Formula 1, GP Germania. L'editoriale di Guido Meda: Vettel e quel piccolo particolare che la dice lunga
Formula 1Il ferrarista vive una giornata da sogno che diventa un incubo. Una vittoria che sembra certa, magari da dedicare a Marchionne, finisce dritta nel muro. Ed è in quel frangente che si manifesta la grandezza umana del pilota
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Immaginatevi di essere Vettel nella domenica del Gp di Germania. L’Hockenheim Ring fa letteralmente impressione per la quantità di pubblico che accoglie. Le tribune del Motodrom sono muraglioni enormi che affacciano sulla pista; non c’è un posto libero e la densità degli spettatori per come la vediamo in tv sembra il frutto di un’elaborazione fatta con il computer, come nei film americani di fantascienza. Invece è vero. Tutto vero. La stragrande maggioranza di quei tifosi è lì per Vettel e per la Ferrari, come da nazionalità, come da tradizione. Seb parte in pole ed è già un delirio. Seb è davanti a tutti, sia in gara che nel mondiale, e questo sta diventando proprio il giorno perfetto per un ricordo da tramandare ai figli. Poi piove, piove un’acqua vigliacca come sa esserlo quella che invade le piste e trasforma le gare. Piove solo in un posto, come se ci fosse un cecchino dell’acqua che prende la mira. Ed è su quell’acqua che Vettel, proprio ai piedi dei muri di gente del Motodrom, incappa in una bloccatina del posteriore che gli fa perdere il controllo della macchina, sbattendo dritta dritta nel muro ogni speranza. Finito. Ma è qui che va colto il dettaglio, quello piccolo, ma tremendamente significativo. Vettel ha un istinto immediato che è quello di aprire la radio, confessare il proprio errore e chiedere scusa alla Ferrari. Non prende un fiato, non pensa, non c’è traccia di quel barlume di giustificazione tecnica che di norma cercano i piloti prima di ammettere. E' una disperazione tutta sua, una rabbia con se stesso. Quindi è soprattutto un clamoroso esempio di onestà, l’impulso che rivela la presenza di una brava persona. Lo sapevamo già, ma così è molto più facile perdonare.