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Formula 1, GP USA. La preview tecnica di Austin

Formula 1

Cristiano Sponton

La partenza del GP degli Stati Uniti (Foto: Sutton)

Dalle caratteristiche del circuito texano al setup delle monoposto, dall’importanza della Power Unit alla scelta degli pneumatici dei top team, tutto quello che è bene sapere per arrivare preparati al GP di Austin

LA CRONACA DEL GP DEGLI USA

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Il circuito: un insieme ben amalgamato del meglio delle piste top

Al Circuit of the Americas di Austin (Texas) si corre dal 2012. La pista, progettata da Hermann Tilke, presenta ben 20 curve, alcune delle quali riprese dai più spettacolari tracciati del mondiale. Molto particolare la numero 1 che presenta un dislivello di ben 27m (in 340m di percorrenza): è un tornante in salita che scollina e dove quindi è molto difficile giudicare il punto di frenata. 
La curva 2 è invece una piega a destra piuttosto veloce che immette in uno dei tratti più belli del circuito, quello che va dalla 3 alla 6. A detta di molti questa parte assomiglia alla zona tra le leggendarie Maggotts e Becketts di Silverstone. Rimanendo sulle similitudini, il tornantino riprende quello del Canada oppure di Suzuka mentre il back-straight e la parte lenta dell’ultimo settore richiamano rispettivamente il rettilineo e il Motodrome di Hockenheim.
Dalla curva 7 inizia il secondo settore del tracciato, quello più veloce, caratterizzato da un rettifilo lungo più di un chilometro. Il terzo settore risulta invece essere il più guidato e tecnico, alternando sezioni particolarmente lente a curve medio veloci come la 16-17 e 18 molto simili alla piega 8 di Istanbul.

Il setup: efficienza aerodinamica e bilanciamento

Austin viene considerato un tracciato da medio/alto carico dove saranno premiate le monoposto con un’ottima efficienza aerodinamica (rapporto tra deportanza e resistenza all’avanzamento) e Power Unit molto potenti. Anche il bilanciamento aerodinamico sarà una caratteristica molto importante per essere competitivi, specialmente nel primo settore, dove sono presenti alcune curve da alta velocità. Attenzione anche all’ala mobile che avrà un impatto notevole (secondo le simulazioni Magneti Marelli) con un incremento della velocità di ben 10 km/h.

Power Unit: potenza e parte ibrida saranno determinanti

Per quanto riguarda la Power Unit il tracciato è tra quelli impegnativi perché il motore endotermico viene sfruttato al massimo regime per oltre il 60% del giro. La potenza sarà fondamentale, ancora più che a Suzuka. Anche la parte ibrida sarà piuttosto importante, garantendo un guadagno di 2”2 al giro e 20 km/h di velocità. Secondo le simulazioni sarà possibile recuperare in frenata grazie a MGU-K circa 1112 kj, mentre con MGU-H il valore si setta a 3187 kj. Il tracciato non è critico per il consumo benzina, richiedendo 100 kg per completare la gara (contro 105 kg massimi imbarcabili) in condizioni di pista asciutta senza l’entrata in pista della Safety Car (che, però, ha quasi il 50% di probabilità di ingresso).

Gli pneumatici: Ferrari e Mercedes, stesse scelte

La Pirelli porta in pista gli stessi compound utilizzati nel 2017 ma le tre mescole disponibili (Ultrasoft, SuperSoft e Soft) sono più morbide di uno step rispetto a quelle utilizzare nella scorsa stagione.  
Ci sono due parti del tracciato che impegnano in modo particolare gli pneumatici: in curva 1 le gomme devono fornire una trazione ottimale, mentre in curva 11 il pilota inizia a frenare in modo brusco quando la monoposto è già dentro la piega, creando una distribuzione delle forze non uniforme sulle ruote. Saranno avvantaggiate le monoposto che riusciranno a mantenere nella giusta finestra di funzionamento sia l’asse posteriore che quello anteriore, che, grazie ai lunghi rettifili, tende a raffreddarsi.
Le caratteristiche del tracciato in abbinamento alle scelte di compound fatte da Pirelli potrebbero aiutare i team a puntare su diverse strategie che potrebbero anche essere influenzate dal meteo, che in questo periodo è particolarmente variabile.

Se analizziamo i set di pneumatici a disposizione dei piloti possiamo notare che, in questa occasione, i 3 top team hanno effettuato scelte pressoché simili con una media di 7 Ultrasoft, 3 Supersoft e 2 Soft. Sorprende ancora una volta la McLaren che, da qualche gara a questa parte, sta privilegiando molto le Soft a discapito delle SuperSoft e delle UltraSoft. I restanti team si mantengono sulle classiche adozioni: 8-9 UltraSoft, 3-4 SuperSoft, 2-3 Soft.