Giro, le pagelle: Hesjedal è una roccia, Basso una delusione

Ciclismo
La crisi di Basso sullo Stelvio: per il varesino un Giro da dimenticare. E l'età avanza...
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Il canadese merita la vittoria e sorprende tutti i favoriti della vigilia. A Basso, Scarponi, Schleck e Kreuziger sono mancati gambe e cuore. Bravi anche i giovani della Farnese, Rodríguez e De Gendt e i due colombiani del Team Sky. Cunego è un enigma

I PROMOSSI

Hesjedal 9Non si accontenta di vestire la maglia rosa qualche giorno e decide di non farsi più staccare. Merita perché è sempre lui a rispondere agli attacchi – pochi per la verità – degli altri e quando può prova pure l'allungo. La cronometro non è la sua specialità, ma non si fa sfuggire l'occasione della vita.

Rodríguez 8,5 – Attacca, vince due tappe, difende con tenacia la maglia rosa. Arriva a Milano a giocarsi la vittoria e in pochi se lo sarebbero aspettato. Trascinato dalla squadra nella cronometro di Verona, mette le ali in quella di Milano. Non basta. Comunque da applausi.

Farnese Vini 8 – La maglia azzurra Rabottini (7,5) mette la sigla sull'impresa più bella di questo Giro, quando cade, si rialza e sprinta su Rodríguez a Pian dei Resinelli. Guardini (7), ingiustamente squalificato nella penultima tappa, svernicia Cavendish a Vedelago. Merito a Scinto e ai suoi.

De Gendt 8 – La sua impresa sullo Stelvio è un capolavoro di furbizia, tempismo e forza. Ma il belga è il più tonico anche sul Mortirolo e nelle tappe di montagna non va mai alla deriva. Bravo anche Carrara (6,5) che riscatta un Giro anonimo aiutando il capitano nella tappa più importante.

Cavendish 7,5 – Tre vittorie erano quasi il minimo per il miglior velocista. Qualche volta è poco aiutato dal treno Sky, altre è lui a fare cilecca: fatto sta che è meno dominante del solito. Perde la maglia rossa, ma lotta per portarla fino a Milano. E la rimonta di Cervere resta una perla.

Uran e Henao 7 – I due colombiani fanno la corsa che ci si attendeva da loro. Gagliarda, con pochi acuti, ma sempre a ridosso dei migliori. Con la regolarità portano al Team Sky due preziosi piazzamenti nella top-10.

Phinney 7 – La Danimarca gli porta allo stesso tempo una cronometro da sogno e una sfortuna da incubo. Lui raccoglie entrambe con semplicità e simpatia, porta a spasso la maglia rosa qualche giorno. Ne sentiremo parlare.

Pozzovivo 7 – Coglie l'occasione per la vittoria con un attacco deciso, al momento giusto della tappa giusta. Non ha altri acuti, ma è spesso tra i migliori e conclude con il miglior piazzamento personale al Giro

Amador 7 – Il ragazzo costaricano fa un gran numero a Cervinia, al termine di una fuga interminabile. Fa notare la sua presenza durante tutta la terza settimana e dimostra che, forse, è pronto per un salto di qualità.

Kaisen e Keizer 6,5 – La loro guerra a colpi di chilometri di fuga non frutterà molto in termini di risultati, ma contribuisce ad animare le tappe di pianura. Insieme si fanno più di 1300 km al vento: scusate se è poco.

Malori 6,5 – Maglia rosa per un giorno, è l'unico sorriso per la Lampre e anche l'unico italiano a vestirsi di rosa.

Tiralongo, Bak, Rubiano, Izagirre, Ventoso, Goss, Pinotti 6,5 – Lasciano il segno con delle belle vittorie di tappa.

Ferrari 6 – La media tra la sconsiderata manovra di Horsens e la fantastica volata di Montecatini. Pecca un po' di continuità, ma conferma la sua maturazione.

I BOCCIATI

Kreuziger 5,5 – Certo, con la vittoria di Pampeago dimostra carattere. Però se vieni al Giro per vincerlo e finisci fuori dai 10 la delusione non può che essere cocente. Dice bene Martinelli, il suo direttore sportivo: ancora non è chiaro se sia carne o pesce. Se possa vincere un grande giro o debba ricalibrare le sue ambizioni. Da rivedere, insomma.

Scarponi 5 – Rocca di Cambio, dove è battuto da Tiralongo, rimane l'unico vero lampo del marchigiano. I timidi e telefonati tentativi della terza settimana fanno pensare che, oltre alla fantasia, alla fine gli siano mancate proprio le gambe.

Basso 4,5 – Corre da padrone del Giro senza esserlo. Imbastito persino più del solito, è all'altezza della sua fama solo nella tappa di Cortina, dove va persino a sprintare. Per il resto è il gran cerimoniere della processione degli uomini di classifica lungo tutte le salite. Non reagisce agli attacchi e non prova mai a portarne. La crisi sullo Stelvio sa un po' di requiem per il 34enne della Liquigas (loro bravi, 7,5).

Cunego 4,5 – Per carità, nell'immobilismo generale almeno attacca. Ma a conti fatti non combina niente: non vince tappe – e ce n'erano di adatte – e neppure aiuta Scarponi sullo Stelvio, dove ne avrebbe avuto più bisogno. Continua ad essere un enigma. I tempi in cui era in grado di fare la differenza sembrano lontanissimi.

Modolo, Chicchi 4,5 – Poca gloria per loro in volata, non provano neppure a inventarsi qualcosa.

Schleck 4 – Illude a Rocca di Cambio, poi si mette a litigare con gli avversari e con una spalla fuori posto. Lascia senza lottare troppo e finisce per dar ragione a chi, alla vigilia, dubitava del suo impegno in questo Giro.

Rujano 3 – Prima esce di classifica, poi si ritira e si becca i rimproveri - anche un po' teatrali - del team manager Gianni Savio. Dov'è finito il Rujano che ci faceva divertire?