontro di gioco chiuse tutte le porte. Dopo la diagnosi il Bologna gli concesse la lista gratuita: Alberti era uno svincolato che però non sarebbe mai più riapparso sulla mappa del foot-ball . Il rossoblù sarà il colore del destino di questa storia: a Genova era sbarcato da circa un decennio William Garbutt, ex calciatore inglese che terminò la propria carriera nel 1911 a causa di un infortunio quando vestiva la maglia del Blackburn. Garbutt si trasferì in Italia e nel 1912 gli venne affidata la panchina del Genoa. Leggenda vuole che Garbutt fu il primo ‘trainer’ ad essere chiamato ‘mister’. Il suo periodo a Genova durò tre lustri con una piccola parentesi da allenatore della Nazionale Italiana. Come si uniscono però i destini di un inglese trapiantato in Liguria e di un calciatore non ancora ventenne? Garbutt sapeva dell’infortunio di Alberti ma era altrettanto conscio del fatto che in Inghilterra la medicina sportiva aveva fatto progressi incredibili: insomma, quel genere di infortunio poteva essere curato. Per prima cosa convinse il Genoa a tesserare Alberti; in seguito propose al giocatore di sottoporsi ad un’operazione che avrebbe potuto rimetterlo in campo. Infine, contattò un socio del Genoa che sarà la chiave di tutto: stiamo parlando del professor Federico Drago dell’ospedale San Martino. Il chirurgo eseguì per la prima volta in Italia l’asportazione del menisco, operazione totalmente finanziata da Mister Garbutt. Dal punto di vista chirurgico tutto bene. Si attende la risposta del campo. Alberti torna ad indossare il rossoblù ma questa volta è quello della gloriosa maglia del Genoa. Il 19 ottobre 1924 va in scena Genoa-Verona, terza giornata di andata del campionato di Prima Divisione. La storia di Cesare Alberti è su tutti i giornali: il primo giocatore italiano a tornare da un infortunio che, fino a poco tempo prima, non ti avrebbe mai fatto rientrare su un campo da calcio. La sfida finì 3-0 per il Genoa e Alberti segnò due reti. A fine stagione le partite disputate saranno 20 con ben 10 gol messi a referto. E’ come se nulla fosse accaduto nella carriera di Mimmo. La storia non finisce qui, il destino non è ancora contento del proprio operato. La stagione 1924-1925 mise di fronte nella finale della Lega Nord Genoa e Bologna: il passato e il presente di Cesare Alberti. Nella gara di andata, la prima rete fu realizzata da Mimmo. Nasceva ufficialmente il ‘gol dell’ex’: i suoi ex tifosi lo accusarono di tradimento e ci volle un incontro nella trattoria di famiglia per riportare la pace. La finale della Lega Nord del 1924 meriterebbe un racconto a parte: tre spareggi, un gol fantasma, un arbitro che tenta la fuga, un campo da gioco tenuto segreto, un match non omologato e l’ultima sfida a porte chiuse. Vinse il Bologna che poi conquisterà il primo scudetto della propria storia il 23 agosto 1925 contro l’Alba Roma. Nella stagione successiva Alberti è prossimo alla doppia cifra all’inizio del girone di ritorno. Il 14 marzo 1926 il Genoa è di scena contro il Livorno. La sera prima la squadra si ritrova al ristorante per mangiare. Il menu prevede frutti di mare. Mimmo viene colpito da infezione virale dovuta a indigestione di cibo avariato. Nessun altro compagno si sente male. Cesare Alberti muore alle 4 del mattino del 14 marzo; aveva 21 anni. La stessa età di suo fratello Guido, ex Bologna, sottotenente del 48° Reggimento di artiglieria che morì di malattia nel 1918.