Perché la Lazio non prevede una rivoluzione sul mercato

Scusate il ritardo. Sarà il refrain del mercato - mai come quest’anno di riparazione - della Lazio, di nuovo libera di operare dopo lo stop estivo. Ma chi pensa che i biancocelesti faranno in inverno tutto quello che non hanno potuto fare in estate è davvero fuori strada. Nessuna rivoluzione, occhio ai conti e testa anche a giugno quando l’indice tra il costo del lavoro allargato e i ricavi scenderà allo 0,7. Il club dunque è chiamato a muoversi sul filo dell’equilibrio tra il provare ad accontentare e rasserenare da sùbito Sarri e il non avere altre limitazioni tra qualche mese. Primo tema i rinnovi, tenuti in stand-by da questa estate. Dalle semplici promesse la Lazio potrà ora passare concretamente ai fatti. Quasi impossibile quello di Gila, ottimismo per quello di Romagnoli che da tempo avanza anche una garanzia di adeguamento. Un ritocco sull’ingaggio se lo aspetta anche Guendouzi ma è uno dei tesoretti che tra gennaio e giugno potrebbero permettere al club di fare mercato e non avere problemi. Tutto fermo quindi. Primi incontri invece per quelli di Basic e Marusic, entrambi in scadenza. La prima fumata è stata grigia, ma le parti torneranno presto a trattare. Sulle entrate i desiderata di Sarri non sono cambiati rispetto a quest’estate e il campo gli ha dato ragione. Priorità al terzino sinistro e alla mezzala, anche se il ‘nuovo acquisto’ Basic è stata la lieta novella di questa prima parte di stagione. Tavares è ai saluti dopo un 2025 disastroso. L’Arabia chiama ma offre molto di meno dei 15 milioni richiesti dal club col 35% da destinare all’Arsenal. Martin del Genoa e Valeri del Parma i nomi in cima alla lista dei desideri. Più indietro Parisi che la Fiorentina non vuole far partire. A centrocampo il chiodo fisso di Sarri era e rimane Loftus-Cheek ma è un’operazione talmente in salita che difficilmente darà il La a una vera e propria trattativa. I buoni rapporti con l’Atalanta potrebbero invece aprire diversi tavoli e anche scenari di scambi con Dele-Bashiru possibile pedina. Già chieste informazioni su Samardzic e Brescianini, poco coinvolti in nerazzurro. Il primo è il preferito di Sarri, valutazione di circa 20 milioni; la formula del prestito con obbligo di riscatto una possibile via ma la concorrenza è alta. La terza richiesta estiva di Sarri riguardava infine il centravanti. Ne avrebbe voluto uno con caratteristiche diverse rispetto a quelli attualmente in rosa e la questione è aperta. I tre numeri 9 della Lazio hanno realizzato appena 5 gol in 3, una miseria. Noslin e Dia non hanno mercato, Castellanos sì. La panchina iniziale di Udine è anche un indizio di mercato. Appena 4 reti per l’argentino in 46 presenze sotto la gestione Sarri. Questione di feeling, tattico, mai sbocciato tra i due. Anche per questo non è un incedibile. La Lazio continua ad aspettare un rilancio del Flamengo che in estate aveva offerto 25 milioni. Il diretto interessato non ha posto il veto a una partenza ma vorrebbe rimanere in Europa per giocarsi le minime chance di strappare una convocazione per il Mondiale. Lui sogna la Premier, la Lazio aspetta un’offerta per poi virare eventualmente su un sostituto. Complicata la pista Lucca, Sarri cerca altro. Infine c’è il capitolo Insigne, ‘promesso sposo’ ormai da mesi in quanto svincolato. Un accordo di massima tra società e entourage del giocatore c’è da tempo e il gradimento di Sarri, neanche a dirlo, è scolpito sulla pietra. E allora? Non tutti in società sono pienamente convinti. Non dal valore del giocatore ma dalla bontà dell’operazione. Per necessità tattica e soprattutto età. Si cerca un profilo più giovane e la strada porta ancora una volta verso Bergamo. Daniel Maldini è sulla lista dei desideri. Caratteristiche, carta d’identità e margini di crescita lo rendono obiettivo credibile e concreto. Tra utilità e convenienza servirà anche un compromesso per accontentare l’allenatore che dal canto suo non vuole che il ‘regalo’ Insigne, faccia passare in secondo piano, soprattutto a livello di tempistiche, quelle che sono le vere priorità del mercato. Per questo anche pubblicamente non sta spingendo affinché il suo pupillo sbarchi immediatamente a Roma. Quello della Lazio dunque sarà un mercato possibilmente di occasioni, presumibilmente low-cost e obbligatoriamente fatto anche di qualche compromesso in ossequio al quieto vivere. Non serve essere indovini, ma basta avere una buona memoria e fare un breve ripasso di storia contemporanea circa il rapporto elettrico tra allenatore e società sul tema mercato per prevedere che qualche scossa ci sarà anche a Gennaio.

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Perché la Lazio non prevede una rivoluzione sul mercato

Matteo Petrucci