Roma, un mercato che cambia l'identità e pone un rebus a De Rossi

È il 6 marzo del 2019 quando la Roma gioca l’ultima partita di Champions League della sua storia. È l’ultimo anno della presidenza Pallotta, poi ad agosto 2020 arrivano i nuovi proprietari, i Friedkin, e la leggendaria musichetta della Champions sparisce dagli altoparlanti dell’Olimpico. Senza gli introiti del torneo più ricco del mondo la Roma fatica tanto a ritornare nei piani più nobili della Serie A anche a causa di un accordo con l’UEFA che non le consente facilità d’investimento sul mercato. Fino a quest’estate. Rivoluzione 109 i milioni investiti 11 giocatori acquistati più il prestito di Saelemaekers 29 milioni riduzione monte ingaggi L’estate del 2024 verrà ricordata come un significativo punto di rottura rispetto alle abitudini recenti. Viene praticamente abolita la modalità del prestito, che passano dai sei dell’anno prima a uno solo. Con l’ossessione di Mourinho per l’instant team era diventata dominante l’idea di rivolgersi verso il mercato dei trentenni, costosissimi, da prendere in prestito dai top club europei. Calciatori dal passato illustre, ingaggi pesanti e spesso reduci da infortuni. Esperienze perdenti tipo Wijnaldum e Renato Sanches, tra le altre, convincono la proprietà a mettere da parte una pratica che non ha portato nessun valore dentro il roster. Si volta pagina. Si acquistano cartellini soprattutto di under 25. Arrivano anche calciatori maturi ma a costo zero. È l’inizio di un lavoro nuovo, con l’obiettivo di costruire una squadra da lotta scudetto in un periodo di tre anni. Un programma con un suo senso logico. Non si vuole più vivere l’esperienza di arrivare al 30 giugno e ricominciare un lavoro daccapo. Dal 18 agosto, però, oltre al mercato, inizia a parlare anche il campo e le cose non vanno bene. C’è un enorme equivoco di fondo che confonde le idee a De Rossi. Lavora tutta l’estate nella convinzione che Dybala non farà parte del gruppo. Si concentra tanto sul 4-3-3. È un modulo che gli piace. Rappresenta al meglio la sua idea di calcio. La società gli mette peraltro gli specialisti giusti a disposizione. Arriva Koné, intermedio di gamba e cambio passo, perfetto per completare il centrocampo. A destra la creatività di Soulé, dall’altra parte l’equilibrio di Saelemaekers più il centravanti. Poi Dybala rimane e tutto il lavoro estivo è da rifare. Quale soluzione? Pomeriggio di domenica 1° settembre. Nell’aria i rumors sulla formazione anti Juve. Dentro Pisilli ma soprattutto Dybala in panchina. Nella sera più importante fino a quel momento De Rossi difende il suo lavoro estivo. Mette in campo la squadra col 4-3-3 e l’argentino rimane tra le riserve. Paulo Dybala non potrà mai rappresentare un problema dal punto di vista tecnico ma la scelta di De Rossi conferma l’esistenza di una questione da risolvere. Quali le soluzioni? Gli ultimi giorni di mercato danno un buon contributo. Arrivano Hermoso e Hummels e con loro la possibilità di avere più soluzioni tattiche. Ma tenere in campo contemporaneamente Dybala e Soulé non sarà cosa semplicissima. E allora, giochiamo a trovare una nostra soluzione. Difesa a quattro. Due uomini davanti alla difesa. C’è’ ampia scelta con Koné praticamente intoccabile. Poi tre trequartisti. Soulé largo a destra, Dybala sotto punta dietro Dovbyk e Pellegrini finto esterno sinistro con alternative Saelemaekers ed El Shaarawy. Un sistema di gioco in grado di valorizzare al massimo le caratteristiche del gruppo. Giochi a parte, le soluzioni sono da trovare in fretta visto il ritardo accumulato in tre giornate di campionato. Soluzioni che daranno anche risposta sul reale valore dell’allenatore. A inizio gennaio molto bravo nel lavoro di riorganizzazione di un gruppo assuefatto al linguaggio del precedente allenatore; ora, per la prima volta, con l’onere e la responsabilità di aver avuto tutto il tempo per costruire la sua squadra.