Fabio Casartelli, 30 anni fa l'oro olimpico a Barcellona 92

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Alberto Pontara

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30 anni fa un azzurro tornava a conquistare l'oro olimpico nella prova di ciclismo in linea. Il 2 agosto 1992 Fabio Casartelli trionfava sul circuito di Sant Adurnì d'Anoia in Catalogna. Un successo indimenticable, come il suo sorriso

Sant Sadurnì d’Anoia è famoso per la produzione del Cava, qui c’è la più antica cantina del paese, la Codorniu, fondata nel 1551. Il Cava è lo spumante catalano, nulla da invidiare ad altre bollicine, senza offendere nessuno. E’ anche la sede della prova in linea di ciclismo all’Olimpiade di Barcellona. A Sant Sadurnì d’Anoia, il 2 agosto 1992, la bottiglia per festeggiare è azzurra. Anzi, quasi celeste, decisamente celeste, come il colore delle divise della Nazionale italiana, scelta cromatica decisamente diversa dal classico azzurro. Il circuito della prova di ciclismo in linea è bollente, il caldo catalano mette alla prova il fisico e la testa. I tre azzurri in gara sono Davide Rebellin, Mirco Gualdi e Fabio Casartelli. Fabio si è conquistato la convocazione a suon di vittorie, ma tra i tre è il meno “marcato” dal resto del gruppo. Se ne pentiranno, loro, e gioiremo noi. Glielo ha detto anche il “Dottore”, Giosuè Zenoni, selezionatore dei dilettanti, prima della partenza. E’ Gualdi a lanciare la fuga decisiva insieme ad altri 8 corridori, Casartelli inizialmente resta in gruppo e poi segue lo scatto del lettone Ozols e i due ci impiegano quasi un giro di circuito per rientrare sulla fuga. Con due italiani nel gruppo di testa gli altri non tirano e provano a scattare: l’azione decisiva è dell’olandese Dekker. A quel punto Casartelli si aggancia, con lui Ozols, restano in tre a giocarsi la vittoria. La volata finale è fatta di attesa, i tre si studiano, Fabio è bravo a restare dietro quel tanto che basta a scattare e lasciare lì i compagni di fuga, azione di classe di chi sa come si impostano gli sprint. Dekker alza addirittura le braccia in alto prima di Fabio, esultando per l’argento. 

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Il sorriso che non dimentichiamo

Sono arrivati in tanti da Albese con Cassano, comune dell’Alta Brianza, che già una medaglia olimpica l’aveva vinta con Paolo Pedretti nell’inseguimento a Los Angeles nel 1932. In testa il papà di Fabio, Sergio, a guidare la festa. La voce di De Zan, nel momento dello scatto finale di Casartelli, è quella gioiosa di chi sta raccontando un’impresa spensierata e storica al tempo stesso, un’esultanza quasi fanciullesca, potere del ciclismo. C’è il sorriso di Fabio dopo l’arrivo, sul podio, con quelle foto indelebili che restano nella memoria. Un sorriso che è un marchio di fabbrica, un modo di esistere, di stare al mondo. Lo dicono e testimoniano tutti quelli che lo hanno conosciuto. Che resta impresso ancora di più a 30 anni di distanza. Un’impresa che va ricordata, che è storia. Un oro che poteva essere solo l’inizio, se non ci fosse stato quel maledetto 18 luglio 1995, quella caduta fatale nella discesa del Colle di Portet d’Aspet. Ma 30 anni dopo quell’oro continua a brillare, su quella maglia così celeste, con quel sorriso che non dimentichiamo.

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