L'attaccante, che con il Milan aveva giocato soltanto 70' totali, è pronto a prendersi la sua rivincita a Verona: "Qui perché sentivo il bisogno di tornare a fare quello che so fare, ovvero aiutare la squadra". Sui rossoneri: "Ho giocato in sette ruoli. Venivo sfruttato come operaio ma sono anche altro. Lì ci sono tante cose che vanno e altre che non vanno"
La sua avventura a Verona è iniziata nel migliore dei modi. Fabio Borini ha segnato subito, un gol decisivo per il pareggio ottenuto a Bologna nell'ultima giornata di campionato. Ha accettato una nuova sfida perché a 28 anni sa di poter dare ancora tanto e perché vuole rinascere dopo la parentesi non felicissima al Milan. Solo 70' in rossonero in questa stagione, un'ora contro l'Udinese e 10' con il Brescia ad agosto, poi solo panchina: "C’erano molte squadre, di opportunità per giocare ne avevo tante. Con il mio agente abbiamo deciso di scegliere la squadra che meglio potesse sfruttare le mie doti e il mio modo di giocare. Sentivo bisogno di tornare a fare quello che so fare meglio, ossia giocare da attaccante e aiutare la squadra. Al Milan venivo sfruttato come operaio, ma sono anche altro. Lì ho ricoperto sette ruoli, ma sempre con la stessa mentalità e voglia di vincere le partite. Porto queste stesse caratteristiche qui a Verona e il gol al Bologna è stato un bel biglietto da visita, certo, ma subito dopo averlo segnato sono andato a prendere la palla dalla porta perché volevo vincere". Ha fame Borini, che in rossonero ha sofferto come tutta la squadra: "Lì ci sono tante cose che vanno, ma anche molte altre che non vanno. Prima di andare via ho parlato con il direttore Massara ed eravamo concordi sul fatto che aver ricoperto troppi ruoli mi abbia un po' penalizzato. Non venivo sfruttato per rompere le difese. Io sono uno vero, muoio tutte le volte in campo. Questo magari al Milan manca un po'".
Verona nel destino
Il 15 settembre il Milan vince di misura a Verona, anche se l'Hellas se la gioca fino all'ultimo secondo: "La mattina dopo è nata mia figlia. Forse era un segnale umano. La felicità di mia figlia è nata in questa città". Scherzi del destino. Imprevedibili, come la squadra di Juric, forse la vera sorpresa del campionato: "Ti segue e ti allena giorno dopo giorno: ogni allenatore ha le sue caratteristiche e i suoi insegnamenti. Mi è sembrato molto bravo e diretto nel trasmettere i suoi messaggi, vive di calcio e io mi sento simile a lui, vivo delle sensazioni che mi dà il campo. Mi sono sempre allenato al massimo pur avendo giocato poco, oggi per l'Hellas giocherei anche con una gamba rotta. So quello che posso dare a questa squadra e so che le mie caratteristiche si sposano alla grande con quelle dell'Hellas. Mi ha colpito la grandissima disponibilità al sacrificio che mette ogni singolo della squadra: è una cosa rara da trovare ed è un grande vantaggio". Chiosa finale sul futuro: "Il tempo, oggi, va dedicato solo alla partita successiva, ho un contratto di 6 mesi che è stimolante al massimo sia per me che per la società".