Tour, re Contador rinasce sull'Huez. Ma Schleck è in giallo
CiclismoVince il francese Rolland, finale da brivido: nella rampa verso i 1850 m del traguardo dell'Alpe, dopo 110 km di scalate, lo spagnolo però (3°) fa il vuoto. Primo scatto a 92 km dalla fine, poi la stoccata nella salita conclusiva. E adesso la cronometro
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di PAOLO PAGANI
All’eroe giovane e bello Andy Schleck, l’Achille smilzo che già giovedì sul Galibier aveva uccellato i troiani con il Cavallo ingannatore di una fuga temeraria astutissima e fortunata, bastava controllare. I giri del suo motore, costruito attorno a un telaio scattante e integro. E soprattutto, sulla scacchiera della fatica e della pazienza, le mosse dell’Alfiere Alberto. Freddo, di solito tranquillo: Andy sapeva quali stati d’animo far frullare nel suo petto bislungo. Arrampicare regolare, senza farsi saccheggiare dalle smanie, né tantomeno dalla paura o da inferiority complex al cospetto del sovrano cattivo Contador, incattivito dal digiuno. Proprio così non è andata, ma...
Il colpo di teatro - Perché il colpo di teatro finale dell’Alpe d’Huez, con Albertone che svetta e s’impenna perentorio e la fatica che di colpo arrugginisce la gamba di Andy il giovane, ha regalato un’ultima straordinaria scarica elettrica al Tour. La gara di giornata, si sapeva, era cosa loro. Del rabbioso padrone Contador e del freddo delfino Schleck. Su quei 13 km cattivi di salita all’Alpe si è chiusa allora una giornata folle e straordinaria, con lo spagnolo tornìto nell'acciaio inossidabile che scappava per vincere da Campionissimo. Prendendo, di slancio, 22” secondi al giovane lussemburghese in 2 soli km. Un baleno. Vantaggio che aumentava progressivamente. Fino a poco più di un minuto. Non vinceva, Contador. Ma cedeva la tappa al francese Rolland, il gregario di Voeckler, secondo posto per Sanchez. Terzo lo spagnolo, in apnea nelle ultime centinaia di metri. Schleck, in compenso, perso il contatto diretto con il sovrano iberico, si consolava con la t-shirt inseguita per tre settimane: la maglia gialla era sua. La classifica generale, alla vigilia della crono di Grenoble, vede in testa Schleck davanti al fratello Frank, staccato di 53". Al terzo posto, a 57", c'è l'australiano Cadel Evans. L'ex maglia gialla Voeckler è scivolato al quarto posto, a 2'10". Seguono Damiano Cunego, staccato di 3'31", e Alberto Contador, a 3'55".
La rabbia del re offeso - Ma andiamo con ordine, riannodando i fili della cronaca. Il giorno dopo la sua caduta inopinata, l’Ettore iberico Contador ha voluto cercare senza indugi né calcoli il venerdì santo, un venerdì da leoni. Ha cercato subito di far saltare il banco, di sparigliare la partita, di terrorizzare le maestranze in gara. Ha sperato di scaraventare sulla concorrenza l’ira funesta del dio decaduto dall’Olimpo del pedale. Perché a 92 (92, oh yes!) km dalla fine di un calvario alpino fissata ai 1850 metri dell’Alpe d’Huez ha acceso una prima volta le polveri, sorprendendo e staccando il gruppone con la sua nota e ansiogena scrollatina di spalle, in piedi sulla sella, e si è trascinato appresso, stupefatti da cotanta tracotanza, la maglia gialla Voeckler, lo stesso giovine ma glaciale Schleck e un Cadel Evans in affanno. In tre a seguire il furibondo spagnolo alla ricerca dell’impresa da titano, bulimico cannibale improvvisamente anoressico di vittorie, lontano 4’44” (e confinato al settimo posto) dalla vetta della generale.
Nel cervello un'idea proibita: Parigi - Contador ha macinato pedalate elettriche, scariche sistematiche di watt sugli asfalti. Voleva condannare al fuorigiri i compagni d’azione. Memore, e probabilmente invidioso, del volo solitario di Andy il giorno prima, Contador ce l’ha messa tutta davvero per far sembrare nani ai piedi del Gigante ( lui) i colleghi di pedale nella penultima tappa di questo Tour in cerca di padrone. Il gruppo lì è deflagrato, ma stessa sorte non è toccata nella circostanza a Andy il coraggioso. All’eroe giovane e bello Schleck, per l’appunto, bastava controllare. Ce l’avrebbe fatta Contador a percorrere 92 km di marcia forzata fino all’Alpe d’Huez, attraverso la geografia isterica di Telegraphe e Galibier? E ce l’avrebbe fatta lui, il lungagnone lussemburghese, fin lì secondo in classifica a 15” da Voeckler, a reggere il passo di Re Alberto? Nervi saldi. Testa bassa. Nel cervello l’idea meravigliosa di entrare a Parigi nella livrea di Altezza Reale della Grande Boucle 2011. Ma i conti con l'oste spagnolo, uno che non ama lasciar debiti non saldati, andavano ancora fatti...
Il gruppo si scioglie nella fatica - Si perdeva sulle prime Voeckler, zavorrato all’asfalto nel forcing della coppia di nemici lungo l’ascesa al Galibier. Anche se mai il suo distacco superava la soglia dell’umiliazione agonistica, segno di orgoglio guerriero sopraffino, chimicamente purissimo. Si era già perso, poco prima dello slancio verticale al Galibier, un Evans costretto a fermarsi e a cambiare bici (e poi però ritrovatosi tra i primissimi nell’ascesa all’Alpe d’Huez). Basso, fin lì, manco s’era visto. E soltanto perché la benzina era in realtà finita da giorni e il varesino correva con la spia della riserva accesa, non gli si può imputare di non essere rimasto incollato, in una tappa così breve (anche se furiosa) come questa, 110 km scarsi, al duo di testa. Onore piuttosto a Cunego, partito dalla Vandea con ben altre aspettative rispetto a Basso e rivelatosi invece tenace uomo di classifica mai domato dalla frustrazione di non farcela. Al punto da essere nel manipolo alla guida della rampa all’Alpe d’Huez, con i migliori del bigoncio ciclistico a giocarsela.
E sabato la crono della Verità - Finale dunque sull'Alpe d'Huez, la montagna di Pantani (qui il Tour mancava da 3 anni): in poco più di 13 km si saliva dai 723 metri di Le Bourg d'Oisans ai 1850 del traguardo, 20 e disumani i tornanti tra un estremo e l’altro. Non resta che la cronometro di sabato, i 42 km di Grenoble, per rovesciare sul Tour l’inaspettabile. Eventualmente. Poi domenica, onore alla Grandeur, i corridori francesi del Tour, i loro direttori sportivi e gli organizzatori della corsa saranno ricevuti all'Eliseo dal presidente Nicolas Sarkozy, lui stesso grande appassionato di ciclismo. Erano 45 i ciclisti francesi, su un totale di 198, partiti il 2 luglio scorso dalla Vandea per la 98ma edizione della Grande Boucle. Oggi erano ancora 40 a scalare l'Alpe d'Huez, tra cui Thomas Voeckler, al suo decimo e ultimissimo giorno in maglia gialla. Chapeaux, giù il cappello.
Ordine d'arrivo 19/a tappa Modane- Alpe d'Huez, 109,5 km:
1. Pierre Rolland (Fra) in 3 ore 13'25" (media 34,0 kmh)
2. Samuel Sanchez (Spa) a 14"
3. Alberto Contador (Spa) a 23"
4. Peter Velits (Slk) a 57"
5. Cadel Evans (Aus) st.
6. Thomas De Gendt (Bel) st.
7. Damiano Cunego (Ita) st.
8. Frank Schleck (Lux) st.
9. Andy Schleck (Lux) st.
15. Ivan Basso (Ita) a 2'06".
Classifica generale:
1. Andy Schleck (Lux) in 82 ore 48'43"
2. Frank Schleck (Lux) a 53"
3. Cadel Evans (Aus) a 57"
4. Thomas Voeckler (Fra) a 2'10"
5. Damiano Cunego (Ita) a 3'31"
6. Alberto Contador (Spa) a 3'55"
7. Samuel Sanchez (Spa) a 4'22"
8. Ivan Basso (Ita) a 4'40"
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Il colpo di teatro - Perché il colpo di teatro finale dell’Alpe d’Huez, con Albertone che svetta e s’impenna perentorio e la fatica che di colpo arrugginisce la gamba di Andy il giovane, ha regalato un’ultima straordinaria scarica elettrica al Tour. La gara di giornata, si sapeva, era cosa loro. Del rabbioso padrone Contador e del freddo delfino Schleck. Su quei 13 km cattivi di salita all’Alpe si è chiusa allora una giornata folle e straordinaria, con lo spagnolo tornìto nell'acciaio inossidabile che scappava per vincere da Campionissimo. Prendendo, di slancio, 22” secondi al giovane lussemburghese in 2 soli km. Un baleno. Vantaggio che aumentava progressivamente. Fino a poco più di un minuto. Non vinceva, Contador. Ma cedeva la tappa al francese Rolland, il gregario di Voeckler, secondo posto per Sanchez. Terzo lo spagnolo, in apnea nelle ultime centinaia di metri. Schleck, in compenso, perso il contatto diretto con il sovrano iberico, si consolava con la t-shirt inseguita per tre settimane: la maglia gialla era sua. La classifica generale, alla vigilia della crono di Grenoble, vede in testa Schleck davanti al fratello Frank, staccato di 53". Al terzo posto, a 57", c'è l'australiano Cadel Evans. L'ex maglia gialla Voeckler è scivolato al quarto posto, a 2'10". Seguono Damiano Cunego, staccato di 3'31", e Alberto Contador, a 3'55".
La rabbia del re offeso - Ma andiamo con ordine, riannodando i fili della cronaca. Il giorno dopo la sua caduta inopinata, l’Ettore iberico Contador ha voluto cercare senza indugi né calcoli il venerdì santo, un venerdì da leoni. Ha cercato subito di far saltare il banco, di sparigliare la partita, di terrorizzare le maestranze in gara. Ha sperato di scaraventare sulla concorrenza l’ira funesta del dio decaduto dall’Olimpo del pedale. Perché a 92 (92, oh yes!) km dalla fine di un calvario alpino fissata ai 1850 metri dell’Alpe d’Huez ha acceso una prima volta le polveri, sorprendendo e staccando il gruppone con la sua nota e ansiogena scrollatina di spalle, in piedi sulla sella, e si è trascinato appresso, stupefatti da cotanta tracotanza, la maglia gialla Voeckler, lo stesso giovine ma glaciale Schleck e un Cadel Evans in affanno. In tre a seguire il furibondo spagnolo alla ricerca dell’impresa da titano, bulimico cannibale improvvisamente anoressico di vittorie, lontano 4’44” (e confinato al settimo posto) dalla vetta della generale.
Nel cervello un'idea proibita: Parigi - Contador ha macinato pedalate elettriche, scariche sistematiche di watt sugli asfalti. Voleva condannare al fuorigiri i compagni d’azione. Memore, e probabilmente invidioso, del volo solitario di Andy il giorno prima, Contador ce l’ha messa tutta davvero per far sembrare nani ai piedi del Gigante ( lui) i colleghi di pedale nella penultima tappa di questo Tour in cerca di padrone. Il gruppo lì è deflagrato, ma stessa sorte non è toccata nella circostanza a Andy il coraggioso. All’eroe giovane e bello Schleck, per l’appunto, bastava controllare. Ce l’avrebbe fatta Contador a percorrere 92 km di marcia forzata fino all’Alpe d’Huez, attraverso la geografia isterica di Telegraphe e Galibier? E ce l’avrebbe fatta lui, il lungagnone lussemburghese, fin lì secondo in classifica a 15” da Voeckler, a reggere il passo di Re Alberto? Nervi saldi. Testa bassa. Nel cervello l’idea meravigliosa di entrare a Parigi nella livrea di Altezza Reale della Grande Boucle 2011. Ma i conti con l'oste spagnolo, uno che non ama lasciar debiti non saldati, andavano ancora fatti...
Il gruppo si scioglie nella fatica - Si perdeva sulle prime Voeckler, zavorrato all’asfalto nel forcing della coppia di nemici lungo l’ascesa al Galibier. Anche se mai il suo distacco superava la soglia dell’umiliazione agonistica, segno di orgoglio guerriero sopraffino, chimicamente purissimo. Si era già perso, poco prima dello slancio verticale al Galibier, un Evans costretto a fermarsi e a cambiare bici (e poi però ritrovatosi tra i primissimi nell’ascesa all’Alpe d’Huez). Basso, fin lì, manco s’era visto. E soltanto perché la benzina era in realtà finita da giorni e il varesino correva con la spia della riserva accesa, non gli si può imputare di non essere rimasto incollato, in una tappa così breve (anche se furiosa) come questa, 110 km scarsi, al duo di testa. Onore piuttosto a Cunego, partito dalla Vandea con ben altre aspettative rispetto a Basso e rivelatosi invece tenace uomo di classifica mai domato dalla frustrazione di non farcela. Al punto da essere nel manipolo alla guida della rampa all’Alpe d’Huez, con i migliori del bigoncio ciclistico a giocarsela.
E sabato la crono della Verità - Finale dunque sull'Alpe d'Huez, la montagna di Pantani (qui il Tour mancava da 3 anni): in poco più di 13 km si saliva dai 723 metri di Le Bourg d'Oisans ai 1850 del traguardo, 20 e disumani i tornanti tra un estremo e l’altro. Non resta che la cronometro di sabato, i 42 km di Grenoble, per rovesciare sul Tour l’inaspettabile. Eventualmente. Poi domenica, onore alla Grandeur, i corridori francesi del Tour, i loro direttori sportivi e gli organizzatori della corsa saranno ricevuti all'Eliseo dal presidente Nicolas Sarkozy, lui stesso grande appassionato di ciclismo. Erano 45 i ciclisti francesi, su un totale di 198, partiti il 2 luglio scorso dalla Vandea per la 98ma edizione della Grande Boucle. Oggi erano ancora 40 a scalare l'Alpe d'Huez, tra cui Thomas Voeckler, al suo decimo e ultimissimo giorno in maglia gialla. Chapeaux, giù il cappello.
Ordine d'arrivo 19/a tappa Modane- Alpe d'Huez, 109,5 km:
1. Pierre Rolland (Fra) in 3 ore 13'25" (media 34,0 kmh)
2. Samuel Sanchez (Spa) a 14"
3. Alberto Contador (Spa) a 23"
4. Peter Velits (Slk) a 57"
5. Cadel Evans (Aus) st.
6. Thomas De Gendt (Bel) st.
7. Damiano Cunego (Ita) st.
8. Frank Schleck (Lux) st.
9. Andy Schleck (Lux) st.
15. Ivan Basso (Ita) a 2'06".
Classifica generale:
1. Andy Schleck (Lux) in 82 ore 48'43"
2. Frank Schleck (Lux) a 53"
3. Cadel Evans (Aus) a 57"
4. Thomas Voeckler (Fra) a 2'10"
5. Damiano Cunego (Ita) a 3'31"
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