In uscita dalla panchina per Mike D'Antoni, Eric Gordon porta ogni alla causa 17.5 punti. Solo un giocatore in tutta la NBA faceva meglio di lui, Lou Williams ai Lakers (18.7): ora sono compagni a Houston
Magic Johnson non perde tempo e mentre il mondo NBA aspetta che qualche grande nome cambi casa prima della trade deadline (giovedì 23 febbraio, ore 21 italiane) arriva sempre da Los Angeles la notizia principale: i Lakers hanno accettato di mandare a Houston il loro miglior realizzatore stagionale Lou Williams, in cambio di Corey Brewer e della prima scelta dei Rockets al Draft 2017. Un movimento che era nell’aria, soprattutto dalle parti di Hollywood (mentre la franchigia guidata da Daryl Morey è sempre un indirizzo utile a cui bussare quando si vuol proporre una trade): i Lakers infatti sfruttano uno dei loro pochi asset spendibili nel tentativo di assicurare un futuro migliore alla squadra, obiettivo più volte sottolineato nel comunicato con cui Jeanie Buss e Magic Johnson diventavano effettivi padroni dei destini della squadra. Tutelati quindi i pezzi pregiati — per gioventù e, si spera, talento — del roster, da Brandon Ingram a D’Angelo Russell, Los Angeles si separa da quel giocatore che, col suo ottimo rendimento, stava sostanzialmente rendendo più difficile l’unico vero obiettivo rimasto in quest’annata: la discesa verso le posizioni più basse della classifica e, di conseguenze, le più alte al Draft di giugno (con Williams in campo, infatti, i Lakers sfoggiavano un net rating di -1.3 che crollava però a -12.3 con la guardia in panchina). Per i gialloviola è vitale chiudere con il peggior record stagionale possibile, per poter riuscire a scegliere nelle prime tre posizioni al Draft 2017 e tutelare così anche la propria prima scelta del 2019, che altrimenti andrebbe ceduta senza protezioni a Orlando. Si chiama tanking, e i nuovi Lakers di Magic Johnson hanno abbracciato, volenti o nolenti, la tanto discussa pratica.
Qui Houston — I Rockets - che già hanno a roster in Eric Gordon il secondo miglior marcatore della lega tra le riserve (e forse il candidato n°1 al premio di Sesto Uomo dell’Anno) - aggiungono ora il più prolifico realizzatore dalla panchina di tutta la NBA, uno capace di surclassare il recente campione della gara da tre tanto per media punti (18.7 contro 17.5) ma soprattutto per percentuale reale al tiro (60.9% per Williams, 57.0% per Gordon). Cedendo Brewer la squadra di D’Antoni perde l'atletismo che rendeva il prodotto di Florida utile, soprattutto difensivamente, nel poter accoppiarsi con più tipologie di avversari. D’altro canto, Williams sembra una soluzione migliore (anche con compiti di regia) qualora per infortuni o per semplici riposi, i Rockets vogliano fare a meno per qualche minuto delle loro guardie più utilizzate, da Gordon alla coppia di titolari James Harden-Patrick Beverley. E c’è da essere sicuri che il contratto di Williams (a libri per il 2017-18 per soli 7 milioni) non dispiaccia affatto al GM Daryl Morey, sempre attento a non impegnarsi troppo e troppo a lungo coi suoi giocatori di contorno.