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Formula 1, Hamilton dopo il settimo Mondiale: "Voglio incoraggiare i giovani discriminati"

Formula 1

Il pilota britannico ha rilasciato un'intervista alla Gazzetta dello Sport dopo la conquista del settimo titolo in Formula 1. Tra i suoi obiettivi primari c'è continuare la lotta al razzismo: "Ci vorrà del tempo per cambiare l'opinione di tutti, io posso smuovere le cose, portare consapevolezza e spero anche un cambiamento. Magari qualche ragazzino sta subendo una forma di discriminazione e anche lui ha molto da dire: vedendo me può trovare il coraggio di farlo"

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Il mondo della Formula 1 è ai piedi di Lewis Hamilton, il pilota britannico che eguagliando Michael Schumacher con il settimo titolo ha conquistato un posto di primo piano nella storia dello sport. Dagli inizi già folgoranti al volante della McLaren, nel 2007, Hamilton ha costruito una carriera unica grazie all'enorme talento, ma anche alla determinazione e alla capacità di concentrazione al volante. In un’intervista esclusiva rilasciata alla Gazzetta dello Sport, Lewis ripercorre tutta la sua vita, dentro e fuori dal circuito: dagli inizi in Mercedes fino al dominio in Formula 1, passando per il suo impegno nella lotta al razzismo. In mezzo anche una battuta sulla Ferrari.

"Lasciate che sia me stesso"

"Prima di firmare con la Mercedes ho detto loro: ‘Guardate, io sono differente dagli altri. Lasciate che sia me stesso, lasciatemi sperimentare perché devo scoprire chi sono. Comunque vi aiuterò a far crescere il brand nel mondo dei giovani in modo migliore’. Ed è ciò che è successo".

 

"Io sono solo un ingranaggio"

"Il mio contributo nel dominio Mercedes? Alla fine io sono solo un ingranaggio. O meglio, sono il link che collega il lavoro di molte persone. Mi piace pensare che il mio contributo sia stato ancora più importante quando non vincevamo, al mio primo anno in Mercedes. Faticavamo a stare nei primi dieci, c’era da combattere, ma amavo l’idea di poter far crescere il team. E quando credo in qualcosa e ho davanti una sfida, una vera battaglia con momenti duri da affrontare, mi ci dedico giorno e notte"

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"Ali il mio sportivo preferito"

"Muhammad Ali è il mio preferito per il carisma, lo stile, la tecnica che usava, resto affascinato da ciò che ha fatto e colpito dai suoi valori. Altri nello sport, come Serena Williams. E poi Nelson Mandela. Crescendo sono stato in grado di capire perché queste persone sono un’ispirazione per me: non solo perché sono dei grandi della storia, ma perché sono del mio stesso colore. Li vedo e penso: ‘Hanno fatto qualcosa di grosso, posso riuscirci anch’io’. Quando sei giovane tanta gente ti spiega che ci sono cose che non puoi fare, anche i genitori: ‘Nessuno in famiglia, delle nostre origini, c’è mai riuscito prima’. Ecco perché le persone di cui ho parlato mi piacciono e sono state fondamentali".

 

"Il coraggio di combattere il razzismo"

"Ci vorrà del tempo per cambiare le opinioni di tutti, ognuno di noi ha una voce, dobbiamo parlare e fare di più. Ci sono molti problemi nel mondo, posso smuovere le cose, portare consapevolezza e spero anche un cambiamento. Questo è il mio sogno: far parte della soluzione e non del problema. Perché per gran parte della mia vita sono stato parte del problema. Non ero al corrente di tante cose, anche sul tema della diversità in generale. Insomma, non è facile tirar fuori questi temi e parlarne. Ecco perché cerco di essere molto aperto. Magari da qualche parte un ragazzino o una ragazzina stanno subendo una forma di discriminazione o sessismo e anche loro sanno di avere molto da dire: vedendo me possono trovare il coraggio per farlo".

 

"Mai davvero vicino alla Ferrari"

"Abbiamo parlato in qualche occasione con la Ferrari, ma non siamo andati oltre il capire che opzioni ci fossero sul tavolo, e non erano quelle giuste. Ma c’è un’altra chiave di lettura interessante. Le nostre posizioni non si sono mai allineate, credo che il tempismo conti e le cose alla fine succedano per un motivo: nelle ultime stagioni il mio contratto scadeva sempre in anni diversi da quello di tutti gli altri piloti. Alla fine è andata così".

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