La folle discesa di Van Der Velde nel Giro '88 ora è musica

Ciclismo
Van Der Velde sul Gavia nel Giro del 1988
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NON SOLO SANREMO. Gli Offlaga Disco Pax, nel loro ultimo disco, hanno dedicato un brano al ciclista olandese che 24 anni fa scavallò per primo il Gavia e scese fra montagne di neve. Rischiò l'assideramento e arrivò con 47' di ritardo. I VIDEO

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di Lorenzo Longhi

Gino Paoli ha cantato Coppi, "un omino con le ruote contro l’Izoard", Paolo Conte ha fatto di Bartali e dei "francesi che s’incazzano" un jazz, Enrico Ruggeri ha raccontato Eddie Merkx in Gimondi e il Cannibale, Francesco De Gregori Costante Girardengo ne Il bandito e il campione, gli Stadio Marco Pantani. Miti del pedale, vincenti e leggendari, eroici e a volte tragici, figure indelebili di quella grande storia che è il ciclismo e che spesso si presta a diventare, appunto, musica.

Da qualche giorno, la galleria dei corridori messi in note si è arricchita di un altro brano, dedicato a un mito minore ma indimenticato proprio perché campione folle: Johan Van Der Velde, olandese classe 1956 con un passato fra Gis, Tvm e nella Carrera di Chiappucci, è infatti il protagonista di Tulipani, sesta traccia dell’ultimo album dei reggiani Offlaga Disco Pax, Gioco di società. Van Der Velde, che tra l’altro in carriera ha vinto un Giro di Romandia e un Giro d’Olanda, oltre a tre tappe al Giro d’Italia (e tre maglie ciclamino) e al Tour de France, è ricordato però per un epico e sciagurato attacco nella quattordicesima tappa della corsa rosa edizione 1988, l’ascesa su un Gavia gelato e innevato: mezze maniche, mani nude, addosso solo una maglia ciclamino e un paio di centimetri di neve sulla testa.



Scavallò per primo la Cima Coppi di quel Giro, Van Der Velde, e cominciò la discesa, sudato e allo stremo, senza indossare impermeabili né coprirsi con qualche giornale. Dopo pochi minuti di follia, al limite dell’assideramento, Johan scese dalla bicicletta e riparò in un camper per riprendere calore e... colore. Ripartì dopo poco e arrivò al traguardo con quasi 47 minuti di ritardo. Vivo, però. Fu un altro olandese, Erik Breuking, a vincere la tappa sul traguardo di Bormio, mentre a trionfare nel Giro fu l’americano Andrew Hampsten. Ma fu Van Der Velde a restare nella leggenda, perché - nei versi degli Offlaga (che, tre anni fa, dedicarono un pezzo a Vladimir Yashenko, l'ultimo ventralista moderno) - "quel metro di neve sulle Lepontine Retiche, affrontate con una bicicletta al posto della slitta, vale quanto l’alpinismo estremo senza bombole d’ossigeno tra le inviolate vette del Pamir".