Una giornata con Cristian Soave, l'allenatore-netturbino

A Cristian Soave la costruzione dal basso non piace particolarmente. Nell'integralista divisione tra giochisti e risultatisti, lui predica equilibrio; ma nella più onesta e concettuale divisione tra guardiolisti e kloppiani, mister Soave sceglie il tedesco e il suo calcio verticale, troppo rischiosa la costruzione sempre e comunque dal portiere. Dal basso, ma più in senso metaforico, sta invece costruendo la sua carriera in panchina, terminata a trentasei anni dopo quella da calciatore e ora a cinquant'anni per la prima volta tra i professionisti. L'Eccellenza, la D, andando anche fuori regione e prendendosi delle folli salvezze in Trentino, poi il Caldiero - provincia di Verona - l'unione di intenti con questa società: dall'Eccellenza alla D, dalla D alla C conquistata lo scorso anno, senza mai smettere di lavorare. Netturbino all'alba, allenatore praticamente in ogni altra ora del giorno. Abbiamo trascorso una giornata con lui, parlando di calcio. Sveglia presto la mattina, d'altronde non può essere altrimenti per chi ha centrato la prima storica promozione tra i pro per il Calcio Caldiero Terme con l'allarme del cellulare puntato alla tre, l'ora delle notti insonni; dal lunedì al sabato, poi il lungo servizio sul camioncino dei rifiuti, mentre la testa già vagava verso la seduta del pomeriggio, la video-analisi, le confessioni coi suoi calciatori, pure loro, tra l'altro, lavoratori: tredici o quattordici che non dedicavano la loro intera giornata al pallone. La promozione dalla D della scorsa stagione è passata anche da queste storie, e chiudendo, tra l'altro, il proprio girone davanti ad una vecchia conoscenza della Serie A come il Piacenza. E quindi la prima storica volta tra i professionisti. Caldiero è un piccolo comune che non arriva a diecimila abitanti, famoso per le terme di Giunone e per il pallone. In attesa di poter finalmente ospitare le sue partite casalinghe al Berti, lo stadio che sorge ai piedi di un vigneto, il Caldiero, anche in casa, "va in trasferta" in un impianto vicino, seguito comunque da circa ottocento persone che viaggiavano con la squadra fin dal prima categoria. Ce lo raccontano anche i ristoratori e albergatori dell'Hotel Brusco: entriamo nella sala ristorante tra la mattinata sul camioncino dei rifiuti col mister e un giro al centro sportivo del pomeriggio. Come nelle vecchie locande di un tempo, con quel fascino antico, il menù cartaceo non c'è, ma viene recitato al tavolo. In Veneto il vino è buono: un bicchiere di soave, come il mister - omen nomen dicevano i latini - poi bigoli zucca e salsiccia. Sediamo al tavolo in fondo alla sala, quello dove siede sempre il presidente Berti, Filippo, figlio di Mario a cui è intitolato lo stadio. Proprio in questi giorni Filippo festeggia i vent'anni di presidenza. "Nella nostra promozione c'è tanto di Cristian Soave" - ci dice proprio il presidente Berti. Anche perché "non era una situazione programmata e la C, così, ha ancora più valore. Con noi aveva iniziato un percorso qualche anno prima, i meriti sono suoi, da dividere con la società e insieme al direttore sportivo". "La storia è ancor più lunga, io e lui giocavamo insieme e dividevamo una stanza in ritiro" - ci dice proprio il ds che l'ha scelto, Fabio Brutti. "Cristian Soave ha fatto anni importanti e lo abbiamo portato da noi fin dall'Eccellenza". Sugli obiettivi poche sorprese: "Fare di tutto per salvarci, anche all'ultimo secondo dell'ultima giornata" dicono entrambi. Per questa nuova stagione tra i pro in C - da seguire solo su Sky e in streaming su NOW, con tutte le 1.143 partite della regular season, compresi i playoff e i match della Supercoppa e della Coppa Italia - Cristian Soave non ha smesso di lavorare. Un part-time di tre o quattro giorni a settimana per poter dedicarsi ancora di più alla sua massima ambizione. Insomma, allenatore sempre. Anche perché lui e il Caldiero sono cresciuti insieme, lontani dagli anni di rivalità nei piccolissimi campionati alla base della piramide calcio, quei derby coi rivali locali del Colognola ai Colli, la squadra "che sta dall'altra parte della statale". Magia del calcio di provincia. Mister Soave molti anni fa faceva l'attaccante, segnava tanto e, nella Primavera del Brescia, si era allenato anche coi big, erano gli anni Novanta: Lucescu e il blocco rumeno Hagi-Raducioiu-Sabau, Baronio, Piovanelli, i gemelli Filippini. E ovviamente Andrea Pirlo che, molti anni dopo e durante una partita del Milan a San Siro, lo riconosce e gli dice 'ciao bomber'. La sua storia è un inno al valore di sacrificio e passione per il gioco. Non a caso tra i suoi modelli c'è il più alto esempio di gavetta recente del pallone, Maurizio Sarri. Tante categorie, una scalata fino ai pro. A Cristian Soave questa costruzione dal basso piace tantissimo.