Conte-Dorgu e un abbraccio che è un certificato di garanzia

Questa volta Antonio Conte non ha battuto ciglio. Né al momento del gol di Di Lorenzo, tantomeno al triplice fischio finale. Quasi impassibile, nonostante la quarta vittoria consecutiva e l’en plein al Maradona nelle prime cinque di campionato giocate a Fuorigrotta, come Bigon e Spalletti. Emozioni contenute, nel rispetto del Lecce, la squadra della sua città natale, il club dove esordì in Serie A tanti anni fa. Aveva appena sedici anni. Quattro in meno di Patrick Dorgu, vent’anni compiuti da pochi giorni ma capace da tempo di catturare l’attenzione dei grandi club. Lo ha potuto vedere da vicino, studiandone i movimenti e apprezzando le qualità fisiche e tecniche. E poi quell’abbraccio, a fine partita, le parole sussurrate all’orecchio. Forse nel giovane talento danese arrivato dalla primavera del Lecce campione d’Italia, ha rivisto qualcosa di sé stesso, a distanza di quarant’anni. Proprio al Maradona, dove Conte realizzò il suo primo gol in Serie A. Al tempo si chiamava San Paolo e Maradona era in campo. Ora è rimasto il nome e il ricordo di quegli anni indimenticabili. Chissà forse gli avrà detto proprio questo, “la tua storia è simile alla mia”, il primo passo verso una carriera ricca di soddisfazioni. Una storia che potrebbe continuare proprio a Napoli, perché l’interesse del club per il giocatore è noto. E allora quell’abbraccio vuol dire tanto altro, cioè il travolgente impeto con il quale l’allenatore è entrato nel progetto del presidente De Laurentiis. Conte guarda avanti, a lungo termine, Napoli la sente già come casa sua al punto che qualcuno mormora che sarebbe già pronto a fare una proposta di acquisto per la nuova casa dove andrà ad abitare tra pochi giorni. Segnali non trascurabili da chi pensava che, come tanti altri, Conte fosse qui di passaggio, Napoli un trampolino di lancio dopo il breve periodo di inattività. Evidentemente non è così, lo racconta l’abbraccio con Dorgu, l’ingaggio di Lukaku, gli investimenti per Neres, Mc Tominay e Gilmour, il pugno di ferro sulle vicende Di Lorenzo e Kvaratskhelia. I sacrifici economici fatti dal club e l’impegno, per non dire la promessa, dell’allenatore, a riportare il Napoli in alto. Ha dimostrato fino a ora di essere un passo avanti e davanti a tutti in classifica è arrivato in poco tempo, cancellando il ricordo dell’ultima stagione, rivoltando uno spogliatoio attraversato da cattivi pensieri e troppi mugugni. Alla ricerca costante di migliorare il gruppo e di gettare le basi per i prossimi tre anni. La durata del suo contratto che ha tutta l’intenzione di rispettare fino all’ultimo giorno, lo deve anche ai giocatori con i quali si è speso in prima persona per convincerli della bontà del progetto. A cominciare da Lukaku. Fino a prova contraria l’uomo giusto per rilanciare le ambizioni azzurre. Un punto di riferimento insindacabile, a prescindere dalle singole prestazioni, irrilevanti se si vuole pensare in grande e soprattutto avere una visione che arrivi lontano. L’abbraccio al giovane difensore del Lecce allora vale molto di più del contratto firmato in estate. E’ un certificato di garanzia, quasi un patto virtuale tra Conte e il club che ha scelto in estate. Come una stretta di mano che spesso, si sa, tra uomini, vale molto di più di una firma su un pezzo di carta.