GP Malesia, ecco perché Dovizioso deve ancora crederci

Affonda la velocissima Ducati sui saliscendi di Phillip Island dove risorgono le Yamaha di Rossi e Vinales, insieme alla Suzuki di Iannone. Quelle moto inguidabili fino al sabato sono diventate armi micidiali nella stessa gara che ha svelato i limiti delle rosse bolognesi. Per capire dov’è la verità forse servirebbe uno psicologo.

Il gran premio australiano ha ribadito che la testa di un pilota è il segreto più oscuro, capace di fargli superare anche i problemi tecnici della moto, o d’altra parte mandarlo in tilt. Dovizioso ha perso prima di tutto con se stesso. Vincere i timori innescati dalla caduta di sabato è stato più difficile che battere Marquez in pista. Quella scivolata ha minato le sue certezze e il feeling con la Desmosedici. Sbagliare le qualifiche ha innescato i dubbi per la gara e la paura per una rimonta complicata da avversari molto veloci da superare, improvvisamente ringalluzziti nonostante le difficoltà tecniche lamentate nelle gare precedenti.

In Malesia servirà tutto il cuore di Andrea. Quello che l’anno scorso lo fece piangere sotto il casco per una vittoria che gli ha regalato una seconda epifania sportiva, insieme a una consapevolezza dei propri mezzi, sconosciuta fino ad allora. Se la classifica lascia spazio alla speranza, Dovizioso deve continuare a crederci. A credere in se stesso e nella possibilità di potersi giocare ancora una stagione, fin qui incredibile ed esaltante.