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Ferrari si conferma seconda forza: forse si poteva osare di più con ala a più basso carico

analisi tecnica

Dall’Arabia Saudita arrivano conferme: sul podio salgono due Red Bull seguite da una Ferrari, lo stesso del Bahrain. A separare le due scuderie un distacco di quattro decimi al giro, dato simile a quello visto a Sakhir. A semafori spenti ci si chiede: la Rossa avrebbe potuto fare di più con l’ala più a basso carico? Di seguito, l’analisi dei dati per ogni scuderia dopo il secondo appuntamento della stagione. Tutto il Mondiale è live su Sky e in streaming su NOW

IL CALENDARIO DEL MONDIALE

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L’Arabia Saudita ha confermato il podio visto in Bahrain, con valori prestazionali simili ma non uguali al Bahrain: le due Red Bull, davanti a una Ferrari. Il gruppo di McLaren, Mercedes e Aston Martin, sempre più un trio e non un quartetto con Ferrari che si sta confermando alcuni passi davanti, pensava di essere più vicino a Red Bull e Ferrari qui a Jeddah, ma non è stato il caso: sul circuito arabo sono salite a galla le difficoltà delle tre vetture inglesi. Dall’altra parte l’analisi dei dati in uscita da Jeddah suggerisce che Ferrari avrebbe potuto rischiare qualcosa di più, per esempio provando l’ala da basso carico dichiarata dalla Scuderia di Maranello come aggiornamento alla FIA prima del fine settimana. La certezza che il Paddock si porta dietro dopo queste due gare di inizio stagione è che la monoposto di Newey sia superiore, e non di poco, a tutto il resto della griglia su due tracciati con caratteristiche quasi opposte tra di loro, e non sarà facile raggiungere Red Bull con costanza.

Ferrari con degrado inferiore a Red Bull, ma c’è un’altra faccia della medaglia

Dall’introduzione della Direttiva Tecnica a metà 2022, Red Bull ha raramente avuto eguali in termini di degrado degli pneumatici, e soprattutto nel corso della scorsa stagione Ferrari ha faticato a tenere il passo dopo i primi giri della gara. Nella gara di sabato si è verificato l’opposto: il ‘warm-up’ della gomma, come in Qualifica, è stata la principale difficoltà per Leclerc e Bearman, insieme alla mancanza di velocità massima che non ha permesso al monegasco di difendersi da Sergio Perez ad inizio Gran Premio. Su una pista dove il "degrado" non esiste, ma è negativo per via delle caratteristiche dell’asfalto arabo, Ferrari ha degradato la metà rispetto a Red Bull, arrivando a fine gara con gli pneumatici molto più freschi della RB20 di Verstappen e Perez, consentendo a Leclerc di prendersi - con l’aiuto del DRS di Ricciardo - il punto addizionale del giro veloce. 

Normalmente questa sarebbe una buona notizia, dall’altra parte l’approccio conservativo nell’assetto impostato su un’ala più carica per consentire di essere più morbidi, non ha permesso di portare le gomme in finestra di funzionamento velocemente e ha fatto perdere molto nella prima parte degli stint rispetto a una Red Bull perfetta in questo. Helmut Marko ha commentato: "Abbiamo avuto più degrado del previsto sulle gomme dure, la Ferrari si sta avvicinando". Infatti da quando Leclerc si è liberato di Norris al giro 27, il pilota della Ferrari ha girato a due decimi dal tre volte campione del mondo, e negli ultimi dieci giri il numero 16 è stato il più veloce in pista con la mescola C2

In totale i dati indicano un distacco di quattro decimi al giro tra Red Bull e Ferrari, un dato simile a quello visto in Bahrain, ma ci si può chiedere se Ferrari avesse potuto fare di più con un assetto pensato attorno all’ala da più basso carico. Oltre al giro veloce, non si può non parlare della gara di Oliver Bearman: il distacco totale da Charles Leclerc è di mezzo secondo, ma nella seconda fase di gara il giovane inglese ha girato appena tre decimi dal compagno di squadra, confermando la velocità pura di cui si parla molto bene all’interno di Maranello.

McLaren terza forza, Mercedes crolla dietro Aston Martin a causa dei ‘soliti’ problemi post-2022

Dopo la gara in Bahrain, il trio inglese (soprattutto McLaren e Mercedes) pensava di potersi avvicinare a Red Bull e in particolare Ferrari qui a Jeddah, la gara di sabato ha riservato una brutta sorpresa. McLaren ha ridotto il distacco di due decimi tra la prima e la seconda gara, portandosi a due decimi da Ferrari, su un tracciato che esalta maggiormente le caratteristiche della MCL38. I difetti della vettura di Woking sono stati l’eccessivo drag e una scarsa efficienza a DRS aperto, caratteristiche che aveva anche la MCL60 del 2023 a fine stagione e che gli uomini guidati da Andrea Stella sembrano non aver ancora risolto. La strategia provata con Norris non ha dato i suoi frutti, così come quella di Mercedes con Hamilton. Prima di scendere in pista, a Brackley si aspettavano di essere in piena lotta con Ferrari dopo aver capito i problemi di raffreddamento del Bahrain, ma non è stato così. L’ala da più alto carico risultava in un drag eccessivo in rettilineo che avrebbe danneggiato la gara dei piloti, mentre la specifica utilizzata non ha fornito il carico atteso dalla simulazioni e Hamilton e Russell hanno sofferto nel velocissimo primo settore: cinque decimi da Verstappen in Qualifica, al livello delle vetture da centrocampo, e ancora di più in gara. La mancanza di correlazione tra simulazioni e realtà, unita al ritorno del saltellamento, spaventa e non poco gli ingegneri a Brackley. Aston Martin ha massimizzato il risultato grazie a un grandissimo Alonso, ma i problemi della AMR24 sono evidenti: in Qualifica la vettura di Dan Fallows riesce ad essere competitiva in tutte le tipologie di curva, con il pieno di benzina le prestazioni a media e alta velocità non sono le stesse, e le perdite in Gara sono arrivate per metà nel primo settore del tracciato arabo. Una vettura che per certi versi ricorda la Ferrari SF23, ma a Silverstone sperano di risolvere più facilmente questo difetto.

A cura di formu1a.uno