L'uruguaiano torna in campo, in patria coi Boston River. Sono più di trenta i suoi trasferimenti in carriera, in undici paesi diversi
Nel Guinness dei primati c'era entrato nel 2016, quando ancora di magliette ne aveva collezionate "appena" ventisei. Classe 1976, 42 anni segnati sul passaporto e mai la voglia di abbandonare il calcio. Sebastian Abreu aveva provato a smettere a inizio 2019, dopo la parentesi col Rio Branco in Brasile e un nuovo incarico come allenatore, nel Santa Tecla a El Salvador. Poi il richiamo del campo, troppo forte, ed ecco la ventinovesima squadra di una carriera da "Loco". Più di trenta i suoi diversi trasferimenti tra Argentina, Brasile, Ecuador, Paraguay, Spagna, Grecia, Israele, El Salvador, Cile, Messico e Uruguay, la sua patria dove ha firmato l'ennesimo contratto col Club Atlético Boston River.
Gol e pazzie
La sua carriera è costellata di gol e di esperienze, come ovvio per un giramondo di professione come lui. Nella sua storia personale ha vinto cinque volte il campionato uruguaiano e due quello argentino. Da allenatore (nella sua prima breve parentesi al Santa Tecla) ha vinto in poco più di una settimana il primo titolo, la Copa El Salvador. In bacheca anche una Copa America con la Celeste, nel 2011, di cui è il sesto bomber all time. Famoso il suo cucchiaio nel rigore finale contro il Ghana nei quarti del Mondiale 2010. Una soluzione "da pazzo", che è poi il suo soprannome.